Sul numero 42 di DJ Mag, in edicola a luglio, trovate un ampio servizio sulla “Giovine Italia”, citazione mazziniana (nientemeno) per definire tutta la generazione di produttori che attraverso un suono nuovo e molto personale stanno ridefinendo la musica elettronica di questi anni ’10, facendo parlare di sè dentro e fuori i confini nazionali. Dalle numerose interviste presenti nell’articolo, abbiamo per forza di cose estrapolato solo delle parti; lo spazio sulle pagine stampate è tiranno e così abbiamo deciso di pubblicare le interviste integrali qui sul sito, una per volta. E’ il turno di Furtherset, al secolo Tommaso Pandolfi, talmente “giovine” da essere alle prese con l’esame di maturità, eppure già abbastanza affermato da essere nell’orbita dei nomi che si stanno affermando.
Sei molto giovane ma già il tuo nome è sulla mappa da qualche tempo. Quando hai iniziato a produrre i tuoi beat e quando hai capito di aver sviluppato uno stile personale?
Vorrei innanzitutto dire che io non produco “beat”. Quello che cerco di fare musicalmente è molto lontano dal concetto di beat. Diciamo che è qualcosa di più complesso, “beat” alla fine è un termine appartenente ad altri generi del mondo musicale. Tornando alla domanda in sé, ho cominciato a fare musica, o almeno quello che cerco di fare ora, all’incirca nel 2011. Da lì ho partecipato a vari festival come Dancity, Club To Club, roBOt, Flussi, ho avuto il piacere di partecipare all’ultimo evento organizzato da Dissonanze, ho partecipato a Imago a Bologna e girato abbastanza serate per l’Italia, delle quali sono molto contento, anche di quelle brutte, in fin dei conti. Suonando live e producendo ho cercato di costruire la mia identità musicale, che credo sia ancora in formazione, anche se posso permettermi di dire che alcuni tratti caratteristici possono già cominciare a riconoscersi. La consapevolezza di fare qualcosa di molto personale credo sia venuta fuori dalle ultime uscite, come nell’album che ho da poco pubblicato, “How To Be You”, con la label mia e di altri ragazzi, Bertrand Tapes. Ripeto comunque che ancora di strada da fare ne ho, anche se vedo che già mi sto isolando molto a livello di tipo di produzioni.
https://www.youtube.com/watch?v=eQ5ujxBSq44
Secondo te possiamo parlare di una sorta di “scena italiana” per quanto riguarda wonky, footwork e in genere tutta l’elettronica che cerca di guardare avanti ed essere fresca e innovativa?
Quella alla quale ti riferisci, ossia la scena wonky, footwork e in genere di quel tipo di musica, non credo sia ancora ben strutturata in Italia. Credo che più che una scena sia un grande calderone di artisti, tutti ottimi, accomunabili sotto molte caratteristiche musicali comuni. Ma parlare di scena è troppo. Io ne parlo da soggetto fuori contesto, non faccio né wonky, né footwork, né qualsiasi cosa credo collegabile a tali generi, per quanto mi faccia piacere ascoltarli e sia contento di questo fermento musicale in Italia. Un ottimo passo in avanti è stato fatto negli anni sia da vari siti italiani che ne hanno parlato sempre bene (ad esempio DLSO), sia da comunità come Beat.it; fino all’evento Grabber Soul a Firenze, che credo abbia fatto, e ne vedremo i risultati, da mezzo di legittimazione e consapevolezza, o almeno così mi è sembrato, da osservatore distante che sono. Ripeto comunque che non ne faccio parte e non credo mi avvicinerò mai a questi generi, non sento facciano parte delle mie intenzioni musicali. Ognuno dopotutto ha il suo modo di esprimersi musicalmente.
Chi sono gli artisti a cui ti senti più vicino, tra gli italiani che si stanno facendo notare?
Non che mi ispirino direttamente, ma in Italia abbiamo molti musicisti veramente bravi, infatti senza troppi giri di parole te ne dirò molti che apprezzo, in ordine sparso: Broke One, Dukwa, Herva, Bienoise, 12 Inch Plastic Toys, Mass Prod, gli Schroeders, Vaghe Stelle, Infinite Delta, Digi G’Alessio / Clap Clap, Mai Mai Mai, Machweo, Yakamoto Kotzuga, Lies, Jolly Mare, Lorenzo Senni, Godblesscomputers, tutti quelli della Haunter Records, Ninos du Brasil, i Primitive Art e tanti altri, sono molto belle le uscite su Eclispe Music, poi Dave Saved, Capibara, Phooka, Ayarcana, Rainbow Island, i miei amici Autunno, Populous, Go Dugong, Stèv, i lavori di Enrico Boccioletti. Magari adesso qualcuno che conosco pure mi sfugge e come al solito dovrò scusarmi con me stesso per non averli citati. Son tutti bravi, ma veramente bravi. Abbiamo molta qualità in Italia.
08.07.2014