È il terzo album, per Giuseppe Ottaviani. Si intitola ‘Alma Black’ ed esce su Black Hole Recordings a distanza di due anni da ‘Magenta’. Il dj viterbese, amico e collega stretto di Paul van Dyk, va oltre la trance uplifting.
Come è nato questo ultimo tuo lavoro?
Un album nasce attraverso un percorso che dura diversi anni, è il risultato finale ottenuto da un insieme di esperienze fatte in giro per il mondo durante i miei tour. È un po’ come raccontare una parte della mia vita attraverso i vari brani che compongono l’album. In questo caso ‘Alma’ è nato dopo due anni e mezzo di intenso lavoro. Ma anche puro divertimento. Ho avuto il piacere di lavorare con nuovi artisti e con leggende come Paul Van Dyk e Christian Burns.
Si tratta di un album totalmente uplifting?
Se per uplifting si intende 138 bpm allora la risposta è no, le tracce incluse in esso variano da 90 bpm a 132 bpm. È un album molto vario che include tracce anche un po’ fuori dal convenzionale, o comunque da quello che la gente è abituata a sentire da me. È proprio questo il bello di fare un album, avere la possibilità sperimentare cose nuove e di essere liberi di usare la propria creatività. Alcune tracce, soprattutto quelle strumentali sono molto introspettive e riportano a galla ricordi di quando ero bambino, difficile descrivere il come, più che altro si tratta di sensazioni ed emozioni che queste tracce mi fanno provare. Per quanto riguarda i singoli, le extended mix dell’originale saranno affiancate dalle OnAir Mix, ovvero le versioni a 138 bpm (quindi uplifting).
Chi ha collaborato all’intera sua realizzazione, oltre a te ovviamente?
Ci sono tante collaborazioni con cantanti. Ma solo una conta: Paul Van Dyk. Non posso ancora annunciare tutti i nomi, per ora posso dirvi che oltre a Paul e Christian Burns ho anche collaborato anche con Kyler England.
Molti tuoi colleghi (Ozcan, Dash Berlin, W&W) si sono spostati dalla trance alla electro big room da festival: seguirai la stessa strada?
Non credo proprio. Ho la fortuna di suonare ai grossi festival con la mia musica, perché cambiarla? La musica per me non si riduce a puro business, prima di tutto è una passione, è il mio hobby preferito. Ho avuto la fortuna di trasformare questo hobby in lavoro, quindi perché tornare a lavorare facendo una cosa che non mi piace? Ovviamente da questo album si nota la voglia di provare cose diverse, sperimentare suoni nuovi, è normale, non voglio certo annoiare i miei fans e me stesso producendo sempre le solite cose, ma di certo nulla a che vedere con big room o EDM.
Non pensi che la trance possa trovare posto, e definitivamente, anche nel mainstream?
Certo, come lo è già stato in passato: tutti quelli di una certa età lo hanno visto con i propri occhi e vissuto dal 1996 al 2009 circa. La musica si muove in maniera ciclica e la trance sta tornando nuovamente in superficie. Basti vedere quello che sta succedendo proprio in USA con il festival Dreamstate per capire cosa ci aspetterà nei prossimi anni.
20.09.2016