Go Dugong torna con un nuovo album, dopo “A love explosion” uscito a inizio 2015. “Novanta” è il titolo del disco, un preciso riferimento all’autobus che fa il giro della circonvallazione di Milano, e, traslando, un riferimento all’insieme di razze, provenienze sociali, culture, che popolano la linea del bus, la circonvallazione, la città. Un modo originale e pertinente di descrivere l’album attraverso il titolo, perchè “Novanta” è un caleidoscopio di suoni che arrivano dalla Jamaica, dall’Africa, dal Sudamerica e tanto altro ancora. Tenuti insieme dalla creatività del producer piacentino e da una produzione elettronica mai come ora sicura e solida. Ho chiesto a Go Dugong di raccontarmi il disco, il video (molto suggestivo) del singolo “Ghetto Mala” e il live che porterà in tutta Italia nei prossimi mesi.

Il tuo album “Novanta” è un giro del mondo attraverso il suono di diversi Paesi, di diverse grammatiche musicali, con il fil rouge del mitico autobus che percorre la circonvallazione milanese, un vero insieme di razze e culture concentrate in una sola metropoli. In quale modo sei riuscito a mettere insieme tutte queste influenze così differenti tra loro, trovando allo stesso tempo la tua cifra stilistica, quel denominatore comune che non rende dispersivo e spersonalizzato l’album?
Il denominatore comune è la ricerca di una musica urbana che fonda le sue radici nell’hip hop e nello stesso tempo se ne chiama fuori. Tutte le contaminazioni presenti non fanno che accentuare le distanze con i dogmi di genere. Gran parte del materiale usato per i sample si discosta infatti dalla musica nera nordamericana, come spesso avviene per i beat di matrice hip hop, e va invece a pescare da quelle che sono le radici ,ovvero Africa e Jamaica, ma anche dalla musica latina, orientale e mediorientale. Ho cercato di mescolare tutte (o quasi) le culture che vivono la metropoli, creando melting pot sonori e dimostrando che tutto può coesistere mantenendo una certa armonia. Il fil rouge credo sia appunto “la città”, nel senso che ogni brano è stato composto con ispirazione sia musicale che visiva alla metropoli degli anni ’10.
Il video di “Ghetto Mala” porta in scena un immaginario tipicamente sudamericano. Anzi, mi ha ricordato quel Sudamerica delle comunità di immigrati che si incontrano in certe città americane, a San Francisco mi sono ritrovato in un paio di feste del genere. Tu invece hai portato tutto questo a Milano. E’ uno scenario che vedi nel tuo quotidiano? A chi è venuta questa idea?
Mi ricordo una delle prime volte che sono rimasto folgorato da Milano: è stata quando mi sono imbattuto per caso nella scuola di ballo all’aria aperta (o meglio, sottoterra) presente sotto la fermata della metropolitana di Porta Venezia. Ragazzi provenienti da parti diverse del globo spesso si riuniscono in gruppi (alcuni sono vere e proprie associazioni organizzate) e si appropriano dello spazio urbano per allenarsi e creare coreografie di balli, ognuno secondo le proprie tradizioni. Puoi vedere filippini, peruviani, colombiani, italiani, a volte anche vestiti con costumi tradizionali che condividono questo enorme spazio, che senza la loro presenza sarebbe solo una zona triste di passaggio per arrivare ai treni. Con un amico (Daniele Signaroldi che ha girato il video di “Growin’ up”) avevamo cominciato anche a filmarli, con l’idea di realizzare un mini documentario/videoclip, che spero un giorno vedrà la luce. Quando mi sono trovato in fase di brainstorming con Alice e Simona (le ragazze che hanno realizzato il video) non ricordo chi delle due cominciò a parlare dei ballerini di Caporales sulla Martesana, che non conoscevo e nei quali non mi ero mai imbattuto. Dopo aver raccontato loro la mia esperienza con quelli di Porta Venezia abbiamo deciso di procedere con quest’idea; Alice ha recuperato i contatti dei Caporales Pasion Latina e si è accordata con loro per le riprese. Io purtroppo non ero in città quel giorno, ma spero di conoscere presto i ragazzi che sono stati bravissimi e disponibilissimi a collaborare nonostante la mia musica si discosti molto da quella usata per le loro coreografie. Il punto era proprio raccontare con le immagini l’energia che la nuova metropoli è in grado di incanalare.

Leggevo sul tuo profilo Facebook che avrai una batteria nel nuovo live, che sarà “una bombetta”. Vuoi anticiparci qualcosa?
In realtà il live con batteria era già partito con alcuni live di “A Love Explosion”, e visti gli ottimi risultati abbiamo cominciato a provarlo anche su “Novanta”. Essendo un disco più ritmato rispetto al precedente, la potenza e il tiro che acquista è molto più evidente e il live diventa visivamente più coinvolgente. Useremo una normalissima batteria acustica con cassa e rullante triggerati (in modo da avere gli stessi suoni del disco) e due pad elettronici. L’obiettivo però è quello di girare in tre, se tutto va come deve andare, si unirà a noi il fiorentino Millelemmi che si occuperà degli scratch, delle rime e del pubblico.
photo by Piotr Niepsuj
04.12.2015