Qualche tempo fa mi sono sentito con il canadese Grandtheft, uno degli astri più luminosi dell’attuale scena trap e bass, uno di quei nomi che non dovrei dirvi di tenere d’occhio perchè dovreste già conoscerlo, per lo meno se siete fan dei generi musicali in questione. Se non sapete chi sia vi dico che sono contrariato, ma che siete ancora in tempo per scoprirlo. Il suo ultimo EP ‘Quit This City’ (out su Mad Decent) è forse la sua migliore raccolta, perchè – come lui stesso mi ha detto – rappresenta la massima espressione del suo “io” musicale, ricca di sperimentazioni e mosse coraggiose. Aldilà di ‘Quit This City’ sono da segnalare tra gli ultimi lavori ‘Number One‘, la sua ultima collaborazione con Major Lazer, ‘Butterscotch‘, l’unione delle forze con Lambo e ‘Keep it 100’ insieme ai Keys’n’Krates. A queste si aggiungono altre collaborazioni importanti ma anche vari remix con altissimi livelli di plays tra Alesso, Rihanna, Dillon Francis e tanti altri.
Ci piacerebbe sapere qualcosa sui tuoi primi passi: descrivimi il contesto canadese in cui ti sei ambientato per tanti anni e le tue prime influenze musicali.
Dunque, sono cresciuto in una piccola città tra Montreal e Toronto. Provengo da una base di musica classica, in particolare pianoforte, a cui si è aggiunta l’esperienza nelle varie band indie del liceo. Sono dodici anni che scrivo musica, mi è sempre piaciuto il rap e durante il liceo mi dilettavo nella composizione delle basi. Quando mi sono trasferito a Montreal ho scoperto i club, il djing e la musica elettronica, attraverso un’ottima scena underground e rave. Poi mi sono spostato a Toronto, ed è qui che ho sviluppato definitivamente la mia passione. Qui lo scenario è molto variegato, c’è gran scelta sia per musica dance che per il live. Inutile dirti i nomi che vengono a trovarci, c’è davvero molta scelta e apertura mentale.
Il tuo EP ‘Quit This City’, uscito qualche mese fa, rappresenta il tuo bisogno di “staccare la spina” e trovare la tua vera essenza in un settore dominato dallo stress e dalla freneticità. Missione compiuta?
Direi di sì, perchè ho messo decisamente alla prova me stesso e il risultato è l’aver valorizzato alcuni miei aspetti creativi e tecnici che mi hanno sorpreso, sia come musicista che songwriter. Con questo disco il mio obiettivo era trasmettere elementi umani, organici e analogici a 360 gradi, mischiando questi elementi con il beat e i synth. Doveva per forza esserci un richiamo ai miei gusti reggae e rap, mi è piaciuto come è venuto e adesso mi sento più libero di esprimere le mie passioni nei dischi. Non a caso sono a lavoro su nuovi progetti che non vedo l’ora di presentare!
A proposito di bei progetti. Un paio di mesi fa è uscita la tua collaborazione con Major Lazer.
Un lavoro iniziato più di un anno fa. Precisamente dopo il mio set presso il North Coast Festival di Chicago, dove ho incontrato Diplo e Skrillex poco prima della loro esibizione. Erano nel backstage e lavoravano a questa idea di ‘Number One’, quando l’ho saputo ho insistito per essere inserito perchè l’originale di Johnny Osbourne è una delle mie canzoni raggae preferite ed era da un po’ che pensavo di tirar fuori un flip. Mi hanno dato l’ok e mi sono messo a lavoro mentre mi trovavo a Tokyo, in contatto continuo con i Major Lazer. Ci siamo incontrati di nuovo a Novembre a Miami, dopo il Mad Decent Boat Party, dove abbiamo definitivamente concluso il progetto. Ci ho messo pochissimo a terminare il mix, perchè ci tenevo tantissimo a finire il prima possibile e direi che ne è valsa la pena.
https://soundcloud.com/grandtheft/sets/major-lazer-x-grandtheft
Da lì è iniziato il tour europeo ‘Number One’. Che te ne pare del nostro pubblico?
Dipende da città a città. Amo viaggiare ed esplorare le vostre culture così variegate, ma aldilà delle piccole differenze devo dire che l’hype è altissimo. Sarà che dopo vari tour in Canada e Stati Uniti dopo un po’ ci si sente assuefatti ed approcciarsi ad un nuovo pubblico fa sempre un bell’effetto.
Nella prima parte del tour sei passato per Milano. L’Italia in generale è ancora “giovane” per le sonorità trap e bass, quindi è raro vedere nello stesso posto act come te e Waka Flocka.
Mi sono trovato benissimo, in realtà non ho sentito più di tanto questo “gap”. È stato il mio primo show italiano e ricordo la folla che continuava a saltare anche dopo le quattro del mattino. Tra l’altro ho notato che conoscevano molte delle mie canzoni, quindi esame superato a pieni voti!
Pubblicherai qualcosa durante questa seconda parte del tour o se ne riparla più avanti?
È appena uscito il mio nuovo remix per ‘This Is What You Came For’ di Calvin Harris e Rihanna, per il momento non c’è altro.
Sai, mi sta piacendo molto il refresh in corso di quella che per anni abbiamo inteso come “EDM” nel senso del mainstream. La corrente big room che l’ha contraddistinta secondo me ha iniziato a perdere colpi intorno al 2014 e con le nuove tendenze statunitensi portate dai nuovi “big” della scena direi che l’EDM non stia morendo, ma solo cambiando muta. Ci sono molti più bassi e meno cassa dritta.
Totalmente d’accordo. Per me ormai “EDM” e “trap” sono la stessa cosa: due grossi contenitori che significano tutto e niente. La musica elettronica è in splendida forma e riceve influenze di ogni tipo, variegandosi velocemente nell’arco di poco tempo. Il mainstream è ciò che si è sviluppato meglio nel contesto underground. La big room, chiamiamola così, è in pieno tramonto.
Speriamo non lo sia anche la scena djing in generale, come ha detto Diplo qualche tempo fa.
Diplo con quella frase ha fatto un casino, ma rispetto il suo pensiero e ti confesso di aver fatto affermazioni simili anch’io. Negli ultimi due anni la scena dance è diventata un circo di gente che si fa strada con produzioni copia-incolla e il modo in cui questa gente si rappresenta online mi da spesso la prova di trovarmi in un contesto di cui non faccio parte del tutto. Realtà varie connesse alla musica elettronica hanno visto la luce in passato in nome della diversità e dell’apertura mentale, oggi invece sono diventate mostri mainstream gonfi di denaro dove l’offerta musicale è totalmente omogeneizzata. Stesse persone che fanno la stessa cosa, set dopo set. Cos’ha di invitante, per chi invece cerca la novità? Nulla. Serve un cambiamento, e non lo dico perchè sono pessimista ma perchè la situazione è degenerata.
Sono una persona abbastanza introversa e amo la privacy quindi non sono assolutamente un accanito comunicatore. Però ogni tanto mi piace interagire con i fans e ricordarmi di quanto sono fortunato a poter godere di una fan base che segue così da vicino le mie release. Persone a cui tengo con cui amo condividere idee ed esperienze. L’importante è che io riesca a fare le cose di tutti i giorni senza dover stare incollato allo schermo.
Chi salterà dal trampolino nell’estate 2016?
08.07.2016