• MARTEDì 06 GIUGNO 2023
Recensioni

Buon 2021, è uscito ‘FAMO$O’ di Sfera Ebbasta

Il nuovo album di Sfera Ebbasta colpisce ma non stupisce e c'è ancora da aspettare per la rivoluzione, ma il 2021 inizia esattamente da qui

Per chi segue con attenzione il buzz sui social, l’una di notte di venerdì 20 novembre aveva il sapore dell’attesissimo Capodanno 2021, che purtroppo è ancora lontano e ci costringe a poco più di un altro mese di questo difficile 2020. L’album di Sfera è ciò in cui la fanbase della scena hip hop ha riposto tutte le maggiori speranze per salvare la stagione e sentire qualcosa di veramente rivoluzionario a chiudere in bellezza undici mesi di interrogativi, stalli, date annullate, numeri su numeri e pochi fatti. La voglia di gridare un bell’Happy New Year a pieni polmoni si è fatta sentire. Soprattutto dopo il video musicale di ‘Bottiglie Privè’ in cui la lapide con il nome di battesimo Gionata Boschetti lasciava intuire l’arrivo di un progetto di rottura, una chiusura secca con il passato che ancora una volta, a cinque anni da ‘XDVR’, fosse pronto a riscrivere le regole del gioco. Perchè no, anche fuori dai confini nazionali.

  

In effetti  è indubbio che ‘FAMO$O’ per l’organizzazione del lancio, la risonanza globale e i traguardi già raggiunti a soli due giorni dalla release sia già da inserire sullo scaffale degli album più importanti della storia della musica rap italiana. Guè Pequeno si è sbilanciato: “il più importante”. Così come è indubbio che ‘FAMO$O’ aprirà più di una porta alla carriera del trapper di Cinisello Balsamo – che adesso, per qualche tempo, ha anche una piazza a suo nome – e molto probabilmente anche a quella di qualche suo collega, di riflesso.  ‘FAMO$O’ è però il manifesto di un’istituzione, non di una rivoluzione, l’incisione sul marmo (torna a pennello l’immagine funerea del video di ‘Bottiglie Privè’) di cosa rappresenta in Italia il fenomeno Sfera Ebbasta e della costellazione internazionale in cui si inserisce alla perfezione. Piacere, sono Sfera Ebbasta e faccio trap. Da quel punto di vista, la missione è perfettamente riuscita: l’album è il più ascoltato di sempre in Italia nelle prime 24 ore, certificandosi disco d’oro in 20 ore ed entrando interamente nella Top 200 Global di Spotify, con ‘Baby’ ft. J Balvin che raggiunge addirittura la 36esima posizione. Le classifiche italiane non serve neanche citarle. Ma per chi si aspettava uno Sfera Ebbasta 2.0, a gamba tesa sulle ginocchia della scena latin trap al posto giusto nel momento giusto, un po’ di amarezza è inevitabile. 


  
Sfera e Charlie fanno la loro cosa e la fanno molto bene, come ci aspettavamo. E forse è proprio qui l’amarezza di cui sopra: è andata esattamente come ci aspettavamo. Con tutti quei riflettori addosso, il team BHMG sembra non aver voluto rischiare – mossa forse indirizzata al presentarsi al pubblico globale senza fraintendimenti – e se si mettono a paragone l’album ‘ROCK$TAR’ e ‘FAMO$O’ l’evoluzione c’è, ma è lo stesso sport. Manca l’elemento game changer: è quel genere di responsabilità che nel momento in cui arrivi in cima al cucuzzolo degli ascolti per forza di cose ti ritrovi sulle spalle, che tu lo abbia voluto o no. ‘XDVR’ ha dato fondamenta al movimento trap italiano come lo conosciamo oggi, mentre ‘FAMO$O’ è una lezione su come si fa il mainstream nel 2020. Un po’ pop, un po’ trap, un po’ latin, un po’ dark. Come avevamo visto nel 2018. Poi, qualcuno spenga subito il dibattito sui contenuti “effimeri” dei testi di Sfera. Qualsiasi discorso sui contenuti in un album trap andrebbe quasi sempre sospeso se quel che si cerca è il liricismo, che d’impostazione stona a prescindere con la stessa parola “trap”. Per ogni ulteriore dubbio, andate a tradurre i testi dei vostri rapper americani preferiti. Sfera Ebbasta racconta Sfera Ebbasta, da sempre. 


  
Componente pop. Questa è rappresentata da due brani in particolare, ‘Baby’ (ft. J Balvin) e ‘Hollywood’ (prodotta da Diplo). Il primo ha già il sapore del successo latino ed è una radio hit assicurata (grazie anche al contributo di J Balvin che duetta con Sfera molto oltre la canonica strofa-da-feat-internazionale), il secondo viaggia sulle stesse frequenze anche se l’apporto di Diplo è davvero senza impegno, un peccato conoscendo il curriculum del produttore americano. Se l’album fosse uscito il 15 maggio – data di uscita programmata pre-apocalisse – molto probabilmente sarebbero state ancora più in linea con i tempi, ma non ci sono dubbi che siano due colpi (pop) generalmente ben piazzati. ‘Tik Tok’ è il manifesto tricolore dell’album con Sfera, Marra e Guè che fanno ciò che devono fare senza sbavature. Apri Instagram per ogni conferma: nel traffico schiaccio sport, sport, sport! è già un instant classic per i fan del trapper. Nel resto dell’album ad alzare l’asticella della qualità ci sono più che altro i feat internazionali (vedi: attacco di Offset in ‘Macarena’ o di Future in ‘Abracadabra’ e l’ottimo lavoro di Lil Mosey in ‘GangGang’) mentre il contributo del trapper italiano è stabile in ciò a cui ci ha abituati negli ultimi cinque anni, dai contenuti alla musicalità. Nessuna sorpresa, nessun guizzo. Se si escludono i feat e i produttori internazionali – questi ultimi tra l’altro eguagliati bene da Charlie Charles – salvo un paio di giocate pop tutto resta uguale e nulla cambia (semicit).


  
Nota a margine: mancano ancora degli inediti che abbiamo potuto assaggiare nel documentario e che molto probabilmente saranno parte di una deluxe edition. Tra questi c’è il pezzo super catchy in apertura del film, che a primo ascolto avrei inserito d’istinto tra i singoli trainanti del disco e tra i candidati ad ospitare un altro feat di gran classe. L’indiziato numero uno dell’internet è sempre lui, il rapper di Toronto. E qui ricaschiamo ingenui nel gioco dell’hype del toto-nome. Anche basta.
L’album di Sfera permette all’Italia di prendersi il suo (meritatissimo) posto nella scena globale, e presto permetterà a molti artisti italiani, da Napoli a Milano, Genova o Roma, di avere qualche paio di occhi in più addosso ad illuminarne il cammino come un billboard di Times Square. In questo senso forse si parlerà di ‘FAMO$O’ come pietra miliare. Per l’innovazione c’è ancora da aspettare, però. Il gioco è sempre lo stesso, si è solo amplificato, e per spaccare definitivamente dall’altra parte dell’Oceano qualche regola prima o poi toccherà romperla. O perlomeno cambiarla. Il 2021 è sempre più vicino, e abbiamo la sensazione che ci sarà da divertirci. 

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25 anni. Romano. Letteralmente cresciuto nel club. Ama inseguire la musica in giro per l'Europa ed avere a che fare con le menti più curiose del settore. Penna di DJ Mag dal 2013, redattore e social media strategist di m2o dal 2019.

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