La scorsa notte sono stati assegnati i Grammy Awards con la consueta cerimonia annuale allo Staples Center di Los Angeles (fa sorridere pensare che in America è pomeriggio quando la cerimonia ha inizio). Tra le numerose categorie premiate, riportiamo quelle più strettamente legate al nostro mondo, alla musica elettronica e da club.
Il Grammy al miglior album di musica elettronica se l’è aggiudicato ‘Skin’ di Flume, disco che ha messo d’accordo tutti, pubblico e critica, e a cui avevamo peraltro dedicato la copertina di DJ Mag n.61, in edicola lo scorso giugno.

The Chainsmokers si sono messi in tasca il premio come best dance recording per la loro ‘Don’t let me down’. Super favoriti, i due americani hanno vinto senza troppe sorprese. André Allen Anjos aka RAC ha invece vinto il premio per il miglior remix grazie al suo take di ‘Tearin’ Me Up’ dei Bob Moses. I Grammy 2017 hanno premiato quegli artisti che stanno cambiando la musica dance, da diverse prospettive e in modi diversi tra loro, ma in ogni caso con il piede fortemente schiacciato sull’acceleratore, che si tratti della direzione pop dei Chainsmokers o di quella future bass di Flume, o ancora della house polverosa ed elegante di RAC. Non sono i soliti noti né tantomeno gli artisti che hanno fatto la parte del leone negli ultimi anni nei cartelloni di club e festival (certo, The Chainsmokers e Flume sono ormai nomi da arene o mainstage, ma ci sono arrivati solo di recente). Sign o’ the times, per dirla con Prince. Un segno dei tempi. Che stanno cambiando. Rapidamente.

I Daft Punk si sono invece esibiti insieme a The Weeknd con ‘I Feel It Coming’, introdotti da una fantascientifica scenografia in cui i due robot hanno giocato il ruolo di deus ex-machina, sulle note di ‘Starboy’, entrando in scena con una misteriosa barra porpora che ha dato il via alla performance. Show sottotono rispetto al leggendario live con Pharrell, Stevie Wonder e Nile Rodgers del 2014, ma ormai i Daft sono così bravi a creare interesse che basta un ingressso in scena – sempre sontuoso, questo va riconosciuto – per far parlare di sè. Saranno i costumi di scena (identici al ritratto del quadro già iconico che hanno messo in vendita per Natale) o sarà che ‘I Feel It Coming’ è semplicemente una bella canzone, ma ci sono piaciuti. Certo, non fanno nulla, ma si sono costruiti un’aura magica che gli fa perdonare anche tutte queste debolezze. Era la loro terza esibizione ai Grammy (la prima fu nel 2008 insieme a Kanye West) e ogni volta lasciano il segno. Senza fare nulla. Fate voi.
13.02.2017