“Are You With Me” è un brano che arriva dal Belgio direttamente su Rise Records. Il video ufficiale ha superato quota 15 milioni di visualizzazioni nel complesso e si conferma come uno dei brani dei prossimi mesi anche qui in Italia. Un pezzo deep, questo, prodotto dal belga Felix de Laet, che in pochi anni ha bruciato tutte le tappe arrivando al gotha del genere club ma anche crossover. Cresciuto in una famiglia di musicisti, Felix ha iniziato a suonare il pianoforte a fianco dei fratelli fin dalla giovanissima età. Ispirato, dall’hip-hop ma anche dal jazz e dal drum’n’bass, si è ribattezzato Lost Frequencies.
Oggi c’è un grande divario generazionale tra dj “storici” e dj molto giovani, sei d’accordo?
Verissimo. Ci sono un sacco di dj molto più anziani di me e ancora impegnati in tour, come Carl Cox, Tiesto, David Guetta, Armin van Buuren; ma poi si passa ai giovanissimi come Martin Garrix, Oliver Heldens e… come me. Tutti poi alla fine inseriti nella stessa line-up e chiamati per far ballare la gente. L’obiettivo è comune anche se cambia l’anagrafica. Penso che questo incontro generazionale sia molto cool, dimostra che la musica non è basata sull’età.
Cosa stai producendo ora?
Sto lavorando su alcuni remix. Sono davvero entusiasta di finalizzarli e sto anche lavorando su delle cose inedite. Mi piace iniziare dal nulla, sì, insomma, creare tutto da zero. Sto lavorando anche su un album. Cerco di collaborare con altri artisti che scopro attraverso Soundcloud.
Perché Lost Frequencies? Perché questo nome d’arte?
All’inizio della mia carriera ero intenzionato a remixare alcune vecchie canzoni, magari non ascoltate più dalla maggior parte delle persone; quindi in altre parole volevo riprendere in mano tutte le… vecchie frequenze perse, partendo dal concetto di remix e spostando l’asse verso le cose più deep e club.
Quindi produci solo musica deep?
No. Faccio anche altro con diversi pseudonimi, anche electro house, drum’n’bass. Ma divago più per divertimento che per altro.
Oggi questo suono chiamato deep è secondo te deep vera oppure un richiamo alla house di fine anni Novanta?
La mia musica è deep house, perché arriva dalla house più profonda e underground. Mi piace molto realizzare basi in questo stile e arricchirle con voci e melodie. Alcuni la chiamano “melodic house” ma, se devo essere sincero, non mi è mai piaciuto mettere un’etichetta su un una creazione sonora.
Questo 2015 musicalmente ci sta portando parecchie sorprese.
Sono molto interessato al nuovo corso artistico della musica. Ora si parla tanto di tropical house e di phuture house, movimenti nuovi e interessanti ma non credo molto affini al sottoscritto. Attendo qualche divagazione nel funk e nella Disco.
Ma in un tuo set cosa suoni? Deep?
Io suono le mie cose. Cerco di mantenere un sacco di energia nei miei set, così suono un sacco di bootleg e anche alcune tracce vecchie. Quindi, significa che chi viene a sentirmi non troverà solo delle novità ma magari anche qualche classico e qualche pezzo mai esploso ma pur sempre interessante.
Come hai conosciuti Marwen Tlili, talent scout di The Bearded Man?
Mi contattò lui per primo, via e-mail, più di un anno fa: mi disse che avrebbe voluto firmare “Are You With Me”. Fu l’inizio di una lunga storia tra me e la label del gruppo Armada.
Come è nato invece il remix del “All Over the Road” di Easton Corbin?
Ho trovato la traccia su Soundcloud ed è stato amore al primo ascolto. Sapevo quello che avevo in mente, avevo le idee chiare su come remixarla. È stata un successo, che mi ha spalancato molte porte.
Sei pronto per aprire quella che dà sugli Stati Uniti?
Penso che la cultura della dance music sia sempre stata importante negli Usa. Ma l’electro, il dubstep e la deep sono generi nuovi per quel mercato.
03.04.2015