Agli Mtv Digital Days ho incontrato gli artisti selezionati per il premio New Generation Electro, artisti che si sono poi esibiti in apertura delle Electro Night alla Venaria Reale. A un mese dall’evento (il tempo vola!) ecco l’ultimo act in cartellone, 88 Bros, che tra l’altro abbiamo ospitato spesso sulle nostre pagine (cartacee e virtuali) e di cui abbiamo parlato per primi fin dallo scorso anno. 88 Bros è un collettivo di dj e produttori che si cela dietro una sorta di maschera/cappuccio, la ragione sta nel fatto che, essendo appunto un progetto formato da diverse persone, chi sale sul palco a rappresentare 88 può essere chiunque all’interno del collettivo, e così “oscurare” i volti diventa una trovata scenica efficace, significativa e anche in qualche modo necessaria.
Intanto, fuori dal solito camerino pieno di merendine dove si svolge la nostra intervista, Levante canta le sue hit, insomma si genera questo gran casino, e a risentirlo mentre sbobino l’intervista mi diverte parecchio.
Vi ricordo che DJ Mag n.44, in edicola, trovate un ampio report sugli Mtv Digital Days.
Io qui vi vedo smascherati, anche se non potrò rivelare i vostri nomi e cognomi.
Se lo fai ti picchiamo! Scherzi a parte, il fatto è che 88 Bros è un collettivo formato da diverse personalità e da tanti artisti che hanno collaborato con il progetto. Alcuni sono noti, come Aquadrop, che ci ha dato una grossa mano, oppure Attila, Pat Cosmo, Bunna, Terron Fabio. Chi ha prestato la voce è ancora più riconoscibile, e qualcuno di questi è stato pure sul palco con noi. Ma siccome siamo in tanti, abbiamo deciso di adottare questa sospensione dell’identità, come fa il collettivo Wu-ming in letteratura. Anche se per noi è un discorso di show, una necessità che diventa virtù.
Come sono nati gli 88 Bros?
Da un remix e da un anno. l’88 è un anno molto significativo per il nostro rapporto con la musica, è l’anno di “Reckless” di Afrika Bambaataa, di Michael Jackson con “Bad”, è anche l’anno di “Andamento Lento” del grande Tullio De Piscopo. Proprio da qui siamo partiti, abbiamo remixato il pezzo, un po’ per gioco e un poi perché comunque spacca davvero. Non sapevamo cosa aspettarci, invece Tullio in persona si è mosso quando l’ha sentito.
Lo so, se vi ricordate il suo team aveva scritto a me perché ero stato il primo a pubblicare un post su di voi, proprio qui su DJ Mag!
Quando ce l’hai detto, e poi loro ce l’hanno comunicato, pensavamo al peggio, a una denuncia, invece era tutt’altro. Tullio ha apprezzato il remix e siamo riusciti a convincerlo a fare u pezzo insieme a noi. Il remix ebbe poi un ottimo feedback internazionale. DJ Mag è stato il primo a supportarci.
Ricordo che vi scrissi un po’ preoccupato, all’inizio l’entourage di De Piscopo voleva sapere informazioni su di voi, pensavano fossi coinvolto direttamente nel progetto, visto che ero ancora l’unico ad aver postato il remix, ma io ero davvero all’oscuro di tutto.
E’ vero, ahahah! Poi sono successe un bel po’ di cose in questi mesi, abbiamo pubblicato l’ep, c’è stato un buon fermento intorno a tutto il progetto.
Siete stati a diversi festival, avete suonato in molte serate.
Sì, su tutti due situazioni fighissime: Acqua In Testa e il Kappa Futur Festival a Torino, dove i nostri pezzi hanno funzionato molto bene. E Gusto Dopa Al Sole, un altro grande festival, in Puglia.
Novità in arrivo?
Stanno arrivando dei pezzi nuovi con altri collaboratori, e ri-edit delle tracce a cui stiamo lavorando per un resa più “dancefloor oriented”. Avremo una traccia con Tayone, con un campione dei Different Style, una delle prime band reggae italiane. Lui ha scratchato tutto il campione, il risultato è davvero una bomba, una cosa stile Fool’s Gold.
Pensate di proporre le nuove tracks a etichette grosse come quella che hai citato?
Non sarebbe male, però se pensi che finora le cose sono venute su così bene quasi per gioco, e fortunatamente non abbiamo un solo stile, ma siamo eterogenei, forse non ci serve un’etichetta così grande, in questo momento. Attitudine DIY. Finora ha funzionato.
Ed è molto 2014.
Stare a sperare di intercettare l’attenzione di una label è una perdita di tempo che puoi investire in altro. Se un’etichetta è seriamente interessata a produrti e promuoverti come si deve è un conto. Altrimenti, uscire per un nome grosso diventa solo un vezzo, che in cornetto si traduce soltanto in un prono pool. Non fa la differenza.
14.10.2014