• MERCOLEDì 07 GIUGNO 2023
Costume e Società

Jackmaster e l’onestà della sua confessione sono un esempio prezioso

foto: Carys Huws

Sta facendo molto discutere lo status con cui Jackmaster ha confessato diversi problemi della sua vita, problemi che erano già emersi lo scorso anno e con cui il dj scozzese sta facendo i conti. Jackmaster è uno che ama (amava) esagerare, non l’ha nemmeno mai nascosto troppo: alcool, droghe varie, negli ultimi tempi anche una discreta propensione alla moda e il solito giro di belle ragazze. La vita del dj di successo, vissuta forse con meno ipocrisia di facciata di altri colleghi. Ma poi qualcosa si è rotto, lo scorso agosto Jack si è trovato nella situazione di doversi scusare per aver “molestato” – le virgolette ci sono perché più avanti torniamo su questo essenziale punto della vicenda – alcune delle organizzatrici del Love Saves The Day, un festival a Bristol, e aver inoltre dato spettacolo di sè con un bollitore per il tè. I dettagli li avevamo raccontati a suo tempo.  Da allora, Jackmaster è sparito dalla circolazione, sono passati diversi mesi.

Il suo ritorno ha coinciso con un momento di enorme onestà umana, un momento in cui Jackmaster lascia da parte il personaggio per parlare di Jack, Jack Revill, l’uomo. E nel lungo status racconta dei problemi legati all’infanzia, all’adolescenza, racconta di essere cresciuto in un ambiente carico di problemi di salute mentale e di abusi alcolici, parla della perdita della madre in giovane età e di come la musica lo abbia tenuto a galla. E arriva poi all’ultimo periodo della sua vita, in cui le condizioni del padre si fanno rapidamente precarie fino alla morte, e di come la sua reazione sia stata quella di buttarsi sul lavoro per allontanare il dolore. Fin qui, una storia purtroppo piuttosto comune, e non stupiscono nemmeno i modi con cui l’artista ha reagito, perché è ciò che facciamo spesso tutti noi. Con la piccola variabile che se sei un dj di successo e vivi costantemente tra consolle, backstage, hotel e immerso in una vita godereccia, è facilissimo farsi prendere la mano.

 

Ma l’onestà di Jack Revill non è tanto quella di confessarsi al pubblico, e nemmeno di chiedere scusa per tutti i casini dell’ultimo anno, mossa che può sembrare anche strategica per dare una ripulita all’immagine e ripartire senza macchie sulla carriera. La forza del suo intervento è che Jackmaster ha dato la colpa a se stesso, non ha trovato scusanti, mai, per le sue cazzate, per i comportamenti scellerati, per presentarsi sballato o per aver cercato di portarsi a letto le donne che lavoravano a un festival. Della salute mentale dei dj ormai si parla spesso, fortunatamente; dalla vicenda di Avicii in poi abbiamo visto moltissimi fare coming out in questo senso, e tanti prendersi pause o negoziare le proprie agende in maniera più sostenibile con i propri manager o agenti.

Del problema molestie invece si parla poco, e prima ho messo “molestie” tra virgolette proprio perché si tratta di un tema dai confini sottilissimi e delicati. Se aggiungiamo il fattore godereccio di cui sopra, per cui viviamo in un mondo di party, di eccessi, di “edonismo e fuga dalla realtà”, per usare le parole di Jackmaster nel suo status, lo scenario è quello in cui spesso vale tutto, da una parte come dall’altra, e nonostante la bella facciata di politicamente corretto, la realtà è decisamente diversa. Per cui ci troviamo gli estremi da #metoo, dove istanze nobili e giustissime rischiano di avallare anche ondate giacobine di intolleranza indiscriminata; in cui qualche banale dichiarazione goffa finisce nel mirino con la stessa gravità delle dichiarazioni di un Konstantin o di un Ten Walls (giustamente estromessi dalla scena ma anche puniti, alla lunga, in modo francamente esagerato), e allo stesso tempo accade la qualunque nei backstage di tutto il mondo. Succede che condividere un video fake generi commenti che definire offensivi e sessisti è poco, e d’altra parte battute magari poco eleganti ma di sicuro inoffensive generino le ondate di indignazione e le shitstorm. E spesso molto dipende da chi dice cosa, con diversi pesi e misure.

Jackmaster ha squarciato, volente o nolente, il velo su alcuni aspetti della club culture, dello star system dei dj, che va affrontato. Se ne è assunto la responsabilità, non ha accampato scuse. Sono tutte tematiche delicatissime: problemi personali, vite fuori dal comune, benessere psico-fisico, opportunità sessuali. Da quando frequento e vivo questo mondo, l’ho visto crescere professionalmente, diventare importante, ho visto gli improvvisati sostituiti dalle figure professionali serie e preparate. Ho anche visto l’altro lato della medaglia: i dj diventare star, i manager diventare mammasantissima, gli agenti far valere il loro potere. Tutto fisiologico. In un clima dove il divertimento assottiglia le barriere, credo sia giusto sottolineare come anche i comportamenti umani siano necessariamente da considerare calati nell’ambiente in cui avvengono. Che non signifca giustificare, assolutamente. Ma essere onesti. In una bella intervista dell’anno scorso, lo esprimeva bene Carola Pisaturo: “ho avuto tante mani sul culo, ho ricevuto frasi sbagliate…[…] Penso sia una pessima abitudine. […] Ovviamente è tutto da bloccare, denunciare, portare alla luce quando si supera una soglia di rispetto, però credo che il sesso sia parte della nostra vita: una donna si veste, si trucca, va in palestra anche per piacere. Lo stesso gli uomini, eh. Siamo animali, quasi tutto nelle vite degli esseri umani si basa sull’attrazione”. E ancora: “Siamo esseri umani, siamo animali, succede. Poi lavoriamo in un ambiente di divertimento e svago, non facciamo finta di non sapere dove siamo”. Insomma, si tratta di coscienza e responsabilità. Si tratta di non essere inutilmente moralisti ma di non usare questa scusa per far accadere di tutto e comportarsi nei modi peggiori per poi nascondere la coscienza e i misfatti sotto il tappeto. Si tratta di saper usare il cervello e la dignità.

Nessuno giustifica Jackmaster per ciò che ha fatto a Bristol, lui per primo non si giustifica e quell’episodio gli è costato caro, ma è anche servito per fargli capire che era ora di tirare il freno a mano e prendersi una pausa per ritrovarsi. D’altro canto, nessuno qui sta facendo moralismo bacchettone su un mondo sicuramente bellissimo da vivere. Ma proprio perché il mondo – anche il nostro – sta prendendo coscienza di sè in modo a volte anche traumatico, lo status-confessione di Jackmaster è una delle testimonianze più lucide e credibili che potessimo ricevere e da cui trarre le giuste riflessioni.

 

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Albi Scotti
Giornalista di DJ Mag Italia e responsabile dei contenuti web della rivista. DJ. Speaker e autore radiofonico.

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