Ci eravamo lasciati sazi di sentimenti positivi, di ottima musica e di esperienze indelebili. L’edizione 2021 di Jazz:Re:Found era stata capace di regalarci un momento di sospensione totale dalle vicende del quotidiano, lasciandoci alle spalle i ricordi di un periodo molto complesso e povero di interazioni sociali. Un’atmosfera particolare ed un contesto che avevano sicuramente reso quei giorni intensi, generando un senso di appartenenza fortissimo tra i partecipanti, lo staff e gli artisti. La grande sfida del 2022 era dunque quella di replicare concetti culturali, musicali ma anche sociali, invitando ancora una volta tutti gli appassionati ad unirsi a questo “utopico mondo incantato”, come viene definito da Denis Longhi, fondatore e owner di Jazz:Re:Found.

Cella Monte, borgo immerso nella natura del Monferrato, è divenuto ancora una volta il fulcro di questo mondo, con le sue piccole strade nuovamente affollate di persone pronte a vivere quattro giornate in una sorta di sospensione temporale. Un contesto che invita naturalmente chiunque a lasciare le proprie preoccupazioni all’esterno, immergendosi in un microcosmo protetto da quello che alcuni chiamerebbero logorio della vita moderna. La stessa Cella Monte, con i suoi abitanti e le sue attività, sembra essersi ancor meglio integrata nel contesto del festival. Dove prima c’era qualche sguardo stupito e la naturale diffidenza di chi si conosce da poco, ora c’è il sorriso accogliente di chi sa di avere a casa propria ospiti rispettosi, che desiderano celebrare la bellezza e la semplicità.

A fare da collante tra le migliaia di persone presenti la musica, in chiave celebrativa e in funzione della scoperta del nuovo, tra grandi maestri del passato e del presente e prospettive per il futuro che sembra offrire, a scapito degli scettici, scenari molto interessanti e di grande potenziale. La celebrazione passa dunque tra le mani di artisti come Moodymann, che comprende la particolarità del contesto, la soglia di attenzione del pubblico (ben al di sopra della media n.d.r) e la possibilità di esprimersi liberamente senza dover seguire stilemi compiacenti e ammiccanti. Va da sé che il suo set è misurato, progressivo ed ipnotico. Una performance convincente da parte di un artista che sa essere croce o delizia in base al contesto in cui viene collocato. Si può dire lo stesso per Louie Vega, che al primo colpo d’occhio si rende conto di avere su di sé lo sguardo di un pubblico che lo conosce, che lo attende e che sa cosa è capace di fare quando si gioca nel campo della House Music. Il dj newyorkese risponde alla chiamata facendo esattamente cosa ci si aspetterebbe da lui, proponendo il vastissimo repertorio che va da Nuyorican Soul alla golden age della Strictly Rhythm. Pubblico in delirio, felicità dilagante, groove a profusione.

Ma la tana del Bianconiglio sembra essere molto più profonda di così. Indubbiamente i grandi artisti raccolgono consensi e distribuiscono rispetto performando con un raro livello di concentrazione. Ne è la riprova Alfa Mist, che non si limita al compitino, ma propone la versione di sé più evoluta tecnicamente e più alta in termini di contenuti. Così come Domi & JD Beck che, nel loro live, danno tutto coniugando l’agonismo del film ‘Whiplash’ al sentimento del loro groove, tecnico, ma anche esuberante a rappresentare la loro giovane età. Sebbene si tratti di artisti già affermati nella scena di riferimento, in Italia larga parte del pubblico li osserva come rookie. Sensazione prontamente fugata dalla loro semplicità umana e dal talento portato sul palco.

Parlavamo di tana profonda perché il viaggio prosegue non solo nel Main Stage, ma attraverso tutti i palchi del festival, integrati nel contesto di Cella Monte con alcune interessanti migliorie rispetto alla scorsa edizione, tra cui menzioniamo il nuovo stage “Dancing”. E tra questi talenti spiccano Alia, nel suo ottimo back to back con Lefto, gli Echt! potenziali showstealer di Jazz:Re:Found 2022, i Flat Maze e l’energico Mattia Prete, che interseca techno e jazz riprendendo parte del discorso musicale intrapreso nelle edizioni precedenti con artisti come Underground Resistance e Torino Unlimited Noise. Non mancano poi i punti fermi, certezze del festival che nel corso del tempo sono state garanzia di costante qualità tra cui il sempre poliedrico Raffaele Costantino, LTJ Xperience con il suo groove inconfondibile e i resident onorari Ma-Nu! e Andrea Passenger.
“Eppure non c’è niente di artificioso, niente di costruito e questa genuinità è forse, in ultima analisi, l’ingrediente segreto che rende credibile l’utopia e l’incantesimo di questo festival.”
Ciò che dunque poteva sembrare frutto di fortunate contingenze la scorsa edizione, si è confermato in un contesto post pandemico, dandoci certezza del fatto che Jazz:Re:Found oggi è un benchmark per chiunque pensi di strutturare un boutique festival. Dalle fondamenta ricche di sentimento e attenzione sino al festival vero e proprio, che migliora nella proposta e nei servizi anno dopo anno e che è diventato un porto sicuro anche per quel pubblico più adulto e più esigente, che in qualche maniera si sente orfano o privo di alternative. Difficile ingannare chi ha anni di esperienza e Jazz:Re:Found fa ciò che promette con apparente serenità, bilanciando passato, presente e futuro di un certo tipo di suono in un contesto che sembra creato ad hoc per enfatizzare i valori che ne derivano. Eppure non c’è niente di artificioso, niente di costruito e questa genuinità è forse, in ultima analisi, l’ingrediente segreto che rende credibile l’utopia e l’incantesimo di questo festival.
11.10.2022