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Inutile negarlo. Vedere Guy Manuel incamminarsi solo nel deserto dopo l’esplosione di Thomas Bangalter ha fatto male, specialmente a chi ha un cuore nostalgico mai indifferente verso coloro che hanno rappresentato gran parte della colonna sonora di una vita. È chiaro che il periodo attuale tra pandemie, immobilismo musicale e una non certo florida (sia economicamente che artisticamente) situazione generale contribuiscono non poco a buttare giù il morale, anche se a ben interpretarli i segni della fine di un’epoca erano già stati tracciati.
Complici il rapido ed incessante mutamento dei tempi e il giungere di una (odiata e necessaria?) bulimia musicale che ha cambiato completamente l’approccio verso la musica, gli ascoltatori si sono rivelati in parecchi casi non più disposti a gustarsi quell’attesa che anticipava l’uscita di un nuovo album o ad assaporare una traccia in modo “fisico” come succedeva un tempo. Come ben sappiamo i Daft Punk avevano aperto, assieme ad altri grandi artisti straordinari, quella splendida fiamma chiamata French Touch e ne hanno portato avanti lo spirito fino al definitivo epilogo.
Così come il meraviglioso vino d’oltralpe, anche la musica elettronica francese è catalogabile in annate per meglio comprenderne l’evoluzione, l’importanza e la qualità. È possibile suddividere il French Touch sostanzialmente in tre epoche; la prima, quella degli albori degli anni ‘ 90, con i pioneristici precursori Laurent Garnier, Stardust, Cassius e gli stessi Daft Punk; una successiva seconda fase con aperture a più e diversi stili come la nu disco dei Justice o la house di Kavinsky e compagnia.
Siamo arrivati al terzo capitolo. Ora si apre una nuova epoca e tocca ad altri nomi portare alta la bandiera del suono francese, dandogli nuova e vigorosa linfa per potersi innovare. La caratteristica più marcata della nuova generazione di dj, produttori ed artisti francesi è la sostanziale apertura ad influenze e stili che, nel primo ventennio del genere, non si era soliti ritrovare. Un esempio è dato dalla spiccata presenza di suoni tribali e tropicali nelle meravigliose opere delle due coppie Bleu Toucan e Polo & Pan. I primi con il loro ammiccante pop sapientemente mescolato alla house più melodica (da non perdere: ‘Hanoi Cafè’) e i secondi che, a tutti gli effetti, riescono a fondere con inaspettata nonchalance quanto di meglio possa esistere tra elettronica e musica tropicale, tra house ed etnica, in particolare nel notevole album ‘Caravelle’, che ha aperto un vero e proprio varco tra mondi differenti. In una parola: imperdibili.
Di ben altra pasta sono invece i modelli che riportano una marcata impronta house e techno old school. Questi sono ben rappresentati da French ‘79, al secolo Simon Henner e già chitarrista del navigato Kid Francescoli (tra i decani del genere), e dal ben conosciuto talento di Joris Delacroix. Per uno come lui, che di French Touch si è nutrito sin dalla tenera età, rappresentare parte di questo movimento è più che un piacere: è una vocazione. Già da tempo nome di grido della club culture planetaria, Joris prende energia a piene mani dalla musica elettronica transalpina per rimetterla nella strada della melodic techno più raffinata (una traccia per tutte: ‘Air France’, già entrata di diritto nell’olimpo dell’elettronica).
In tema di melodia, quasi a rinnovare una certa propensione alla ricerca di motivi più eterei, non possiamo non ricordare Worakls, artista proveniente da studi giovanili più classici di conservatorio che offre tracce eteree, a volte accostabili agli ultimi Air, di cui prende le sembianze per riformularne lo stile in architetture più contemporanee. Un esempio concreto è la commovente ‘Salzburg’. Non mancano in questo elenco artisti decisamente sperimentali: Christine And The Queens ad esempio, che dalla prima apparizione discografica nel 2014 ha acquisito successi e consensi a ripetizione. Il suo look androgino e il suo stile che spazia dal synthpop all’indietronica è un concentrato di novità che può sopravvivere a qualunque nuova corrente musicale antagonista. (da non perdere l’album: ‘Chaleur Humaine’).
Foto: Christine and the Queens – fonte:Gilles Laurent – courtesy of the artist
Non da meno il parigino Flavien Berger, colui che forse meglio sintetizza la creazione ibrida tra elettronica e psichedelia. Non per nulla, inizia a comporre musica con una Playstation, fatto che non può che indicare una certa dedizione alla sperimentazione. Un rivoluzionario, a suo modo… con un occhio puntato anche all’indie rock (Da non perdere: l’album ‘Leviàthan’). Sempre in tema di gaming, ormai frontiera esplorata e conquistata dalla musica house, non possiamo non segnalare Thibaut Berland, in arte Breakbot, proveniente da una scuola più classicamente house (i suoi maestri sono i Justice, con i quali ha collaborato e ha ideato il sample di ‘New Jack’) e conosciuto inizialmente per grandi remix di Röyksopp e Digitalism. Negli ultimi anni ha saputo cavalcare al meglio la nuova onda, portando la sua opera ad entrare appunto nel mondo dei videogiochi, delle produzioni cinematografiche e al grande pubblico.
Anche da Les Gordon (psedonimo di Marc Mifune) e dalla mitica etichetta ‘Kitsune’ giungono spesso opere di eccelsa qualità. Come molti della sua generazione ha iniziato a comporre con un semplice computer già in tenera età per poi crescere tra le musiche di Four Tet e Gold Panda, che hanno plasmato un personalissimo sound che saltella con disinvoltura dal glitch all’elettrofolk, senza dimenticare le atmosfere ambient più ricercate (da non perdere l’album ‘Altura’). Infine, è giusto indicare uno tra i nomi di quelli che hanno acquisito di diritto la considerazione internazionale dei grandi dancefloor: Yuksek, ormai un veterano della scena da tempo, che colpisce sia per l’innata tecnica che dimostrata alla consolle (vi invitiamo a fare un salto sul web per rendervene conto), sia per la rara capacità di districarsi senza difficoltà tra stili diversi e in set diametralmente opposti che spaziano dal funk alla techno, senza dimenticare di offrirci leggendari remix (una traccia su tutte: ’Cadenza’, con i Polo & Pan).
In conclusione, possiamo sicuramente consolarci ed essere fiduciosi sul fatto di poter trovare validi esponenti di una musica che, oggi come oggi, continua ad evolversi e a farci emozionare.
22.03.2021