• LUNEDì 08 SETTEMBRE 2025
Recensioni

La prima di Fred again.. in Italia: com’è andata? Milano vs. Verona

Abbiamo visto le prime due date dell'attesissimo primo tour italiano di Fred again.. e ve le raccontiamo, mettendo a paragone i momenti "sì" e quelli "no"

di Albi Scotti (Milano) e Andrea Colombo (Verona)
Foto: Francesco Prandoni

Spoiler: bene, ma non benissimo. Fred again.. è il fenomeno musicale più interessante degli ultimi anni, e per molti versi il più amato. Era attesissimo in Italia e l’annuncio del mini tour (cinque date: dopo Milano e Villafranca di Verona, tocca a Napoli, poi Roma e Fasano) insieme ai PARISI ha fatto impazzire tutti. Biglietti sold out, come prevedibile, in un batter d’occhio, e anche diverse perplessità sui luoghi scelti per i concerti. In realtà, dislocare su tutto il territorio nazionale le date è un’idea molto sensata, il problema poteva essere semmai in alcune venue. Un punto fondamentale, da mettere in chiaro subito, è che quello a cui stiamo assistendo in questi giorni non è il tour di Fred again.. e basta, ma è il tour di Fred again.. e i PARISI. I due fratelli italiani non sono solo l’apertura del concerto di qualcun altro, ma sono parte integrante di tutto lo show. E questo punto va sottolineato sia per una questione di rispetto verso un duo che negli ultimi anni è riuscito a produrre (e coprodurre) alcuni dei brani più belli che sono stati pubblicati, sia per comprendere al meglio ciò che abbiamo visto/stiamo andando a vedere. Vediamo bene cos’è successo.

PARISI (foto di Francesco Prandoni), essenziali nella realizzazione di questo tour, e presenti live in ogni data italiana di Fred again..

 

La location

Milano
Ex Macello è un open air che ha ospitato (e ospiterà) eventi di natura club, e in questo senso si è rivelata subito una location molto amata, quest’estate ha dominato lo scenario milanese con date memorabili (e a settembre arrivano altri nomi giganti). Il posto è ben servito, in città, e la capienza ampia per i numeri del clubbing l’hanno subito messo al centro della scena. Il discorso però cambia se parliamo di concerti. Milano non ha grandi venue all’aperto per la musica dal vivo, diciamolo serenamente. San Siro a parte, abbiamo due ippodromi dove visuale e acustica non sono notoriamente un bijoux, la Fiera Milano (che forse sarebbe stata la sede più indicata) e poi il Circolo Magnolia che però ha una capienza non sufficiente per certi eventi di cabotaggio medio-grande. Resta, appunto, Ex Macello, un po’ il jolly della stagione, che però in questo caso ha rivelato parecchi limiti. In primis: l’impianto e l’acustica. Il luogo è circondato da abitazioni, e questo non aiuta i già stringenti volumi imposti dall’amministrazione (questo è un problema che prima o poi dovrà essere affrontato, siamo seri, Milano). La conformazione del posto, poi, non ha migliorato le cose. L’imbuto all’ingresso (tanta, tanta gente si è rassegnata a vedere il concerto da lì, e si sentiva poco e male e non si vedeva nulla) sfocia nell’ampio parterre, che però sul lato sinistro aveva la visuale in larga parte coperta da una tribuna VIP (peraltro non proprio pienissima, quindi boh…). Questo significa che davanti si è creata una bella calca, e che, visti i volumi, spesso il chiacchiericcio coprisse la musica. Sui lati, come succede quasi sempre, l’acustica non era proprio cosa. Spero sia abbastanza chiaro che non sono tutte problematiche imputabili a Ex Macello, perché nelle varie serate di quest’estate non ci sono stati gli stessi problemi né le stesse diffuse lamentele. Però la cascata di problemi ha seriamente inficiato la godibilità dello spettacolo. Ma qui allargo il campo a un punto di vista collettivo.

Verona
La venue scelta paga a livello di impatto visivo. Un castello meraviglioso, al centro di Villafranca di Verona. Anche dal punto di vista audio, i problemi del volume riscontrati a Milano all’Ex Macello, qui non ci sono stati. Da migliorare l’equalizzazione perché in un live di questo tipo se i bassi sovrastano la melodia e la voce forse c’è qualcosa che non va. Che la produzione non fosse all’altezza? Forse detto così pare eccessivo, e in effetti è ingeneroso visto che per la prima volta si è riusciti a portare in Italia uno degli artisti più importanti del mondo, ma anche vedere l’apertura di uno straordinario okgiorgio, uno dei migliori talenti in circolazione, suonare relegato in un angolo sulla sinistra del palco è un peccato. Ed è un peccato perché comunque ha proposto un set divertente, in cui ha mischiato i suoi brani e momenti più club, movimentando il pubblico in attesa. Anche il live dei PARISI è stato coinvolgente con un setting scenografico basico, ma i due fratelli, che suonano uno di fronte all’altro, hanno un grande carisma e bastano veramente poche luci a riuscire a farli brillare.

Ex Macello a Milano (foto di Francesco Prandoni)

 

Il pubblico 

Milano
Devo dire una cosa: il pubblico di ieri sera non era bellissimo. O meglio: era bellissimo in larga parte, per entusiasmo, varietà umana, per tantissimi stranieri venuti a Milano (non credo siano tutti studenti o residenti, ho chiacchierato con numerosi tedeschi, olandesi, gente da mezza Europa). Però c’era una componente molto poser, molto fomo addicted, molto… qualche anno fa avremmo detto hipster, che a differenza mia è proprio viziata e, scusatemi, un poco rincoglionita. Che non sa adattarsi al fatto che sì, ai concerti si sta pure ammassati, che si fa la fila per una birra, che a volte tenere il telefono in tasca è una questione di educazione verso le persone a fianco o davanti a te che hanno comunque diritto a una visuale che sia l’artista e non il tuo schermo. Io non sono dell’idea che le nuove generazioni siano peggiori delle precedenti. Solo, a tratti, il mondo molto comodo che viviamo ci fa perdere spirito di collettività e di adattamento. D’altra parte, per vedere e sentire bene era proprio necessario stare al centro, e piuttosto avanti. Tradotto: calca, scomodità, e pochi spazi per muoversi, visto che poi sui lati acustica e visuale non erano ottimali (e sto andando di eufemismo). Insomma, il pubblico in mezzo si è divertito (e si vedeva) ha saltato ballato fatto festa come ci si aspettava da un concerto di Fred again.., mentre per tutti gli altri è stata un pochino una festa a metà. E forse, una volta tanto, anche quella parte di pubblico meno appassionato vero e più “puzza sotto il naso” ha sollevato lamentele sensate. Io parlo per i feedback avuti in loco, nei DM, nei messaggi di amici di varia estrazione: lo scontento era diffuso, poi quanto giustificato e quanto no, come sempre va valutato con equilibrio e buon senso.

Verona
Ero riuscito a vederlo a Londra, all’Alexandra Palace, quindi a casa sua, e durante una delle 5 date del tour che lo ha definitivamente consacrato nell’Olimpo dei grandi. E quindi sì, le condizioni erano diverse, il pubblico era diverso (non me ne vogliano i fan italiani), la location era diversa, e l’atmosfera che avevo vissuto quella sera e che mi aveva fatto dire “questo è uno dei concerti più belli e sentiti che io abbia vissuto” non l’ho riprovata. Ed è un peccato, perché Fred again.. nella sua malinconia trova la sua vera forza. Quel modo spontaneo di raccontare la sua vita come ha fatto con i vari ‘Actual Life’ è mancata, e tanto. Il live (tecnicamente perfetto eh, intendiamoci), non è riuscito a trasmettere quelle emozioni che aveva suscitato nello scorso tour. E non per i momenti più “rave”, perché quelli erano presenti anche prima, e correttamente, perché hanno sempre permesso di creare uno show eterogeneo in cui era impossibile annoiarsi in quanto il flusso musicale permetteva di commuoversi e poi di scatenarsi. Però questa “delusione” di cui parliamo l’abbiamo trovata negli occhi e nelle parole di chiunque avesse già visto l’artista in altre occasioni. Lui è eccezionale, i musicisti sul palco anche, i PARISI bravissimi. Però se non si considerano due/tre brani in cui il pubblico, quasi con timore reverenziale, ha ascoltato in silenzio, durante il resto del concerto, spesso la musica è stata spesso sovrastata dalle chiacchiere. E me lo posso aspettare in un club, ma non a un live di Fred again..

Fred again.. (foto di Francesco Prandoni)

 

Il concerto

Milano
Ed eccoci al cuore della serata, anche se l’ho tenuto per ultimo perché le premesse in questo caso erano doverose, e spero di non aver dato un’impressione apocalittica. La serata inizia con il set di Camoufly, che apre una line up perfettamente sensata. A seguire, il live dei PARISI che parte in maniera devastante, muscolare, energica, poi attraversa varie fasi, in aclune delle quali si perde un po’ per poi ritrovarsi. Il duo è tra i nostri preferiti, la sensazione è quelli di averli visti in migliore forma in altri set, anche se lo show è godibile. Poi arriva il momento che tutti aspettiamo. Alle 22 Fred again.. è on stage. Si parte, come da tradizione, con una parte più “ballad” per poi alzare la temperatura e i bpm. Cassa dritta, spezzata, improvvisazioni sui brani, live remixing, le hit. C’è tutto il catalogo che abbiamo visto e rivisto sui social, e forse questo è il vero, grande limite della musica oggi. Ci manca un effetto sorpresa. Quasi tutto è prevedibile, in qualche misura. Ok, non proprio tutto: Fred è comunque uno che sa stupirci, prenderci in contropiede, quello che fa è altamente eccitante anche e sul palco si divertono tanto. Non sono tecnicismi semplici ma la sua proverbiale presa bene e i sorrisoni lo fanno sembrare. Talvolta la sensazione è che anche questa presa bene si un poco costruita, è la cifra del personaggio, spontanea fino a un certo punto. A proposito di sorprese: arriva un mash up con il mitico 64 Bars di Marracash, Milano impazzisce, probabilmente è il momento più alto del concerto fino a quando non arrivano i carichi pesanti: ‘Marea’ e ‘Delilah’ soni inni, viene giù il posto, siamo tutti felici. Anche perché nel frattempo ha iniziato a piovere, per un po’ addirittura piove sul palco e sulle prime file ma dietro no, è bellissimo, è uno di quei momenti epici dove la musica e il cuore vincono su tutto. Il meteo ci grazia perché la pioggia vera inizia mentre tutti usciamo dall’Ex Macello. Io penso di aver visto per 90 minuti un bravo artista che fa una bella cosa, certo non mi ha lasciato a bocca aperta ma nemmeno deluso. Visual e light design invece sì, si poteva onestamente fare qualcosina in più.

Verona
Fred again.. non è stato quasi mai solo sul palco, e oltre al fedele Tony che lo accompagna da sempre nei suoi live, in questo tour c’è anche una batterista, Linda-Philomène Tsoungui, e i PARISI appunto. E questa è la forza e la debolezza del concerto. Perché? Il perché non è semplice da spiegare. La fratellanza, artistica e umana, tra i PARISI e Fred again.. è palese: in ogni movimento, in ogni nota, in ogni sguardo, in ogni testo sul ledwall, emerge forte l’intesa. E probabilmente è la cosa più bella di questi concerti, perché vedere degli amici che si divertono insieme sul palco, facendo ciò che amano, coinvolgendo migliaia di persone, è qualcosa che trasmette veramente i brividi. Al tempo stesso è stata la debolezza di Fred, perché è mancata quell’intimità che tutti abbiamo imparato ad apprezzare e che ha sempre caratterizzato il producer britannico.

 

Abbiamo un problema
Vale la pena andare a vedere questo tour? Assolutamente sì, soprattutto se non si ha mai avuto la fortuna di partecipare a un live di Fred. Lo show è bello, entusiasmante, musicalmente è tutto giusto. Non ci sono momenti di noia, mai. Probabilmente i difetti che abbiamo raccontato non possono essere definite semplicemente imperfezioni, che è giusto far notare, ma che sono emerse nella mente di una persona che sa quanto tutto ciò possa “essere di più”, e sa quanto più emozionante possa essere l’esperienza di vivere un concerto di Fred again.. Il problema è quello che aleggia dall’inizio del pezzo: il concerto è stato onestamente bello ma non memorabile; a Milano il lato infrastrutturale (non organizzativo, badate bene, sono sue cose diverse) ha mostrato diverse crepe; impianto audio e video non erano all’altezza. Le persone pagano 80 euro per questo show. In tanti dicono che è decisamente troppo. Il problema è tutto qui, e non è di chi ha organizzato né di chi gestisce le strutture e le serate. È molto più largo. Gli artisti costano troppo, l’hype alimenta cachet e pretese; il pubblico paga tanto ma non ha in cambio un servizio adeguato, non ce l’ha per lo spazio, non ce l’ha per l’acustica, non ce l’ha per la durata del concerto. Ed esce dicendo o scrivendo sui social, amareggiato, di aver buttato tanti soldi. Forse non sono proprio buttati, ma di sicuro sono tanti.

 

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