Foto: llum collettivo
Si è da poco conclusa la ventitreesima edizione di C2C Festival: l’evento ha ospitato 68 artisti che hanno dato vita a 65 show, 21 dei quali in esclusiva italiana in sei location differenti. Accogliendo oltre 42mila partecipanti che hanno riempito le venue durante i 4 giorni di festival, si è riconfermato come un appuntamento molto apprezzato nel panorama musicale internazionale. Intitolato “Per Aspera ad Astra”, l’evento è stato dedicato alla memoria del suo fondatore Sergio Ricciardone, scomparso lo scorso marzo. Noi abbiamo partecipato alla giornata di sabato, una delle due principali, che si è svolta al Lingotto.
Foto: llum collettivo
La storica location del Lingotto è da sempre in grado di offrire un enorme impatto visivo grazie al minimalismo dell’immensa struttura e agli ottimi giochi di luci e laser degni dei migliori eventi internazionali che anche quest’anno erano di altissimo livello. Due i palchi presenti: lo Stone Island Stage, caratterizzato da un’architettura a 360°, pensato per un’esperienza immersiva, in cui il fulcro degli show era la musica e non chi si esibiva (da alcune angolazioni era impossibile vedere l’artista); il Main Stage che ha ospitato gli headliners che, anche grazie ai ledwall di eccellente qualità, è stato il protagonista di performance audiovisive.
Per quanto riguarda l’audio, invece, è necessaria una riflessione che espone l’unica vera criticità che abbiamo riscontrato (oltre a qualche coda di troppo ai bar e a prezzi non proprio popolari). Infatti, se trovandosi nell’area del secondo palco, al di là di qualche problema di risonanza, inevitabile considerata la venue, si poteva godere comunque di un suono definito, in quella dello stage principale, per una buona parte della serata, no. O meglio, non in tutta la sala. Infatti, a meno di posizionarsi al centro della pista, nonostante il volume non mancasse, nelle “corsie laterali” il suono era confuso. Le casse non avevano richiami lungo i “corridoi” dell’area e l’equalizzazione ha lasciato parecchio a desiderare complice forse anche la posizione della regia non fronte palco, ma a lato. Un problema che è stato risolto a serata inoltrata.
Foto: llum collettivo
Il forte orientamento verso la musica elettronica e la scena sperimentale, anzi avant pop, che caratterizzano da sempre C2C Festival era riscontrabile già solo leggendo la line up che si è esibita. Tra i nomi principali A. G. Cook, Blawan, Floating Points, Four Tet e Ecco2K. Musicalmente tutti ineccepibili, il nostro preferito è stato Floating Points che si è esibito con un set vario, mai banale, e capace di crescere per tutta la durata dello show tanto da farci pensare che, forse, sarebbe stato meglio invertire nella timetable lui e Four Tet. Quest’ultimo, nonostante abbia suonato benissimo, quanto meno all’inizio ha tenuto bpm più bassi rispetto a colui che gli ha ceduto la consolle, e a nostro avviso questo potrebbe avere influito in minima parte sull’apprezzamento generale della proposta dell’headliner.
La forza di C2C Festival non sta solo nella qualità della line up, ma nella capacità di fondere una ricerca sonora e una visione. In un momento storico in cui tanti eventi rischiano di uniformarsi alle tendenze del momento, C2C riesce ancora a distinguersi ad offrire un’esperienza in cui il pubblico non solo partecipa per ascoltare i grandi nomi e i propri preferiti, ma in cui scopre nuovi artisti e magari si appassiona a generi e sottogeneri fino ad allora non ancora esplorati o conosciuti. C2C Festival tornerà per la ventiquattresima edizione, a Torino dal 5 all’8 novembre del 2026.
05.11.2025






