• MERCOLEDì 04 OTTOBRE 2023
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L’album a sorpresa di Carl Craig e Green Velvet

La notizia del giorno è questa, non ci sono cazzi. Ve lo dico proprio senza fronzoli. Gli album a sorpresa sono ormai all’ordine del giorno, dal pop al rap, dalla dance all’elettronica estrema. A me questo fatto piace, onestamente; ci obbliga a stare attenti e a cercare di acchiappare le novità in un mondo altrimenti ormai dominato dall’hype e pilotato dai servizi marketing e promo.

Carl Craig. Green Velvet. Due divinità tra le più alte del pantheon della techno. Due personaggi dalla statura elevatissima, due di quei nomi che insomma, li conosci da quando hai quindici anni e ti appassioni al genere, quelli che tutti stanno lì a dirti “se non li conosci non puoi dire di ascoltare techno”, come si dice dei Led Zeppelin o degli Stones per il rock. Passati attraverso gli anni ’90 duri e puri, in cui la credibilità underground era tutto, lanciati poi come missili nei 2000 e superstar degli anni ’10, entrambi fedeli alla propria personalità e al proprio stile, ma sempre capaci di evolversi. Eppure così diversi. Uno Detroit, l’altro Chicago. E si sente. Dove Carl è l’intellettuale detroitiano, quello dalle suite di dieci minuti introverse e ipnotiche, della Planet E e della ricerca sonora ossessiva, Curtis è l’uomo che mischia techno e house, è istintivo, si inventa una sorta di spoken word sulla cassa in 4 e si presenta a suonare a dorso nudo, con le maniche (avete presente le maglie smanicate di Joe T Vannelli? Ecco, lui portava le maniche senza magliette!) e la cresta verde che nemmeno Joe Strummer.
Carl Craig il rigoroso, Green Velvet il selvaggio.

Se ne escono con questo “Unity” prodotto insieme, su Relief, una delle etichette messe in piedi da GV anni fa. Perchè poi i due sono personaggi esuberanti ed estremamente prolifici, quando si parla di produzioni. Carl lo abbiamo sentito nelle vesti di 69, C2, No Boundaries, Paperclip People, Tres Demented, Innerzone Orchestra, per citare solo una manciata dei suoi alias. La sua Planet E è un’etichetta leggendaria. Curtis Jones ha pubblicato come Cajmere, Geo Vogt, Gino Vittori (!), Underground Goodies, Curan Stone, e naturalmente come Green Velvet. Cajual e Relief le sue etichette, anch’esse pregne di storia della house e della techno mondiale. Jones ha di sicuro beccato un paio di hit più crossover: la mitologica “La La Land” nel 2001 (uno dei classici del sottoscritto, tra le mie venti dance tracks di sempre) e “Brighter days” – come Cajmere – nel lontano 1993, con Dajae al microfono (altro pezzone, stavolta siamo in territorio house); aggiungo “Flash”, mina techno datata ’95 e ripresa poi in modo magistrale nel 2000 da Timo Maas (ai tempi era il capo), e “Percolator”, che ti entra nel cervello e non esce più. Craig, dal canto suo, ha inanellato una serie di classici senza tempo: “Throw” di Paperclip People, il clamoroso lavoro “Recomposed” su Ravel insieme a Moritz Von Oswald per Deutsche Grammophon, un DJ Kicks entrato nella storia, e vari remix: dai Beanfield a Tori Amos (che spettacolo!), da Le Funk Mob a Cesaria Evora.

Ma com’è questo album?
“Unity” è un disco senza infamia e senza lode. Dopo tutte le parole spese qui sopra vi aspettavate la bomba definitiva, lo so. In realtà, non è un brutto lavoro, sono sette tracce (brevi, tutte intorno ai 4 minuti e mezzo, dunque molto più vicine alle strutture GV che a quelle C2) in cui si può percepire veramente e in modo netto la cifra stilistica di entrambi. L’ipnosi dei modulari di Carl Craig e le batterie tipiche di Velvet; il cantato/parlato di Jones e le atmosfere magiche di Craig. Non ci sono però picchi altissimi, non c’è il capolavoro, per intenderci. Volendo scegliere un paio di tracce che spiccano nel mucchio, la doppietta “Murder of the innocent” e “How” ha stuzzicato la mia attenzione. Ma la montagna, se non ha partorito proprio un topolino, certo non ha generato un disco epocale. Tuttavia è bello sapere di una collaborazione del genere, su un intero album, per giunta. Mettiamola così: il disco non è malaccio e ci ha dato l’occasione per spendere qualche parola su due miti.

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Albi Scotti
Giornalista di DJ Mag Italia e responsabile dei contenuti web della rivista. DJ. Speaker e autore radiofonico.

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