Quello di Lorenzo Esposito, aka Lehar, è un nome che è inevitabilmente destinato a farsi sentire sempre più. “Lehar” nella cultura induista significa “onda”; un’onda sonora che racchiude e comunica tanto, parlando dritto all’anima attraverso un’house romantica, per nulla scontata, intima ed eclettica. Con il suo debut EP ‘Sargas’ ha subito attratto le attenzioni del mercato europeo, su tutti il colosso tedesco della Diynamic, la creatura di Solomun, che non ha esitato ad accoglierlo in famiglia. Il suo successivo remix ‘Easy’ di Ost & Kiex ha raggiunto la prima posizione della Top100 di Beatport, accrescendo ancor più l’hype intorno a questo produttore veneziano di cui certamente non ci dimenticheremo nei prossimi tempi.
Ho letto qualcosa sulle tue origini, sul tuo iniziale approccio alla musica elettronica. Un po’ come tutti, sei partito dal club, dall’osservare il dj all’opera avendo la fortuna di poter “studiare” nomi importanti. Se non sbaglio intorno ai 17-18 anni. Sono passati dodici (tredici?) anni da quei giorni, oggi siamo qui, hai una lunga serie di date e produzioni alle spalle e stiamo scrivendo quest’intervista. Parlami del tuo approccio alla produzione musicale: quanto tempo ti ci è effettivamente voluto per imparare e soprattutto come hai “scelto” il tuo sound? Sempre se si possa parlare di una vera e propria “scelta”…
Ciao Federico, innanzitutto grazie per questa intervista. Sì, nella mia adolescenza sono stato attratto dal mondo del clubbing e spesso mi piaceva comprare i dischi che avevo ballato nel weekend per poterli ascoltare a casa. A quell’epoca avevo appena iniziato gli studi universitari e la musica pur essendo una parte importante della mia vita rimaneva in secondo piano. Dopo la laurea e alcune esperienze lavorative nel campo della comunicazione, ho sentito l’esigenza di dare ascolto alle emozioni che solo la musica riusciva a darmi. Ho iniziato facendo il Dj ma ad un certo punto ho avvertito la necessità di esprimere quello che avevo dentro, produrre è stata una naturale conseguenza. Credo che il mio sound sia semplicemente il frutto della mia sensibilità e del mio vissuto.
Sei entrato nel roster di Diynamic con il tuo remix di Ost & Kjex ‘Easy’, tra l’altro primo su Beatport nella sezione “electronica”. Come è nato questo remix?
Ost & Kjex avevano da poco completato il loro album e in Diynamic stavano lavorando all’uscita di un singolo estratto dall’LP. Mi è arrivata la proposta di fare il remix insieme a Musumeci, abbiamo ascoltato ‘Easy’ in studio e ci è piaciuta molto. E’ stato un lavoro di getto di cui sono molto contento. Il fatto che il remix abbia anche incontrato il favore del pubblico mi ha reso ulteriormente felice!
Diverse release hanno seguito quel remix, adesso a cosa stai lavorando? Fammi un riassunto generale dei tuoi progetti attuali.
Ho un EP in uscita su Connaisseur Rec. il prossimo novembre; 0ltre alle versioni originali includerà un remix di Charles Webster. Con Musumeci abbiamo appena concluso delle nuove tracce che contiamo di pubblicare nei prossimi mesi.
Entrare nel roster della Diynamic è un traguardo importante. Come hai vissuto l’ingresso in questa famiglia?
C’era da tempo una simpatia reciproca. Non appena si è concretizzata l’offerta da parte di Diynamic è stato naturale accettare con entusiasmo.
Diynamic che quest’anno ne fa dieci. Come giudichi il decennio di questa label?
Diynamic è oggi innegabilmente una realtà discografica importante nel panorama internazionale. Sicuramente ha costruito il proprio percorso grazie alla visione dei suoi fondatori e degli artisti che hanno contribuito negli anni a decretarne il successo. Dieci anni sono un arco temporale relativamente lungo nel mondo della musica indipendente, quindi è difficile analizzare tutti gli aspetti in poche righe. Però mi sento di esprimere solo ammirazione per ciò che questo gruppo di persone è riuscito a realizzare.
Di te si può leggere che alla base del tuo processo creativo c’è “intuizione ed emozione”. Come spiegheresti questa frase?
Ho sempre creduto che la musica fosse estensione dell’anima, è il risultato di intime vibrazioni che si traducono in note. La mia missione personale è ricercare una modalità espressiva adatta a restituire le emozioni del mio cuore.
Dammi un giudizio sulla scena underground italiana. In mia opinione sta vivendo un momento abbastanza florido, perlomeno per i produttori, tra cui siamo pieni di eccellenti promesse.
Concordo, la scena è sicuramente molto vivace e ricca di giovani promesse che lasciano intravedere un futuro molto interessante.
A proposito di Italia: il primo di ottobre ti esibirai a Roma al Circolo Degli Illuminati, in occasione di Minù. Hai già avuto modo di suonare nella capitale?
Sì, ho già suonato la primavera scorsa al Warehouse durante lo showcase della Diynamic. Non vedo l’ora di tornare a Roma in un palcoscenico come il Circolo Degli Illuminati.
Qualche artista in particolare con cui sogni di collaborare prima o poi?
Se i sogni fossero degli obbiettivi semplici da realizzare forse non si chiamerebbero tali. Sono un grande fan di Timbaland, il modo migliore per uccidere un sogno è realizzarlo per cui spero che rimanga tale!
28.09.2016