Lost Frequencies torna in Italia con una nuova data, il prossimo 23 novembre al Fabrique di Milano. Un’ottima occasione per ballare tutti i suoi successi, da ‘Are You With Me?’ a ‘Like I Love You’, da ‘Crazy’ all’ultimissima ‘Recognise’. Felix De Laet ha saputo trovare una dimensione e un tocco personali nella sua ormai ampia discografia, incontrando i favori e l’appoggio di un pubblico sempre più numeroso. L’abbiamo raggiunto per farci raccontare di più su cosa sta preparando per le performance del tour autunnale che lo vedrà protagonista, appunto, anche in Italia.
Tempo fa venni a sentirti a Modena, e ricordo che il tuo set era incentrato su due punti chiave: far ballare le persone e coinvolgerle sui tuoi pezzi, come farebbero una popstar o una band. V0rrei focalizzarmi su questo punto: sei un dj e un producer dance ma il tuo stile, in realtà, è decisamente pop, c’è una scrittura vera e propria insieme all’aspetto più squisitamente tecnico. È una lettura che condividi?
Sì, concordo sul fatto che ci sia una scrittura da songwriter, naturalmente. È così. D’altro canto, devo dirti che non c’è mai un’idea costruita a tavolino su cui lavoro quando sono in studio, si va per tentativi, si prova e si riprova finché non emerge qualcosa di buono. E da lì si affina e si completa il brano. Sai, oggi sembra sempre che tutti lavoriamo con un’idea molto precisa: il pezzo per la radio, il pezzo per Spotify, intendo con strutture, durate e schemi che si ripetono nello stesso modo perché “deve” essere così. Ma a dirla tutta non è sempre così facile, altrimenti sarebbe scienza. Invece mi piace anche provare diverse versioni dei miei pezzi, a volte vengono proprio pubblicate diverse versioni. Fortunatamente ho una scrittura abbastanza orientata al pop già di mio, questo sì, e probabilmente aiuta ad “andare in radio”.
Il successo per te è arrivato nel momento d’oro dell’EDM di stampo big room e progressive house, ma tu eri qualcos’altro, molto distante da lì. E poi ci sono state delle rapide trasformazioni in ciò che è la musica mainstream, quella che funziona di più e che riempie i mainstage dei festival, ma tu sei sempre qui. Come mai?
Per me è molto importante suonare la mia musica. Quindi il mio non è certamente il set che potrebbe suonare un dj resident, che può e deve gestire un momento diverso della serata e ha l’opportunità di scaldare la psita, provare certe direzioni. È il mio set, strettamente mio, quasi vicino a un vero live visto anche che la scaletta comprende in larga parte brani, remix o re-edit miei. A volte suono più melodico e morbido, altre in modo più energico, specialmente se mi trovo sul mainstage di un festival. Ma sono sempre, fortemente, Lost Frequencies.
Se la musica si è evoluta ed è cambiata molto in pochi anni, anche il tuo stile è cambiato?
Mmm… non molto, a dire il vero. Sì, chiaramente sono maturato e ho scritto cose diverse nel tempo. Ma credo che fin dai miei primi pezzi fossi focalizzato su ciò che voleva fare e lo avevo già tradotto abbastanza bene, erano cose che amavo e amo anche a risentirle ora, non mi sembrano esperimenti imbarazzanti, ecco. Non c’è questo grandissimo ragionamento, come dicevo, non c’è chissà quale diabolica strategia. Se mi piace, se funziona, allora è ok.
Vieni da un Paese, il Belgio, che pur essendo geograficamente molto piccolo è invece molto grande per la dj culture, da sempre. Ha rivestito un’importanza fondamentale nello sviluppo di generi come techno, trance, EDM ed è naturalmente il luogo dove si svolge Tomorrowland, che da solo gioca un ruolo imprescindibile. Come vivi il tuo Paese? Percepisci questo fermento e questa attenzione verso la dance?
Beh, giustamente citavi Tomorrowland che oggi è di cruciale importanza per chiunque sia un dj o un producer, e che, devo dire, spinge molto gli artisti belgi, senza dubbio. Io lo posso testimoniare. In Belgio c’è una grande e profonda cultura del dj, e questo humus aiuta tutti noi a fiorire, a sentirci sicuri di lavorare in un settore che può dare frutti. Basti pensare, per andare su generi lontani dal mio, a Charlotte De Witte o The Magician. E poi ci sono state label come Bonzai, R&S, e c’è un supporto vicendevole che rende il sistema forte e duraturo.
Visto che hai da poco annunciato una tua nuova data in Italia, a novembre a Milano, che esperienza hai del nostro Paese?
Ho suonato in diversi club e mi sono sempre divertito, mi è piaciuto. Sono felice di venire a Milano, è una città in pieno fermento, e poi sono contento di venire a portare uno show nuovo che non sarà il classico dj set ma avrà molto di più.
Vuoi darci qualche anteprima?
Non ci sarà il dj booth, ma la consolle sarà al centro del palco e poi avrò un tastierista e un batterista. Si tratta di un ibrido che va verso il live in modo abbastanza netto. Il resto però è una sorpesa, vieni a vederlo!
17.04.2019