Cinque anni fa abbiamo assistito alla nascita di Impress, progetto italiano che nel cuore di Berlino, più precisamente al Watergate, è cresciuto mese dopo mese fino ad arrivare a celebrare questo importante traguardo. Marco Effe, Weg, James Mile e Francesco Carone sono solo alcuni degli artisti alle spalle di questo longevo progetto ed oggi proprio con Marco ci apprestiamo a fare il punto della situazione.

Ci siamo lasciati all’inizio della tua avventura berlinese al Watergate con il party Impress, un concept particolare che in questi anni ha raccolto molti consensi. Com’è stato il percorso per arrivare a festeggiare cinque anni consecutivi in una capitale dove le alternative e la concorrenza non mancano di certo?
È un piacere per me poter condividere con voi l’evoluzione di questo nostro progetto che con il 2019, entra ufficialmente nel quinto anno di attività e conferma la sua residenza in uno dei migliori club al mondo ovvero il Watergate di Berlino. Per prima cosa, la soddisfazione più grande è quella di aver trasmesso delle emozioni uniche a tutti coloro che hanno avuto occasione di partecipare ad i nostri eventi Impress ai quali mando personalmente un ringraziamento particolare per il supporto ricevuto in questi anni. Il segreto per consolidare il rispetto nella capitale tedesca sta nel riuscire a rimanere concentrati sulle nostre passioni e condividerle con il bellissimo gruppo di artisti e collaboratori dei quali Impress si è circondato durante il suo percorso, esprimendo al meglio la nostra positività creativa verso il pubblico.
Dalla performance di Max Loderbauer e Luigi Ranghino al dj set di Ryan Elliot, senza dimenticare la costante presenza di artisti trasversali tra cui pittori e pianisti. Come vengono selezionati gli artisti con cui scegliete di collaborare?
Il live modulare di Max Loderbauer accompagnato dalle improvvisazioni al piano del Maestro jazz Luigi Ranghino è stato qualcosa di incredibile che caratterizza un anno indimenticabile che si è concluso al meglio con il bellissimo dj set di Ryan Elliott lo scorso ottobre. Una scelta artistica che è il risultato di un confronto con noi stessi in base alle nostre sensazioni su stile musicale e visione futuristica, ma è molto importante per noi il rapporto umano che va al di là di qualsiasi cosa per questo ci piace dare opportunità ed essere aperti a tutti coloro che ci trasmettono positività ed ovviamente qualità.
Berlino, Londra, Zurigo sono solo alcune delle mete in cui siete riusciti a far approdare il progetto Impress. Ci sono altre destinazioni in cui vorrete portare questo party nel corso dei prossimi mesi?
Una delle grandi novità di questo nuovo anno è la presenza del nuovo “Delight Managment” che porterà Impress verso nuove destinazioni europee, ma non mancheranno ovviamente prossimi eventi in Italia.
Nonostante l’impegno ed il tempo richiesto da Impress continui parallelamente a percorrere la tua strada, spesso in giro per il mondo tra club e festival. Dopo diversi anni hai trovato un tuo equilibrio in questo stile di vita?
Il riuscire a percorrere il mio progetto singolo come Marco Effe a fronte un impegno così importante è sicuramente un test rilevante che quotidianamente sottopone la mia personalità ad un’organizzazione ben precisa che mi permette di mantenere intatti tutti gli equilibri che caratterizzano la mia attività lavorativa e quindi ottenere una stabilità che mi permette di muovermi su diverse strade contemporaneamente.
Suoni regolarmente a Berlino e recentemente sei stato protagonista di un tour in USA e Messico. Noti ancora differenza tra il pubblico e la reazione a determinati generi o in qualche modo il fattore social ha eliso queste dinamiche?
Come si dice a Livorno, “tutto il mondo è paese”. Negli ultimi anni il fattore social ha certamente abbattuto delle barriere musico-culturali che fino a qualche anno fa rendevano molto più speciali ed uniche le esibizioni artistiche negli altri continenti. Uno dei miei primi tour intercontinentali è stato in Vietnam nel 2015, un Paese che musicalmente aveva tutto da scoprire e che già oggi offre festival importanti come “Epizode” e molte altre situazioni all’avanguardia.
Tra gli altri artisti che recentemente hanno supportato i tuoi lavori compaiono Chris Liebing, Ben Sims e Rødhåd. Possiamo aspettarci collaborazioni con loro o con altri “insospettabili” nel prossimo futuro?
Sono sempre molto grato a tutti coloro che supportano i miei lavori in quanto da molti anni ormai mi trasmettono motivazioni continue per proseguire la mia ascesa. Qualche insospettabile? Vedremo.
Sei sotto la luce dei riflettori per il progetto Impress ma anche di altre realtà come il Reflex, club nostrano che ha all’attivo un ruolino di marcia impeccabile. Come vivi il fatto di essere in qualche modo “ambasciatore” per un insieme di persone?
Le maniere naturali sono il buon esempio. Per salvare questo mondo da un identità un po’ confusa e creare un futuro migliore per la musica elettronica, serve qualità ma soprattuto umiltà, che è il principale legame tra noi “ambasciatori” e l’insieme di persone, colleghi o collaboratori, che giocano un ruolo fondamentale per qualsiasi prospettiva di sviluppo.
La nostra prima chiacchierata risale a cinque anni fa e ammetto che sembra ieri. Guardando indietro che bilancio ti senti di fare su quanto ti eri prefissato? E cosa vedi come obiettivo tra cinque anni?
Il fatto che sembra ieri possiamo considerarlo un segno positvo, in quanto lavorare con le proprie passioni ci ha permesso di ritrovarci a questo punto con molte cose da rivivere e da raccontare come le esperienze dei tour mondiali, l’evoluzioni di Impress e l’effetto social. Tra cinque anni? Andiamo con calma…
31.01.2019