• SABATO 27 LUGLIO 2024
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Marco Zangirolami, la haute couture dell’hip-hop

 

San Giuliano Milanese è a due passi dall’autostrada che porta alle hit. A volte i ragazzini scavalcano il cancello dello stabile a una manciata di minuti dalla città. I più giovani si assiepano fuori con la speranza di incontrare il proprio beniamino. Fedez, Fabri Fibra, Mondo Marcio, Clementino. Non è il raduno del mondo dell’hip-hop, non è un concerto: è lo studio di registrazione di Marco Zangirolami, per molti “lo Zangy”, per tutti il migliore a produrre dance, pop e rap. Qui gli artisti vengono a produrre e a scattarsi qualche selfie. Così la caccia all’autografo e all’incontro col VIP è sempre aperta. “In questo modo ho il metro sugli artisti emergenti, mi accorgo di quanto famosi siano”, dice Zangirolami dal suo Noize Studio. “Gemitaiz e Madman quando lavorarono qui al primo disco avevano una ventina di persone fuori che urlavano il loro nome”.

Quando è emersa l’esigenza di avere uno studio tutto tuo?

Quando ho iniziato ad avere tanto lavoro nel 2007. Faccio tante cose, musica classica (con Roberto Cacciapaglia), pop, dance. Non voglio essere limitato a un genere. Vengono da me perché sono aperto a molti stili.

 

Ti sei portato un background dance nell’hip-hop.

Mi sono portato dietro tutto, certo. Fish, lungimirante, aveva notato che non avevo la cultura rap e ne ha fatto virtù. Ho sempre fuso i miei studi classici, provenienti dal Conservatorio, a qualcosa di molto moderno. Quello che mi è sempre piaciuto è che nel rap potevi fare quello che volevi. Come nella prima dance, che si è poi chiusa in sé. Il suono del primo disco di Fabri Fibra è stato un esempio eclatante.

 

 

 

 

Molti vedono Fish come un tuo concorrente.

E si sbagliano: Fish non è un concorrente bensì un amico, un maestro e un prezioso collaboratore.

 

Intanto l’hip-hop è sempre più hip-pop?

C’è una credenza comune tra i giovani che se non firmi un contratto discografico, allora non sei niente: invece non è così. L’errore piuttosto è di scimmiottare cose esistenti. C’è spazio per tutti ma bisogna essere creativi.

 

Dopo i campioni funky e i synth cosa verrà?

Ci sarà un ritorno alle origini. Basta che ci sia un parlato su una base oggi e per tanti è rap. Ultimamente poi si campiona meno del passato, i più giovani poi sono abituati a scaricare kit con suoni e midi pronti.

 

Trap, dubstep, molta bass music confluisce nell’hip-hop, non credi?

Appena c’è un nuovo genere, viene inglobato.

 

Si “sbaglia” sempre di meno. Senza errori non si innova?

Già. Io ho un mio gusto musicale ma spesso la razionalità ti blocca. Il lavoro di sound design c’è ancora ma certi generi hanno sonorità quasi imposte. È colpa dei software.

 

Le tue lezioni alla scuola professionale IED (Istituto Europeo di Design) illuminano i più giovani.

Mi piace insegnare queste tematiche. In questo modo tasto il polso delle nuove generazioni. Dico a tutti di uscire dall’in the box, dal fare musica solo col computer, e di collegare qualcosa di esterno: si aprirà un mondo. I Crookers sono stati geniali con questa pratica e così anche Benassi ai tempi.

 

 

 

 

È l’uso smodato di uno strumento o di un processo che fa la differenza?

Talvolta è così. Prendiamo l’autotune di Cher in ‘Believe’, molto accentuato: rilanciò l’artista. Moroder diceva sempre che quando sbagliava, gli uscivano le cose più belle.

 

Anche nell’hip-hop si parla di ghost producing?

Nell’EDM. Nell’hip-hop molto meno o quasi niente. Nell’hip-hop negli Stati Uniti la cosa è diversa: le stelle in questo caso sono sempre impegnate in giro per il mondo. Dove ci sono grandi frontman e grandi impegni, serve la figura di qualcuno che stia dietro le quinte. La differenza invece nel mio caso è la relazione diretta con i beatmaker.

 

Sei sempre stato un appassionato di computer.

Già con Amiga, Atari, Spectrum ero partito con la mia computer music. Sono stato comunque costretto a lavorare con il metodo analogico, per partire da un punto preciso. Ho iniziato con i mixer analogici e sono passato a quelli digitali per avere il total recall.

 

Chi ti ha curato la sonorizzazione dello studio?

Il progetto l’ho fatto sulla base di diversi studi americani. Non è un vero box in the box. C’è l’assorbimento che desideravo.

 

Continui a cambiare set-up.

Cerco sempre la cosa più funzionale. Non arriverò mai al set-up perfetto, sono costantemente in progress. Scopro le cose passo dopo passo. Una volta mi sono chiesto perché ci fosse la visualizzazione della waveform sul monitor del Lexicon Opus nel ’94. Poi ho capito.

 

Qual è il brano usato in studio di registrazione come riferimento?

Dipende. Non c’è il mix perfetto. Ci sono talmente tanti generi che ognuno vuole qualcosa di personale.

 

C’è qualche nome che tieni d’occhio, tra i produttori e gli artisti?

Skrillex e Diplo, soprattutto dopo che hanno lavorato con Justin Bieber. E poi Kanye West e Drake, perché sono matti, imprevedibili.

 

Fai tutto da solo in studio?

Sì. È difficile integrare altre persone negli step lavorativi. Invece per gli spot pubblicitari collaboro con altri professionisti.

 

In solitaria anche nel mastering?

Sì. Faccio un po’ di tutto, da solo. Il mastering comunque è una procedura molto sopravvalutata, ma se il mix non è buono il risultato finale non sarà mai ottimale. Mi interessa il mix, che si suddivide in due tipi: conservativo e creativo. Mi capita spesso di avere dei mix lontani dal suono originario. Il problema è che siamo tutti bravi a fare editing, a usare i computer. Sono però pochi quelli che conoscono la musica, quelli che sanno cosa stia accadendo davvero a un pezzo. Quello che manca oggi è la conoscenza della musica.

 

 

 

 

La conoscenza della musica  ti ha portato anche a Sanremo, più volte.

Io avevo lavorato al pezzo di Moreno, “Oggi Ti Parlo Così”, nel 2015 con Fish; poi quest’anno con “Ora che sono Lontano” di Clementino con Shablo, di entrambi gli artisti ho scritto l’arrangiamento della cover per l’orchestra.

 

Hai quattro tipi di monitor in studio: perché?

Le Genelec 1038 le uso per i mix, soprattutto per le frequenze basse e scendono fino ai 25 hertz. Sub? Quelle robe non vanno bene. Le Adam le ho prese da poco, KRK Rockit 5 per mixare e poi le “casse marce” del computer.

 

 

 

 

Chi è Marco Zangirolami

Musicista compositore, arrangiatore discografico e tecnico del suono, Marco Zangirolami ha studiato pianoforte dall’età di 9 anni diplomandosi in Organo e composizione organistica al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano e in maturità classica. Ha lavorato in importanti studi di produzione musicali e è autore di numerosi jingle pubblicitari. È arrangiatore discografico per tantissimi artisti.

 

Parte dell’equipaggiamento del Noize Studio

Speaker: Genelec 1038, KRK Rokit 5, Trevi (ascolto low-fi)
Controller: Avid Artist Mix, Softube Console 1, Ni Komplete Kontrol S88
Control room: KRK ergo, Mackie big knob
Scheda audio: Apogee Symphony 64, Sommatore Audient Sumo, Convertitore Apogee Psx 100 96khz, Convertitori creamware ultra 16
Computer: Apple Mac Pro 2010 8 core 2,4 Ghz – 20gb ram – 5 HD Ssd da 1Tb l’uno
scheda video geforce gtx 960 4gb, scheda Uad2 Duo, TC Electronic Power Core 6000, SSL Duende
Outboard: Thermionic Phoenix, Spl Tube Vitalizer, Mindprint Dtc, Empirical Labs Distressor, Empirical Labs Fatso, Kush Clariphonic, Universal Audio La-610, Drawmer Dc2476, Waves L2 Ultramaximizer, Spl Qure, Audient Asp008
Plug-in: Slate digital, Sondtoys, Plugin Alliance, Sony Oxford, Waves, Fabfilter, Softube, Native Instruments, Mcdsp, iZotope, Celemony, Universal Audio
Virtual instrument: Vienna Pro, East West Play, Native Instruments Komplete, Arturia
Software: Logic X, Protools 9, Vienna Ensemble

 

Le maggiori produzioni

J-Ax “Il Bello Di Essere Brutti”
Dargen D’amico “D’io”, “Ottavia”, “Vivere Aiuta A Non Morire”
Emis Killa “Mercurio”, “L’Erba Cattiva”, “Il Peggiore”
Gué Pequeno “Bravo Ragazzo”, “Vero”
Salmo “Death Usb”, “Machete Mixtape 3”, “Hellvisback”
Clementino “Mea Culpa”, “Miracolo”
Moreno “Stecca”, “Incredibile”
Fabri Fibra “Tradimento”, “Bugiardo”, “Chi Vuole Essere Fabri Fibra?”, “Controcultura”, “Squallor”
Fedez “Penisola Che Non C’è”, “Il Mio Primo Disco da Venduto”, “Sig. Brainwash Repack”
Mondo Marcio “Animale In Gabbia”
Big Fish “Robe Grosse”
Gemelli Diversi “Tutto Da Capo”
Sottotono “Sotto Effetto Stono”
Ensi “Vendetta”, “Era Tutto Un Sogno”
Dj Myke “Hocus Pocus”

 

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Riccardo Sada
Riccardo Sada
Distratto o forse ammaliato dalla sua primogenita, attratto da tutto ciò che è trance e nu disco, electro e progressive house, lo trovate spesso in qualche studio di registrazione, a volte in qualche rave, raramente nei localoni o a qualche party sulle spiagge di Tel Aviv.