Foto: Luis van Baar
A soli 17 anni ha conquistato il mondo con il singolo ‘Animals’, diventando uno dei dj più importanti degli ultimi quindici anni. Oggi, Martin Garrix è molto di più: una superstar internazionale che è stata capace di valicare i confini dettati dai generi musicali conquistando le classifiche e i palchi più importanti di tutto il mondo, collaborando con artisti del calibro degli U2 e Dua Lipa.
Lo scorso mese ha suonato per la prima volta a Nameless Festival: un set che, come ci aveva anticipato appena prima di salire sul palco, è stato caratterizzato da molta progressive house perchè – come ci aveva confidato – il suo obiettivo sarebbe stato trasmettere felicità e euforia. Ne è nato uno show spensierato, divertente in cui Martin Garrix è riuscito ad orientare la selezione musicale in base alle emozioni suscitate nel pubblico regalando ai fan quasi un vero e proprio concerto in cui si sono alternati anche i suoi numerosi brani ormai considerati dei classici. Prima dello show abbiamo avuto l’opportunità di intervistarlo per conoscere un po’ del suo background, dei suoi gusti, del suo legame con l’Italia e dell’ultimo singolo pubblicato insieme a Lauv.
Il tuo Paese, l’Olanda, ha una grande tradizione nella club culture: come ha influenzato la tua produzione musicale?
Crescere ad Amsterdam e in generale in Olanda mi ha ispirato molto perchè ero circondato dalla musica elettronica e da dj importantissimi come Tïësto, Armin Van Buuren, Afrojack. Sono tutti artisti con cui sono cresciuto e grazie ai quali mi sono innamorato di questo mondo. E tutta la scena mi ha accolto a braccia aperte quando ho cominciato, lo considero molto speciale.
Com’è stato essere catapultato da giovanissimo in cima alle classifiche, doversi esibire sui più importanti palchi internazionali e avere a che fare con un mondo così gigante, e per certi versi spietato, come quello musicale?
All’inizio è stato surreale. Ero tra il pubblico a Tomorrowland nel 2013 e tutti i dj mettevano ‘Animals’ e io che stavo godendomi il festival ero incredulo di sentire artisti come David Guetta, Afrojack o Nicky Romero suonare una mia canzone. L’anno successivo ero anche io tra i protagonisti del main stage del festival. Quell’anno è stato pazzesco, non direi strano, ma proprio surreale, ho la pelle d’oca a pensarci. Mi chiedevo “sta succedendo veramente?”. È stato un viaggio assurdo, e pensare che sono già passati così tanti anni… Ma guardando indietro agli ultimi 12 anni riesco solo a pensare a cosa mi aspetta nel futuro, perchè mi sento come se stia ancora imparando ogni giorno e sono sempre elettrizzato quando creo nuova musica ed emozionato per ogni show e mi sento come se fossi solo all’inizio.
Foto: Luis van Baar
Tu produci musica elettronica, ma hai collaborato con alcuni tra i più importanti artisti pop. Qual è secondo te il valore aggiunto che questi artisti credi diano alle tue canzoni?
Credo che mi permettano di aggiungere nuovi strati alla mia musica. Amo le voci e le melodie, e sono grato di aver potuto collaborare con artisti incredibili. Credo che la musica elettronica si sposi con tutti i generi se viene prodotta nel giusto modo.
Tu ami la musica elettronica in generale, ma ti manca forse qualcosa della club culture?
No, nel senso che tratto quel mondo quando mi esibisco nei club. I miei set in questo tipo di situazioni sono molto diversi rispetto ai set che presento ai festival. Certo è estremamente differente. Io ho iniziato suonando in piccoli club nonostante ora sono molti di più i festival. Mi piace il contrasto tra i due mondi.
Hai un legame profondo con l’Italia. Suoni spesso qui e hai molti amici qui anche provenienti da mondi musicali differenti rispetto al tuo, penso a Joseph Capriati con cui avete condiviso momenti anche al di fuori del lavoro.
Io amo l’Italia in generale, amo le persone, il cibo, Joseph Capriati che è uno dei miei più cari amici. Amo la bellezza, la passione e l’emozione del pubblico che apprezza la musica. Ogni volta che suono qui per me si creano ricordi indelebili.
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Quando penso a Martin Garrix mi viene in mente un genere musicale preciso, ma una delle caratteriste dei tuoi set è che sei in grado di spaziare e cambiare molto. Qual è che preferisci suonare?
A me piace cercare un equilibrio tra una molto felice progressive house, alla ‘High On Life’ per intenderci, in cui cantare tutti insieme, ma ci sono dei momenti durante i set in cui mi piace spingere di più con sezioni più “aggressive”; dipende anche dal pubblico.
Hai citato una tua canzone, ma ultimamente ne è uscita un’altra, il nuovo singolo, ‘MAD’, che vede il featuring di Lauv. Com’è nato?
Ho scritto la prima demo nel dicembre del 2023, e poi all’inizio di quest’anno Lauv mi ha mandato un messaggio, ed era tempo che parlavamo di fare una collaborazione insieme, quasi dieci anni, e non l’avevamo ancora fatta. Abbiamo prodotto diverse idee, ma non le avevamo mai portate fino in fondo. Gli ho mandato la demo e pochi giorni dopo a febbraio ero a Los Angeles e l’abbiamo registrata. Lauv mi ha raggiunto durante un paio di show e abbiamo portato questa canzone live, e la risposta del pubblico è stata incredibile. Lui è straordinario, un cantante eccezionale. Amo collaborare con Lauv e chissà che non sia solo la prima di altre canzoni insieme.
02.07.2025