Il progetto Matthew Norrs è nato qualche anno fa. Amato da Paul van Dyk, consacrato da Nicologik con la sua Graygoo Records e sbarcato su Royal Supreme via Just Entertainment, è tornato da un paio di settimane con un e.p. davvero aperto alla strada più innovativa e interessante del mondo della trance. Narcis “Matthew” Matei e Ovidiu “Norrs” Patrasciuc dalla fredda Danimarca puntano oggi a un mercato di settore con tracce fondamentalmente moderne: ventate di uplifting e di suoni da club caratterizzati melodiche progressioni.
Siete un duo rumeno, perché vi siete trasferiti in Danimarca?
C’è stata un’importante opportunità per entrambi e non potevamo esimerci di rifiutarla. Così abbiamo salutato il nostro paese d’origine.
Come siete finiti a produrre brani trance? Romania e Danimarca non hanno grandissime tradizioni in questo genere.
Ci sono generi e stili musicali che possono coprire l’anima e lo spettro dei sentimenti umani: a noi la trance fa questo effetto. La trance è un genere molto legato allo stato d’animo. E poi, come artisti, sentiamo in giro parecchie ispirazioni che portano a fare delle cose trance.
Tuttavia risultate molto eclettici nel realizzare brani. Spaziate in più nicchie, in realtà.
Siamo nel pieno di un processo di creazione, soprattutto nel concetto di EDM locale: in Danimarca c’è voglia di nuovo. Noi pensiamo che dovremmo mantenere sempre una prospettiva molto ampia, in fatto di dance: pertanto non ci poniamo limiti. Mai. Facciamo quello che la nostra ispirazione, il nostro talento e i nostri dettami ci indicano. Spesso viene fuori della trance, ma a volte anche della deep e della house.
I giovani sono intanto sempre più attratti dalla tecnologia, in fase creativa.
Oggi è così ed è per questo che la musica è diventata molto… fredda. Mentre per i dj appartenenti alle passate generazioni la cosa è vissuta in modo differente: sono nati attraverso i grandi classici, lontani dal consumismo musicale odierno e coscienti di un importante fattore umano.
Così, per stare al passo coi tempi, ora si deve anche essere non solo dj ma anche produttori e a volte musicisti. Non è un po’ troppo?
Noi ci siamo spartiti bene i compiti. Basta essere chiari. Tra noi c’è chi produce e risolve le beghe burocratiche, e poi c’è chi invece compone. Siamo perfettamente bilanciati.
Intanto la musica tende a perdere quasi la sua anima, in tutta questa burocrazia e in questa caccia al valore aggiunto.
È così. Ci sono pezzi in abbondanza, oggi, stesso dicasi dei generi. Spesso mancano vere e proprie canzoni: diventa allora sempre più difficile trovare qualcosa che piaccia davvero.
Matthew, recentemente ti sei imbattuto in un nome: quello di Angemi.
Mi piace. Credo che lui abbia un potenziale ancora inespresso: è sostenuto da Hardwell e da David Guetta, e ha uno stile unico. Ho dato un ascolto alla sua reinterpretazione di “Siamo Uguali” di Lorenzo Fragola e mi è piaciuto molto.
Norrs, invece tu sei un vero cultore della trance, non è vero?
Sì, amo le cose che fa Luigi Lusini: quello che dà come contributo allo sviluppo della progressive house è molto importante. Basta ascoltare la sua “Colors”.
Oggi molti artisti sono a un bivio: essere risucchiati dall’underground e vendersi a “parametro zero”; oppure investire tutto su se stessi.
Se uno punta in alto, allora le cose le deve fare con tutti i crismi. Necessita in questo caso di un sacco di risorse, un sacco di duro lavoro e un briciolo di fortuna. Comunque, sì, molti sono a un bivio. Moli sono alla mercé del dio denaro, molti invece lo fanno per passione. A prescindere dal tempo e dall’energia che si sta impiegando, bisogna capire anche l’esperienza e i frutti che si stanno portando nella vita di tutti i giorni, un esempio sono le nostre tracce. E se si fanno le cose nel miglior modo possibile, in ogni momento, l’evoluzione è garantita, sia per se stessi che per il settore. Ai fan diciamo solo questo, seguiteci.
20.04.2015