Foto: Vincio
Maurits Jan Westveen già a 16 anni ha iniziato ad avvicinarsi alla produzione e, in pochi anni, è riuscito ad arrivare a collaborare con artisti come Hardwell e a pubblicare la propria musica su etichette importanti come Armada sotto lo pseudonimo Maurice West. La scorsa estate però ha deciso di dare una svolta alla sua carriera, cambiando nome d’arte e diventando Mau P. In pochissimo tempo la sua prima release ‘Drugs From Amsterdam’ ha scalato le classifiche e ha ormai raggiunto oltre 90 milioni di streaming. Domenica scorsa è stato uno dei protagonisti ad esibirsi sul Nameless Tent al Nameless Festival e abbiamo voluto raggiungerlo per parlare di questa evoluzione che hanno avuto la sua musica e la sua carriera artistica in così breve tempo.
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Hai iniziato a produrre molto giovane. Da dove nasce la tua passione per la musica?
Sono sempre stato circondato dalla musica anche grazie alla mia famiglia perché anche i miei genitori sono musicisti. Mio papà è un sassofonista, mia mamma è una cantante. Potremmo quasi fondare una band (ride). Abbiamo una sorta di studio in casa nostra. Quindi ho provato fin da piccolo a suonare vari strumenti come batteria, chitarra e piano. A un certo punto però mi sono appassionato alla dance grazie agli Swedish House Mafia, Skrillex, e altri protagonisti di quel periodo.
Hai iniziato a produrre come Maurice West, collaborando con artisti come Hardwell e etichette come Armada. La scorsa estate però, hai deciso di cambiare nome e diventare Mau P. Ci racconti questa scelta?
Mentre ero ancora Maurice West, ho prodotto tante canzoni più improntate all’house e alla techno. Le persone che si occupano del mio booking e dei miei show mi hanno chiesto se volessi pubblicare queste tracce e suonare in festival e locali differenti rispetto a prima. Ma non potevo seguire questo nuovo percorso con il nome Maurice West. Quindi abbiamo iniziato a pensare a un’altra “identità”. Volevo però che fosse il mio unico progetto, e quindi è per questo che abbiamo deciso di creare Mau P. Ho deciso di dare quindi una svolta a tutto con un prodotto diverso e “più cool” cominciando da ‘Drugs From Amsterdam’.
Hai cambiato anche tipo di produzioni, approcciando più al mondo tech house, come dicevi. È queso il genere musicale che senti più tuo?
Amo produrre ciò che mi piace davvero. Al momento sono l’house e la techno e un mix di questi generi. Non ho mai pensato “devo fare questo tipo di musica perché è molto popolare in questo momento”. Sono generi che ascolto da più di dieci anni. Il primo festival a cui sono stato è l’Awekenings. Mi piace molto quello che sto facendo adesso.
Il debutto come Mau P è stato straordinario. La tua prima release ‘Drugs From Amsterdam’ ha raggiunto circa 90 milioni di streams. Quando hai realizzato che stava conquistando il mercato musicale? Ti aspettavi questo successo?
Credo di essermene accorto quando tanti dj appartenenti ai più diversi generi hanno cominciato a suonarla nei loro set. Ad esempio artisti che pubblicano su Afterlife come Kevin De Vries, o Adriatique quindi più affini alla melodic, ma anche gente come Fisher o come Tiësto. Quando ho visto quindi che trascendeva dalla sola tech house, mi sono accorto che era qualcosa che poteva spingersi oltre.
Raccontaci com’è nata l’idea della canzone e come l’hai sviluppata.
Ero al supermercato ad Amsterdam, e le parole mi sono comparse in testa all’improvviso, e mi sono sembrate molto catchy. Ho cominciato a ripetermi quella frase e automaticamente ha iniziato a formarsi nella mia mente anche la melodia. Ho registrato l’idea con telefono, ho guidato direttamente verso lo studio e mi sono messo subito a lavorare al brano. Avevo registrato la mia voce, ma tutti i miei amici mi hanno detto “la canzone è bellissima, ma per il vocal serve lavoro, hai bisogno di qualcun altro”. Ho lasciato solo il mio “Hey” finale. Per l’altra parte ho chiesto a MC Stretch: appena ha ascoltato la traccia, si è gasato e mi ha mandato subito il vocal. Abbiamo fatto qualche prova, ma alla fine abbiamo deciso che la prima era la migliore.
Questa canzone ti ha cambiato la vita?
Diciamo che la mia vita si è totalmente capovolta. Avevo già fatto tour e avevo già pubblicato musica. Ma in questo caso è stato quasi tutto strano e veloce quello che è capitato. È bellissimo, e sono contento sia successo adesso e non quando ero più giovane, perché è difficile riuscire a continuare a fare bene e scegliere il giusto percorso.
Stai girando palchi importantissimi: hai suonato a EDC e suonerai anche all’Hï di Ibiza che si è appena riconfermato come il miglior club del mondo nella top 100 di DJ MAG. Cosa si prova ad esibirsi in tali situazioni davanti a migliaia di fan?
È bellissimo suonare in festival e club così importanti davanti a migliaia di persone, ma credo che la cosa che mi piaccia di più sia vedere il diverso tipo di pubblico nei diversi Paesi. Per esempio, adesso è un po’ che non suono in Italia, e non so come le persone possano reagire alla mia musica. Non ho preparato un set, ho solo una lunga lista di canzoni e in base a come vedo reagire la folla plasmerò il mio set. Conoscere i gusti e le culture differenti penso sia la cosa più divertente che mi permette di migliorare sempre più i miei set in base a dove mi trovo.

Foto: Vincio
Qual è l’aspetto migliore e quale il peggiore dell’essere continuamente in tour?
La cosa migliore è riuscire a condividere e a fare conoscere la mia musica a tantissime persone. Vedere che quando fermo la canzone che sto suonando tutto il pubblico canta il mio pezzo è straordinario. La cosa peggiore credo sia il sonno (ride). Ci sono un sacco di notti in cui sai di poter dormire solo 2 o 3 ore per poi dover correre in aeroporto, e questo è molto faticoso. Devo ammettere però che nonostante la stanchezza, quando torno ad Amsterdam anche solo per una settimana, mi annoio. Voglio subito tornare in tour.
Il nuovo singolo sarà ‘Metro’? Sarebbe il tuo quarto, hai in progetto un album nel prossimo futuro?
Sì, ’Metro’ con Kevin De Vries sarà la mia prossima release. Per quanto riguarda l’album invece non credo che sia qualcosa che possa accordarsi con il mio progetto in questo momento. Penso che i singoli creino più hype: in tantissimi adesso stanno aspettando ‘Metro’. Credo che quando un artista dance produce un album, questo debba essere un viaggio attraverso il suo sound definito e ora non sono in quel mood. Per esempio ‘Metro’ è più melodic techno, mentre un’altra canzone che sto producendo è più house old school. In questo momento voglio sperimentare.
Qual è l’obiettivo di Mau P?
Il mio obiettivo numero uno è sempre fare qualcosa di nuovo e avere un impatto sul mercato musicale. Adesso penso di aver trovato la dimensione e sonorità che sento mie. Voglio che ogni canzone che pubblicherò sia qualcosa che la gente non abbia mai ascoltato e che possa essere d’ispirazione per gli altri producer. Vorrei riuscire sempre a rompere le regole.
09.06.2023