“Sky’s the limit”. Il limite è il cielo. È una di quelle frasi megalomani da giovane imprenditore (o da giovane rapper, di solito le due professioni tendono a sovrapporsi) che definiscono un’ambizione smodata, la volontà di arrivare in alto, così in alto dove nessuno è mai arrivato. E però, questa frase possiamo usarla anche, in senso certamente positivo, come un complimento, per descrivere la parabola dei Meduza, che sembrano davvero non fermarsi mai. Se con i tre super singoli precedenti abbiamo smesso di star dietro ai conteggi di dischi d’oro, di platino, di certificazioni e di record sulle piattaforme – perché davvero sono numeri così giganti e strabilianti che si fa fatica a tenere il passo – oggi esce il video di ‘Tell It To My Heart’, nuovo capitolo della saga, anche questa volta destinato a un successo clamoroso che già si può facilmente presagire dalle solite cifre spaventose. Siamo già a circa 10 milioni di play su Spotify, per citarne una. Soprattutto, un brano che vede un ospite eccezionale alla voce, un nome di alto profilo come Hozier.
Segno che i Meduza sono ormai un brand internazionale, che piace moltissimo in America, e infatti hanno passato buona parte degli ultimi mesi in tour tra New York, Miami, Los Angeles, Washington, senza contare la residenza a Las Vegas, e i TV hanno fatto capolino nientemeno che da Ellen DeGeneres, uno dei top show planetari. Un caso molto simile a quello dei Måneskin, tanto che negli ultimi giorni si traccia spesso un parallelo tra le due band, che comunque hanno storie e percorsi molto diversi tra loro. È sempre bello vedere e raccontare, in ogni caso, storie come queste. E chissà mai che un giorno non li vedremo insieme… intanto, il lancio di ‘Tell Iy To My Heart’ ci ha permesso di fare quattro chiacchiere con loro.
Partirei chiedendovi naturalmente del nuovo singolo ‘Tell It To My Heart‘ insieme a Hozier: questa volta avete coinvolto un nome di primissimo piano del panorama pop internazionale. Com’è nata questa collaborazione e come descrivereste il brano?
Siamo sempre stati grandi fan di Hozier e del suo stile indie-pop dark: ‘Take Me To Church’, la sua più grande hit per cui è conosciuto in tutto il mondo, si è distinta per la sua originalità ed è indubbiamente una tra le nostre canzoni preferite. Tramite la label abbiamo proposto ad Andrew la nostra demo di ‘Tell It To My Heart’ ed abbiamo iniziato a lavorare insieme (tramite Zoom) per portare a termine la canzone. Collaborare con lui è stata un’esperienza incredibile: a nostro parere è uno dei migliori talenti al mondo e siamo davvero onorati abbia voluto partecipare a questo progetto. Amiamo collaborare con artisti come lui che non risultino troppo contaminati dal mondo elettronico in modo da avere la possibilità di sperimentare e dar vita, quando la formula funziona, a musica nuova e non scontata. Cerchiamo, per quanto possibile, di uscire dagli standard creando qualcosa di unico e alternativo. In ‘Tell It To My Heart’, come nei singoli precedenti, abbiamo ricreato un’atmosfera intensa con sfumature dark che potesse accompagnare la storia d’amore che andiamo a raccontare nella topline: la musica è emozione ed i nostri suoni e le nostre melodie cercano di descrivere l’amore che viviamo tutti i giorni, la passione ed ogni emozione legata ad esso da un inedito punto di vista.
Ed Sheeran, Hozier, ma anche Becky Hill, John Legend, Faithless, Dermot Kennedy e la candidatura ai Grammys: le vostre collaborazioni e remix parlano di un profilo ormai assolutamente internazionale. Come vi sentite e come vi vedete oggi rispetto al 1° febbraio 2019, giorno in cui uscì ufficialmente ‘Piece Of Your Heart’?
Siamo sempre gli stessi ragazzi che eravamo prima del 2019, solo più consapevoli di ciò che stiamo creando a livello artistico e soprattutto più consci del fatto che ogni volta lo standard si alza … e le sfide aumentano. Ma a noi le sfide piacciono e questo per noi non è semplice un lavoro: è la nostra vita, la nostra passione.
In queste ultime settimane in Italia il dibattito è tutto incentrato sulla riapertura dei club e su una situazione che pare stia finalmente tornando alla normalità. Voi però questa normalità la state vivendo già da qualche mese: avete suonato spesso negli Stati Uniti, con un paio di tour e una residenza a Las Vegas. Dal vostro punto di vista come si stanno evolvendo le cose?
Negli Stati Uniti la situazione, sin da quando abbiamo iniziato il primo tour, è sempre stata di “quasi” normalità. Grazie a rigidi controlli agli ingressi, già dallo scorso maggio le persone vaccinate hanno ricominciato ad assistere agli show: festival, club e tutto il mondo degli eventi hanno potuto così riaprire al pieno della loro capienza e, successivamente con dati alla mano, non si è riscontrato alcun tipo di focolaio. Ci chiediamo perché l’Italia non abbiamo adottato la stessa soluzione già dall’estate scorsa anziché vietare alle discoteche la riapertura ma consentendo (sottobanco) ogni tipo di festa in altri spazi. Il mondo del club, che già nel periodo pre pandemia non se la passava molto bene, ha subito così un grosso colpo e crediamo ci vorrà un po’ di tempo per tornare il livello di prima.
Che differenze notate tra l’Italia, l’Europa, e gli Stati Uniti?
Negli USA chi partecipa ai live ci sembra molto coinvolto nello show e dedica molta attenzione all’artista che suona: esibirsi nei club americani è come vivere dei veri e propri concerti in cui il pubblico è rivolto dall’inizio alla fine del set verso la consolle e vive il flusso musicale assieme a noi. In generale gli americani ci sembrano anche essere molto più aperti a suoni nuovi e sperimentazioni. In Europa e, ahinoi soprattutto in Italia, esistono le eccezioni ma in generale notiamo meno attenzione nei confronti della musica. Molto spesso i ragazzi si ritrovano nel locale che va più di moda senza dar conto all’artista o a che tipo di show viene presentato: il club viene così vissuto come mero luogo di ritrovo con del sottofondo musicale.
Il vostro successo è frutto di molti ingredienti mescolati in modo perfetto, probabilmente – e mi limito al solo aspetto sonoro – il fatto di saper tenere in equilibrio canzone pop, un mood house e dei richiami post-EDM “sgrassati” dalla componente più caciarona, è un’intuizione vincente. Ma da producer e dj, quali novità e quali stili pensate stiano emergendo nel panorama dance?
Questo periodo lo vediamo come un periodo di transizione in cui non c’è un vero e proprio standard di stile: ciò per noi è molto positivo perché permette agli artisti di sperimentare. Ci sono tante tracce che ci hanno incuriosito ultimamente, dall’ambito più underground a quello più crossover, ma se dovessimo sceglierne una su tutte potrebbe essere Fred again.. feat. The Blessed Madonna ‘Marea (We’ve lost dancing)’.
10.11.2021