Guru Josh, al secolo Paul Walden, si è spento ieri a Ibiza. Aveva 51 anni, e a confermare la notizia (data dal suo agente) sono stati numerosi quotidiani e media britannici, che hanno dato parecchia enfasi a questo triste evento: The Guardian, Independent, Daily Mail, solo per citarne qualcuno. In Italia, Guru Josh è per molti sinonimo di “Infinity 2008”, reboot della sua più celebre hit (“Infinity”, appunto), datata 1990. Quella che si dice one hit wonder. Allora perchè tanta attenzione su questo personaggio? Perchè GJ è uno dei simboli della rave culture britannica, e se “Infinity” è stata per due volte, a distanza di 18 anni l’una dall’altra, un successo di portata europea (con l’inconfondibile giro di sax di Mad Mick), Josh, nella testa del popolo inglese, è uno dei pionieri e degli artefici di quella stagione incredibile che tra la fine degli anni ’80 e il primo scorcio dei ’90 ha sconvolto la cultura giovanile e le fondamenta stesse della società del Regno Unito.

 

 

Il successo di “Infinity” era partito dall’Haçienda di Manchester, club che definire di culto è riduttivo. Mike Pickering, resident del club, fu il primo a credere nella traccia, che da lì conquistò addirittura le classifiche di vendita (no.5 in UK). L’Haçienda, la acid house, Londra, Ibiza. La vita di Guru Josh sembra la sceneggiatura di un biopic, o di un rockumentary, sulla Summer Of Love inglese e sulla storia della musica elettronica. Perchè, dopo i successi dei primi anni ’90, proprio a Ibiza si era trasferito Josh, dove si dedicava a progetti di grafica. Con lui, se ne va un pezzo di storia della club culture, la fotorgrafia di ciò che la musica ha rappresentato per un’intera generazione, quella che ha dato inizio a tutto. Anche per questa ragione diciamo grazie a Guru Josh. Anche per questa ragione, ci uniamo al dolore di tutto il nostro mondo.