di Albi Scotti e Stefano Rapisardi
foto di Simone Arena
Movement è cresciuto. Conosce il suo pubblico e lo sa nutrire a dovere. Palchi e luci all’altezza dei grandi grandi festival europei. Una settimana di party-satellite in orbita intorno alla grande astronave del Lingotto e della sua doppia festa, enorme, epocale, gigante in tutto e per tutto: negli stage, nella line up, negll’impianto, nelle luci, nei bar con una linea di tantissimi metri per evitare le code, nei veloci controlli per la sicurezza, minuziosi ma gestiti bene per smaltire i grandi flussi agli ingressi. Movement è “il” festival techno italiano, insieme al gemello estivo Kappa Futur Festival. Punto. Potremmo finire qui il nostro report, poche righe in cui si dice tutto. Ma invece, visto che questa due giorni l’abbiamo vissuta appieno, vale la pena addentrarsi nelle viscere dei padiglioni del Lingotto di Torino, proprio ciò che abbiamo fatto sabato 28 e lunedì 31 ottobre.

Sabato 28
Molti gli highlight di un sabato sera che ha portato oltre 9mila persone al festival, cifra notevole seppure inferiore alla seconda giornata (martedì 31 gli ingressi sono stati circa 16mila) . La doppia era un esperimento, moltissimi appassionati sono abituati al tradizionale appuntamento di Halloween su cui sicuramente hanno inciso anche nomi come quello di Sven Väth, Len Faki, Chris Liebing, veri assi pigliatutto, e del massiccio numero di artisti spalmati sui quattro stage. Sabato invece sono “solo” tre, il Burn Stage che dopo il live di Tycho, sicuramente un bel modo di spingere più in là i confini musicali di Movement, non delude con Luca Agnelli un po’ sacrificato a un orario arretrato ma capacissimo di traghettare tutti dentro la dimensione più techno del festival, sicuro di sè e senza sbavature. Meno convincente Recondite, poi arriva Luciano che sa sempre far divertire la folla, in forma e vigoroso come non lo sentivamo da un po’. Sul Techno Stage è Monika Kruse a prendersi la scena, con un set duro e senza fronzoli, lei è una veterana della techno e tutta la sua esperienza si vede e si sente. Luigi Madonna non è da meno, Jeff Mills in chiusura è tunnel scuro come la notte dell’autuno torinese. Jägermusic Lab invece regala i convincenti set di Lil Louis e Patrick Topping, non fanno dimenticare l’assenza di Kerri Chandler (assente giustificato causa incidente, gli auguriamo una pronta guarigione).

Martedì 31
Burn, Kappa, Detroit, Jagermusic. Quattro palchi dalla produzione di altissimo livello, visual e audio sneza pecche. Halloween è il main event di Movement e si scatenano le truppe d’assalto. Chris Liebing non bada a compromessi, dritto al punto. Uno dei migliori. Sven si concede un intro lunghissimo, poi appena mette il secondo disco sono tutti catturati. E non fa prigionieri. Boato della pista per il remix di Oxia ‘Domino’. Un set techno al 100%. Senza mezzi termini. Anche per lui voto 8. Nastia è sorprendente! Eredita una consolle a temperatura di fusione ma conosce benissimo le regole, mixa l’eredità di Sven senza perdere una battuta, la pista esulta a pieni polmoni. Professionista fin da subito, punta gli occhi al vasto pubblico che gremisce il Burn Stage e per niente intimorita, continua nel suo intento. Mai sentita così. Non sbaglia un passaggio. La regina indiscussa di questo festival.

Jägermusic Lab
Un applauso particolare va ai ragazzi che hanno calcato la prestigiosa consolle del Movement arrivando dritti dritti dal laboratorio musicale di Jägermeister, che abbiamo seguito dall’inizio fino alla finale di Roma. Antonio Valente, Daniele Boncordo, Ramona Yacef, Unrazze si sono fatti valere portando a Torino set validissimi e di grande spessore. La loro storia comincia qui, hanno compouto un passo importante e la loro è una partita ancora tutta da giocare. Però sono cesi in campo con le migliori intenzioni e un goal l’hanno già fatto. Bravi.

Movement si conferma il vero riferimento per la techno in Italia, capace di attirare numerosi appassionati da tutto il Paese e un crescente numero di presenze dall’estero. 25mila ingressi per i due main event, 35mila in tutto contando la Halloweek con i suoi party. Numeri davvero importanti. Un festival che cresce non soltanto numericamente, ma anche nel suo appeal e nella reputazione, ormai lontana da quella che si portava bene o male dietro la techno qualche anno fa. Cosa di cui siamo tutti felici. Per chi ama la dimensione del club, i dj sono tremendamente lontani, piccoli, irraggiungibili, ma si sa, la direzione dei grandi eventi è questa. EDM, techno o house, tutto è cresciuto, enorme. Da un lato c’è la piccola nostalgia degli eventi più intimi che caratterizzavano le prime edizioni di Movement Torino. Ma dall’altra, siamo entusiasti di vedere quattro palchi grandi, belli, curati, visivamente appaganti, e di vedere sempre più appassionati alla “nostra” musica. Lunga vita.
03.11.2017