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Vent’anni di ‘Music Sounds Better With You’

Sono passati vent'anni dalla celebre hit del side project di Thomas Bangalter. Questa è la sua storia

Rex Club, Parigi, 1998. Thomas Bangalter ha esordito nel panorama discografico al fianco di Guy-Manuel de Homem-Christo pochissimi anni prima, con il nome di Daft Punk. Sono un duo eclettico, che nelle location più underground della città fanno risuonare un sound avveniristico che negli anni successivi verrà ricordato come il capolavoro di ‘Homework’, la prima raccolta musicale dei Daft Punk, immensa ispirazione per i giganti del futuro della dance. Al fianco del produttore Alan Braxe e del vocalist Benjamin Diamond, Thomas si sta esibendo nel club con il nome di Stardust, ad indicare il trio che ha temporaneamente formato con Braxe e Diamond. Nel bel mezzo della serata, i tre riescono ad improvvisare un live in cui Diamond recita il verso ‘music sounds better with you’Un richiamo che ai tre piace, tanto che il giorno successivo sono in studio a metterci le mani per concepire un pezzo. Un unico pezzo, la loro one-hit. Scelgono un sample di basso tratto da Fade’, singolo della cantante statunitense Chaka Khan – appena due secondi – cui aggiungono quell’ottimo ritornello improvvisato da Diamond la sera prima al Rex Club. Il brano viene fatto circolare praticamente da subito, e nell’estate del 1998, ci mette pochissimo a spopolare sulle spiagge di Ibiza e nei set di chiunque offra la mitica selezione balearica, che da alcuni anni ha conquistato il mondo e sta rendendo l’isola il centro di gravità dei ravers di tutto il globo. Nei mesi successivi, Michel Gondry curerà il videoclip ufficiale. Bangalter, Braxe e Diamond sono sagome di platino che si esibiscono in un fittizio programma di musica pop attraverso la TV di un ragazzino, intento a costruire un aeroplano giocattolo in un pomeriggio estivo nella campagna californiana. 

Il videoclip è palesemente una celebrazione del successo planetario di ‘Music Sounds Better With You’, con i tre che surclassano gli altri singoli – fittizi, in alcuni casi parodiali – fino a raggiungere la massima posizione in un ipotetico programma in stile Top of the Pops. Il singolo ha conquistato il pianeta: il debutto radiofonico avviene direttamente in seconda posizione nella classifica airplay del Regno Unito, venendo fin da subito definito come uno dei brani più importanti dell’ultimo decennio di house internazionale. Il successo fu tale che pare venne offerta a Bangalter una cifra intorno ai tre milioni di dollari per la produzione di un EP firmato Stardust, ma il progetto non prese mai piedi, in quanto Thomas era già al lavoro sul secondo album dei Daft Punk, ‘Discovery’. Chissà come sarebbero andate le cose se avesse accettato e tolto energie al percorso artistico con de Homem-Christo? Fatto sta che ad oggi la one-hit degli Stardust è universalmente riconosciuta come una delle opere più significative nella storia dell’house, ed in particolare come nota d’ispirazione di un movimento musicale che sarà ben presto definito French house. Non a caso, in più occasioni, Bangalter non ha mancato di rendere omaggio alla sua creazione, come nel mash up realizzato in occasione di Alive 2007, il mitico tour dei Daft Punk.

 

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20.07.2018

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25 anni. Romano. Letteralmente cresciuto nel club. Ama inseguire la musica in giro per l'Europa ed avere a che fare con le menti più curiose del settore. Penna di DJ Mag dal 2013, redattore e social media strategist di m2o dal 2019.

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