La parabola di Matilde Ferrari, in arte PLASTICA, è una fotografia perfetta di come si arriva a fare musica di mestiere, negli anni ’20 del ventunesimo secolo. Preparazione da musicista, talento eclettico e multitasking, capacità di essere frontwoman come di stare dietro le quinte della produzione.
Dj, musicista e producer, nel giro di pochi anni è riuscita a trovare un suo posto di rilievo nel panorama di quella nuova musica italiana che sta rapidamente generando un ricambio generazionale nei suoni, nell’estetica e nell’immaginario.
Ora PLASTICA esce con il suo EP ‘UV’, con tante collaborazioni e una palette sonora che rappresenta il suo percorso fino ad oggi. Conosciamola meglio.
Come ti sei appassionata alla musica e come sei arrivata a voler diventare una producer e una dj?
Ho iniziato a studiare pianoforte classico all’età di 8 anni, per poi passare ad uno studio più moderno e ai sintetizzatori e infine alla produzione su DAW, prima con un maestro e poi come autodidatta. Milano mi ha poi dato i giusti stimoli per continuare su questa linea e imparare sempre di più. Come dj invece ho iniziato a suonare a feste private tra amici, alla fine del liceo. Mi sono pian piano appassionata sempre di più fino ad avere l’opportunità di iniziare a mettere i dischi al Rocket di Milano, nel 2019.
Nel giro di pochi anni sei passata dall’essere un nome che si stava facendo notare a una presenza fissa in un certo tipo di discografia, molto alternativa, laterale, ma anche molto pop nell’attitudine. Quali sono i passi che guardandoti indietro consideri importanti in questo tuo percorso?
Sicuramente mi ha stimolata aver incontrato molte persone nel corso degli anni: tra musicisti, produttori e artisti negli ambiti e generi più disparati. Credo sia fondamentale per chi fa musica esplorare tutto l’esplorabile, conoscere il più possibile il mondo che ci circonda (non solo a livello musicale) per coglierne i lati che più ci ispirano. Da qui sono partita per esprimere la mia musica in tanti modi diversi, partendo come tastierista ho poi pensato che avevo bisogno di avere una visione più complessiva della musica e provare a creare un quadro che fosse solo mio. Come dico sempre, poi, le contaminazioni sono fondamentali, per cui essere curiosi anche in questo senso e cercare sempre nuove collaborazioni, amicizie, connessioni musicali può davvero essere la chiave per l’apertura di nuovi universi.
Invece guardando al futuro, quali obiettivi vuoi realizzare?
Dopo questo primo step, sicuramente molto sudato, mi piacerebbe sicuramente realizzare un lavoro più ampio. In più, il mio obiettivo è quello di portare la mia musica live in una modalità più umana possibile e quindi, perché no, anche aggiungendo qualche elemento in più.

Parliamo del tuo EP: sei tracce (5 più un reprise) che compongono un quadro abbastanza chiaro del tuo suono. È anche un quadro completo o ci sono delle parti di te che sono rimaste fuori da questa palette?
Sicuramente ci sono ancora molti mondi sonori da esplorare (e non vedo l’ora di farlo), ma ho lavorato a fondo per unire tutte le mie influenze in uno stile più personale possibile, cercando di fondere artisti dalle provenienze più disparate sotto un unico tetto. ‘UV’ è un lavoro cresciuto nel tempo (il brano meno giovane, ‘Margherite’, è nato nel 2020) ed ha quindi subito varie modifiche e cambiamenti, pur mantenendo alcuni elementi che potevano rappresentarmi bene qualche anno fa. Come si può ben notare, mi piace comunque mettere sulla tavola elementi musicali ben diversi tra loro e sperimentare, mantenendo comunque una linea pop e orecchiabile.
Tutti i brani hanno delle collaborazioni, e anche qui emerge una foto di gruppo abbastanza ampia di una schiera di artisti che stanno in qualche modo ridefinendo i confini e la forma del pop italiano. Me ne vuoi parlare?
Quasi tutti gli artisti che compaiono nel disco sono persone che ho avuto la fortuna di conoscere con le giuste tempistiche. Ad esempio ho conosciuto Laila a inizio 2021, perchè stava cercando qualcuno/a che la accompagnasse in tour come tastierista; così mi sono proposta e abbiamo passato insieme tutta la scorsa estate, ma è stato solo l’inizio per una serie di tour (invernale, primaverile e ora estivo): da qui la collaborazione è stata spontanea. Idem con Splendore, siamo grandissimi amici e abbiamo in più passato una settimana insieme l’anno scorso in Basilicata per l’Open Sound Festival, oltre che altre residenze artistiche più spartane. Anche Elasi, ad esempio, è prima di tutto una grande amica, ero in tour con lei l’anno scorso e abbiamo fondato insieme il collettivo POCHE. Ethan e Marianne Mirage, come accennavo invece prima, li ho conosciuti online durante il primo lockdown del 2020. Missey è un’amicizia un po’ più recente, una grande scoperta artistica con cui ho già avuto il piacere di collaborare per un primo brano (‘Onirico-sad’), nel 2021. Poi ci sono le conoscenze più recenti che sono Marta Tenaglia, che ho già avuto il piacere di sentire dal vivo, e Barro, un artista brasiliano conosciuto tramite Elasi che ci sembrava perfetto per il brano ‘Game Over’. Quindi tutte queste sinergie nascono da rapporti molto spontanei e prima di tutto umani.
Sei anche una dj: cosa ami del clubbing e cosa proponi quando suoni?
Amo soprattutto il clubbing non canonico: i festival estivi, le feste diurne o i dj set al mare. A livello di generi, anche qui mi piace sempre andare alla scoperta di nuovi generi, soprattutto per quanto riguarda l’elettronica. Nei miei set cerco di proporre una selezione varia, che va da Polo&Pan, a DJ Boring, Fred Again, Dan Key, Bene. Inoltre mi piace spingere artisti italiani che mi sono sempre piaciuti: Populous, Lorenzo BITW, Ivreatronic, Giulia Tess.
13.07.2022