Elisa Bee is back. Dimenticate tutto quello che sapete sulle sonorità dell’artista sarda perché è appena tornata sulle scene con un EP che racconta un’altra storia. “Part Four” è un lavoro composto da 4 tracce mina, pensate per far ballare anche l’ultimo dei pigri sulla pista: Elisa lavora di Roland, ghetto house e cassa in 4/4 rivelando un lato completamente inedito di sé. Trovando ispirazione tra la techno anni ’90 e il glitch stiloso di Jimmy Edgar, “Part Four” ha tutte le carte in regola per esplodere sul dancefloor. Il pezzo su cui scommettere? “Going On”.
Trovate la recensione completa dell’EP su DJ Mag di aprile. Intanto ci siamo fatti raccontare direttamente da lei qualcosa in più sul nuovo progetto.
Ciao Elisa, che bello rivederti sulle scene come produttrice! Con un EP diverso dalle sonorità più tropicali a cui ci hai abituati finora. Raccontaci la genesi del progetto.
È nato senza troppi pensieri, come spesso mi accade. Voleva essere la mia visione su quello che al momento mi piace di più, nello specifico i brani ghetto house che cercano la quasi totalità dell’impatto sonoro a livello di drum e utilizzano tagli vocali per rafforzare un concetto. Il mio lavoro si è focalizzato sui suoni delle drum machines, soprattutto di quelle storiche Roland 808 e 909.
Cosa hai ascoltato mentre producevi “Part Four”? Le ispirazioni spaziano chiaramente dalla house alla techno old school, rimescolate alla tua maniera.
Si esatto, ho ascoltato tanta house e tanta techno anni ’90 che mi hanno decisamente influenzata, in particolare le tracce uscite per la label Dance Mania (sempre stata una mia grande passione) e in generale la musica proveniente da Chicago in quel periodo. Ho seguito anche situazioni più contemporanee, etichette come Ultramajic, Unknown To The Unknown e la stessa Booty Call; mi piace anche passare il tempo a scovare artisti a me sconosciuti in giro per il web e i negozi di dischi.
Mi sono dedicata anche ad ascolti che apparentemente poco hanno a che fare con la mia musica: da Adriano Celentano ai The Internet, a Dornik, dal jazz all’hip hop.
Anche la tua selezione dancefloor andrà in questa direzione?
Si, mi viene naturale produrre ciò che più mi piacerebbe ascoltare in un club. In realtà poi amo anche variare seguendo una mia coerenza durante i set, cercare pezzi che fungano da ponti perfetti tra uno stile e l’altro.
Progetti nuovi in cui lanciarti, dopo il tour con Madh?
Il tour con Madh è stata una bella esperienza, ho dato sfogo al mio lato più hip-hop/dancehall/trap, un bel capitolo dello scorso anno! I miei progetti ora, come prima di iniziare il tour di cui sopra, sono orientati verso di me e al momento il lavoro in studio è la mia priorità. Ho tanta musica nuova da condividere, quindi spero di rincontrarvi presto per parlare delle mie produzioni!
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23.03.2016