La cover di ‘Parts Of Life’, così come le immagini promozionali che hanno accompagnato i tre singoli usciti fino ad ora (‘Part Three’, ‘Part Eight’, ‘Part Six’) sono dipinti dello zio di Paul Kalkbrenner, Paul Eisel. Mostrano un pacchetto di sigarette aperto, delle cartine, un piccolo modellino di quella che sembra proprio essere una vecchia Trabant rossa e addirittura un i-Phone in ricarica. Nostalgia e avanguardia sono le due forze trainanti dell’intera discografia del produttore tedesco che descrive il nuovo album “Parts Of Life”, in uscita venerdì, come l’album più intimo della sua discografica.
Le 15 tracce che compongono ‘Parts Of Live’ fluttuano sospese nello spazio/tempo inventato da Kalkbrenner, un luogo dove la produzione musicale ha raggiunto uno stato di minimale perfezione, modellabile a seconda dello stato d’animo con cui la si ascolta. Possiamo chiudere gli occhi e immaginare il viaggio più trascendentale della nostra vita, oppure leggere un libro nel frattempo. Nell’album la firma del suo autore è presente in ogni singola traccia, sospesa tra purezza e anarchia, dove l’estrema solitudine in bianco e nero messa in scena dai videoclip che accompagnano i singoli ha il sapore della meditazione piuttosto che della solitudine. Ogni traccia porta un numero che non corrisponde all’ordine cronologico di ascolto ma all’ordine di produzione in studio. Un caos ordinato che, rispetto agli album precedenti, richiede un livello di attenzione maggiore. Ma anche no, perché impressionante rimane la flessibilità della musica di Paul Kalkbrenner, capace di adattarsi ad ogni tipo di emozione. È come il nero, sta bene su tutto. Sono sicuro che apprezzerebbe l’oscura similitudine. È probabilmente questa caratteristica ad aver trasformato il tedesco in un caso più unico che raro, capace di portare veramente la techno alla massa, riuscendo a non scendere a compromessi con niente e nessuno, come ha sempre fatto, riuscendo veramente nella missione di essere amato da quasi tutti, convincendo addirittura la casa discografica a mantenere invariata la tracklist nella sua interezza. Immagino le facce dei dirigenti della Sony di fronte ad una lista di numeri scritti per esteso, e per di più in ordine sparso. La solita elegante e velata, malinconia rendono ‘Parts Of Life’ magari non il suo miglior album, sicuramente il meno popular (mancano quasi completamente la parti vocali, abbondano i fiati, fa eccezione la delicata ‘Part Six’ che chiude l’album), ma altrettanto sicuramente il più complesso, inteso solo se analizzato come insieme delle parti. Concetto non a caso espresso esplicitamente sia nel titolo, sia nella tracklist. Quelle di ‘Parts Of Life’ sono fette di vita che soltanto assemblate riescono nell’obiettivo di raccontare una storia, di vita in questo caso.
Dopo la Germania, l’Italia è il paese europeo che più ama Paul Kalkbrenner. Lo dimostrano i dati di affluenza ai suoi live, sempre impressionanti, quasi inaspettati. Farà sicuramente piacere all’artista sapere che la dimensione live del suo lavoro è così seguita. Una dimensione live dove riesce sempre ad esprimere se stesso nel migliore dei modi, assemblando (appunto) le parti (appunto) del suo racconto. Le sue esibizioni somigliano a degli happening dove il concetto di unità viene messo in pratica come in altri pochi casi. Non tutti sono portati a scendere a patti con il diavolo. Farlo mantenendo una certa integrità è quasi impossibile. Paul Kalkbrenner ci sta riuscendo. È riuscito nell’impresa di trasformare la sua performance live sul Main Stage di Tomorrowland da ossimoro a possibilità. Aspettarsi qualcosa di diverso sarebbe sbagliato.
‘Parts Of Life’ non brilla come una supernova ma splende come costellazione. È un film che senza scena finale non ha senso. Un libro che si risolve solo ripensando tempo dopo al suo senso generale. Un lungometraggio che si distingue nell’era della fretta. Non è mai facile invitare qualcuno a seguire un ragionamento sul lungo termine ma in questo caso è strettamente necessario. Paul Kalkbrenner è un fuoriclasse, un personaggio iconico che esattamente 10 anni fa vestiva i panni di Dj Ikarus nel film cult ‘Berlin Calling’ e che oggi con ‘Parts Of Life’ ha probabilmente trovato una chiusura perfetta ad un ciclo che è destinato a non finire perché la sua techno profuma di immortalità.

17.05.2018