• MERCOLEDì 07 GIUGNO 2023
Interviste

Rukes, il fotografo che ha conquistato i dj e i festival

Con un talento innato, l’americano Rukes è uno dei fotografi di eventi più richiesti al mondo. I suoi iconici scatti hanno contribuito a plasmare l’immagine di moltissime superstar oltre che di alcuni tra i festival di musica elettronica più importanti al mondo

Nel mondo della musica elettronica praticamente tutti hanno familiarità con quella piccola scritta bianca inserita in un rettangolo nero posto in basso a destra su centinaia di foto condivise da una moltitudine di artisti, blog e magazine specializzati. Dietro a quella piccola e discreta scritta si nasconde uno dei più talentuosi e richiesti fotografi di eventi al mondo. Drew Rassler, conosciuto ai più come Rukes, è una vera e propria superstar tra i fotografi e molti artisti che se lo contendono ogni weekend. Con più di dieci anni di carriera alle spalle, Rukes ha lavorato con innumerevoli superstar, ha seguito in tour artisti del calibro di deadmau5, Zedd, Calvin Harris, Tiёsto e Swedish House Mafia durante il loro ‘One Last Tour’ ed è fotografo ufficiale di Ultra Music Festival, HARD Summer, Holy Ship, Electric Daisy Carnival e moltissimi altri grandi eventi. Incuriositi da questo palmares impressionante, abbiamo voluto parlare con Drew per scoprire di più sull’uomo che si nasconde dietro una delle macchine fotografiche più prestigiose nel mondo della musica elettronica. Direttamente da Los Angeles, mettetevi comodi per leggere la strabiliante storia di Rukes, passato da un’azienda di videogiochi a essere il “dj-photographer” numero uno al mondo!

 

Sei una leggenda per moltissimi fotografi e sei una presenza costante sugli stage dei più grandi festival di musica elettronica al fianco dei più importanti dj del globo. Puoi raccontarci la tua storia?
È iniziato quasi per gioco. All’inizio degli anni ‘00 lavoravo a New York presso Acclaim Entertainment, un’azienda di videogame. Nel 2004, dopo la sua chiusura, decisi di trasferirmi a Los Angeles dove continuai a lavorare nel settore dei videogame. Nel mio tempo libero amavo cimentarmi nella fotografia e ben presto acquistai una Canon 20D che mi portavo praticamente dappertutto, anche nei club in cui andavo occasionalmente. Proprio in quel periodo un sacco di dj che mi entusiasmavano erano soliti suonare all’Avalon, a Hollywood. Cominciai ad andare alle loro serate e a scattare foto senza una precisa finalità, solo per il piacere di farlo e per imparare come utilizzare al meglio la mia macchina. Alcuni anni dopo, nel 2006, le mie abilità erano decisamente migliorate tanto che l’Avalon mi offrì un lavoro come fotografo ufficiale. Misi da parte la mia occupazione nell’ambito dei videogame – che ormai odiavo – e mi buttai a capofitto in quell’esperienza senza pensarci due volte!

La tua storia sembra un perfetto esempio di ciò che diceva Seneca: “fortuna è quando l’opportunità incontra la preparazione”. Ciò che mi stupisce molto, però, è che tu non hai frequentato nessun corso di fotografia. Come hai fatto a diventare così competente in ciò che fai?
Sono sempre stato una persona molto attenta a tutto ciò che riguarda ciò che si può osservare. Semplicemente seguo ciò che la mia mente mi suggerisce: se trovo qualcosa che mi sembra degno di essere fotografato, lo fotografo. Evidentemente ciò che io catturo in fotografia piace a molte altre persone oltre a me!

 

Negli ultimi anni hai lavorato con un numero impressionante di dj, brand, locali e festival, ma il tuo nome sarà per sempre legato ad alcuni artisti con cui hai un rapporto privilegiato: deadmau5, Zedd, Tiёsto e Swedish House Mafia tra gli altri. Concentriamoci sulla tua esperienza con deadmau5: come sei riuscito a entrare in contatto con lui e che tipo di esperienza è stata?
Quella con deadmau5 è stata la mia prima esperienza di touring con un grande artista. Il modo in cui sono entrato in contatto con lui è stato decisamente rocambolesco. Una sera, chiamato da un amico, andai a lavorare in un club a Orange County. Qui trovai Karl Detken, che mi conosceva per via delle belle foto che facevo ai dj mentre utilizzavano l’equipaggiamento della sua azienda. Lui mi introdusse a Tommy Lee e DJ Aero che erano stati chiamati per la prima volta in quella zona. Le foto che scattai a Tommy e Aero ebbero un riscontro talmente positivo che poco tempo dopo mi assunsero per fotografare i loro show. Tommy mi confidò che alcuni mesi dopo – era il 2007 – il suo caro amico Joel avrebbe suonato per la prima volta in assoluto a Los Angeles e che non avrei dovuto perdermi l’evento per nulla al mondo. Seguii il suo consiglio e, naturalmente, feci alcune foto durante la serata. Quella stessa sera ebbi l’opportunità di incontrare deadmau5 nel backstage: con mia grande sorpresa scoprii che conosceva già il mio nome e che era rimasto favorevolmente colpito dal mio lavoro. Mi ritrovai così assunto per alcune delle sue date a Coachella e durante la Miami Music Week. Il resto è storia.

Parliamo di festival. Con produzioni sempre più hollywoodiane, cameo improvvisi, fuochi d’artificio, laser, fiamme, parte del tuo lavoro è anche essere nel posto giusto al momento giusto. Perdere l’attimo vuol dire perdere la magia. Come riesci a non perderti nulla di importante? Sai già ciò che accadrà prima che succeda oppure è solo questione di saper “leggere la performance”?
È un insieme dei due fattori. La cosa più importante è essere sempre informati sulle tracce più famose di ogni dj. Il 90% delle volte, infatti, qualcosa di particolare accade proprio durante la riproduzione delle rispettive hit. Oltre a questo mi informo più che posso: la prima cosa che faccio quando arrivo a un festival è chiedere al tour manager di riferimento se e quando ci saranno gli effetti speciali. Questo mi aiuta a pianificare i miei spostamenti. Qualche volta mi forniscono addirittura una “pyro cue list” che mi aiuta a non perdermi nulla di veramente importante e di essere pronto al secondo per catturare i momenti migliori.

 

Le tue foto, molto spesso, hanno un particolare tratto distintivo: la complicità. I dj che fotografi giocano e scherzano con te. Sembra che non ti considerino solo “il ragazzo che fa le foto” ma qualcosa di più. Come sei entrato in contatto con i più importanti dj al mondo e come riesci a creare questo mood giocoso?
La maggior parte delle volte si tratta di networking. Fotografo un dj che mi introduce a un altro dj che mi introduce a sua volta a un altro dj e così via. È tutto molto amichevole. I festival sono l’ideale per questo tipo di cose: ho la possibilità di fotografare dj che non ho mai incontrato prima e, se a loro piace il lavoro che faccio, normalmente iniziamo a parlare e a conoscerci. Due festival che mi hanno aiutato davvero molto in questo senso sono Stereosonic in Australia e Holy Ship negli Stati Uniti. Stereosonic è stato un grande tour dell’Australia durato più di una settimana dove io e tutti i dj viaggiavamo assieme. Al mio prime Stereo, nel 2011, ho fatto amicizia con Madeon (allora giovanissimo, aveva appena iniziato a girare per il mondo) e Sub Focus: dopo avergli mostrato le mie foto ho iniziato a lavorare per loro praticamente seduta stante. Una cosa simile mi è accaduta con Holy Ship: essere “bloccato” per giorni su una crociera con un sacco di dj è fantastico. Ho avuto la possibilità di conoscere moltissime persone. Conosci un dj, lo segui al suo dj set, conosci i suoi amici che sono a loro volta dj e così via. È un effetto domino!

Quando non segui un dj in giro per il mondo cosa fai a Los Angeles?
Faccio tesoro di ogni giorno libero. Quando torno da qualche viaggio internazionale, oltre a editare le mie foto, cerco di rilassarmi il più possibile. Normalmente guardo gli show televisivi che mi sono perso e cerco di mangiare cibo più sano possibile. Mi sono recentemente trasferito a Little Tokio, una zona davvero meravigliosa in cui vivere e se ho sufficiente tempo libero (magari in quelle settimane in cui lavoro solo nei weekend) vado a trovare i miei genitori, passo il tempo con i miei amici, faccio foto per la mia linea di abbigliamento. E naturalmente amo ancora dedicarmi ai videogiochi, soprattutto grazie alle console portatili come Vita o Switch che sono la mia salvezza.

C’è una foto che hai fatto e che non pubblicheresti neanche per un milione di dollari?
Ho un sacco di foto buffissime che probabilmente non vedranno mai la luce. Tipo facce strane e cose del genere. Normalmente le faccio vedere ai diretti interessati che scoppiano a ridere e poi le archivio nel mio hard disk.

 

Hai qualche consiglio da dare ai molti ragazzi che cercano di trasformare la loro passione per la fotografia in un lavoro a tempo pieno?
È un campo in cui è davvero difficile entrare. Ci sono molte persone che sono disponibili a lavorare gratis o che sono addirittura disposte a pagare per avere un impiego e quindi è davvero dura riuscire a entrare in questo “cerchio magico”. Ma se si lavora sulla propria fotografia senza badare a cosa dicono gli altri – e se il tuo lavoro è davvero capace di elevarsi al di sopra della concorrenza – saranno i clienti a venire da te e non più il contrario. C’è stato un periodo, alcuni anni fa, in cui ero il fotografo di quasi ogni top dj in circolazione. Nel momento in cui i loro show sono aumentati non sono riuscito a seguirli tutti e quindi molti hanno cercato un nuovo “Rukes” da portarsi con loro. Ogni volta che nasce un nuovo dj nasce anche una nuova possibilità per un fotografo. Ricordatevelo sempre.

Ultima curiosità: come è nato il nome Rukes?
Negli anni ’90, nella chat di un vecchio videogioco a cui stavo giocando qualcuno scrisse “this game rukes” al posto di “this game rules”. Io e i miei amici trovammo quella parola molto divertente e la iniziammo a usare spesso. Alcuni anni dopo, quando venne l’ora di trovare un nome d’arte per me, scelsi proprio Rukes. Da allora tutti i miei amici mi chiamano così.

 

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Michele Anesi
Preferisco la sostanza all'apparenza. micheleanesi@djmagitalia.com

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