Dopo la parentesi del 2022 il SAGA Festival è tornato alla location originale con la quale aveva esordito nel 2021, l’aeroporto Romaero di Bucarest. Siamo stati a questo gigantesco avvenimento e l’abbiamo vissuto per tutta la sua durata, curiosi di vedere come si presentava questa edizione, annunciata con grande enfasi. Già il giovedì, giorno precedente all’inizio del festival, durante il tour dell’area, si è potuto notare il tocco professionale di ALDA, organizzazione che sta dietro a eventi quali A State Of Trance di Armin Van Buuren e che dal 2018 collabora con niente meno che Insomniac.
Lo spazio è immenso, ma non vuoto. Oltre ai palchi, ben 7, nell’area sono presenti diverse installazioni e diverse attrazioni che è vero dovrebbero fare da contorno all’esperienza musicale, reale protagonista, ma che riescono comunque a regalare momenti di pausa divertenti: ci si può intrattenere per esempio con un giro sulla ruota panoramica, con la simulazione virtuale di un aereo. Le code? Velocissime grazie alla presenza di tante casse top up, tanti bar e tanti e diversi food truck e postazioni cibo in grado di soddisfare i gusti più disparati. Gli orari sono stati impegnativi, perché il festival è durato tre giorni dalle 17 alle 6 di mattina, ma abbiamo sempre trovato tutti e sottolineo tutti i servizi funzionanti a qualsiasi ora. Eccellente anche la pulizia totale dell’area grazie a un lavoro costante degli addetti che sono stati presenti per tutta la durata del festival svolgendo un lavoro magnifico nonostante le 165mila persone partecipanti all’edizione.
Source Stage – Foto: SAGA Festival/ALDA
Eccellente è stata anche la gestione dei 7 stage con un posizionamento esemplare di ogni palco. Nonostante la vicinanza di alcuni di essi, siamo rimasti davvero colpiti da come la musica di ognuno non influisse minimamente su quella degli altri. Bastava spostarsi di una decina di metri per poter godere della musica dell’artista a fianco senza alcuna sorta di interferenza. Di grande impatto il Source Stage, il mainstage, che, situato al centro di due giganteschi ledwall, ha accompagnato le esibizioni degli artisti principali. Molto ‘underground’ il secondo palco, Heat Stage, montato dentro un hangar e perfetto per le sonorità più techno. Attrazione per tutti il Rave Plane, un vero e proprio aereo nel quale si sono svolti diversi set, e super caratteristico lo Spark Stage situato sotto la coda di un aereo. Questi sono stati i palchi più internazionali. Eccellente anche la capacità del team di sopperire alle assenze improvvise di due degli headliner più attesi: Lil Nas X e Wiz Khalifa. Soluzioni trovate al volo nonostante il poco, o forse addirittura inesistente, preavviso. L’unico grave problema riscontrato è stato il sabato appena prima del set di Fisher allo Heat Stage. In tantissimi hanno cercato di entrare nell’hangar per vedere il dj australiano, ma purtroppo a causa dell’eccessiva affluenza, è stato bloccato l’ingresso addirittura con transenne e molti fan sono dovuti rimanere fuori per parecchio tempo. Capiamo che la sicurezza debba essere la cosa più importante, ma è pur vero che, se si paga per assistere a un evento, è diritto di tutti poterne godere al 100%, e essere liberi di muoversi a proprio piacimento nell’area del festival. Probabilmente un artista di tale portata non andava “confinato” nel secondo stage. E la dimostrazione forse è arrivata meno di 24 ore dopo. Detto questo, un’ora circa di problematiche (o almeno lo sono state dal nostro punto di vista), su un festival durato quasi 40 in totale, questo si può forse definire come un semplice incidente di percorso.
Fisher – Foto: SAGA Festival/ALDA
Line up. Si parte venerdì e il primo giorno si inizia subito con la notizia che Lil Nas X non potrà esibirsi a causa di un problema di salute che non gli permette di viaggiare. (Sarà vero? Chissà, ma dubbio personalissimo: durante il weekend c’era anche Glastonbury, e non mi pare abbia avuto problemi). “Skrillex suonerà per tre ore” così recita il comunicato del festival. E quindi va bene così. Perché poter assistere a un set di Sonny Moore per coì tanto tempo non è cosa da poco, anzi. Sempre coinvolgente e appassionato del proprio lavoro. Lo avevamo visto qualche settimana fa al Nameless Festival e anche in questa occasione si è confermato eccezionale. Finita l’esibizione sul main, era talmente gasato e contento che ha deciso addirittura di improvvisare anche un miniset al Rave Plane. Oltre allo statunitense, bene Gordo, gli italiani 999999999. Un po’ sottotono gli Adriatique che, al contrario del solito, hanno suonato un po’ svogliatamente trasformando la performance quasi in una sorta di playlist. Tra gli altri nomi, anche Richie Hawtin e Nina Kraviz.
Skrillex – Foto: Mihai Pitic
Sabato i veri protagonisti sono stati due. Fisher durante il set del quale però ci sono stati i problemi di cui abbiamo parlato prima, e Mau P. Il ragazzo prodigio olandese ha suonato per tre ore e davanti allo Spark Stage non c’è mai stato così tanto pubblico e così tanto divertimento nei tre giorni. Sul main invece l’headliner è stato Robin Schulz, un po’ scontato a nostro parere. Bene anche Loco Dice e Hot Since 82. Ci tengo a segnalare anche gli AVALANROKSTON che con la loro future rave sono stati in grado di portare in scena un’ottima performance sul Source, la prima della loro carriera come duo.
Mau P – Foto: Tommy Reerink
Domenica altra brutta notizia per l’organizzazione e per i fan. Questa volta è Wiz Khalifa ad essere impossibilitato ad esibirsi. Il festival carica una storia su Instagram in cui si vede il rapper zoppicare con un bastone. Al suo posto Fisher, con la seconda apparizione in questa edizione, ma questa volta sul main. L’ex surfista è bravo, è simpatico e sa muoversi dietro la console riuscendo a catalizzare tutta l’attenzione su di sé facendosi “perdonare” senza dubbio anche da coloro che purtroppo la sera prima non erano riusciti a vederlo. Sullo stesso palco da segnalare i B.U.G. Mafia, gruppo rap rumeno che sicuramente ci ha conquistato di più tra tutti gli artisti locali e l’intermezzo tra i due precedenti con visual accompagnati dalla dubstep in un mood che mi ha quasi ricordato quello di Lost Lands. Sullo Spark molto bene Mochakk, mentre sull’Heat senza dubbio da applauso tutta la line up con la melodic techno prima di Kevin De Vries e poi dei Tale Of Us, prima del leggendario Adam Beyer e della chiusura di I Hate Models.
Tale Of Us – Foto: SAGA Festival/ALDA
In soli tre anni il SAGA è riuscito ad affermarsi come qualcosa di importante non solo in Romania, ma in generale nel panorama internazionale, grazie a un’organizzazione quasi impeccabile che abbiamo potuto constatare anche noi in prima persona. L’evidente stima degli artisti nei confronti dell’evento, la loro voglia di esibirsi sui palchi del festival si intrecciano perfettamente con l’entusiasmo di 165mila persone che hanno solo voglia di divertirsi e di festeggiare fino alle luci del giorno successivo. E quindi cos’altro dire se non: ci vediamo l’anno prossimo! Il SAGA Festival tornerà nel 2024 il 5, 6, 7 luglio, e i biglietti sono già in vendita sul sito dell’evento.
30.06.2023