Salmo muore, va all’inferno, incontra Elvis. I due fanno il botto in macchina, e il risultato è uno strano supereroe al contrario: Hellvisback. Che poi, guarda caso, è anche il titolo del nuovo album del rapper di Olbia. “Hellvisback” esce venerdì 5 febbraio su Sony (major con cui Salmo ha firmato dopo anni passati a costruirsi una solidissima struttura indipendente con Machete Empire: label, agenzia, booking, video, grafica, tutto), con un fumetto di Francesco Liori allegato all’edizione de luxe (dove è apppunto narrata la vicenda del clash con Elvis); la produzione è dello stesso Salmo insieme a Low Kidd, il mix è a cura di Marco Zangirolami (vero deus ex-machina di molte hit di questi anni) e il master del mitico Mike Marsch dell’Exchange di Londra. Ospiti di lusso Travis Barker dei Blink 182, SBCR, Viktor Kwality. La settimana scorsa abbiamo avuto il piacere di essere invitati alla suggestiva presentazione e a uno showcase molto particolare. Red Bull #followers ha organizzato e allestito, insieme all’artista e al suo staff, un percorso in diverse stanze di un hotel milanese in via Tortona (nH, che sta diventando l’albergo delle star a Milano): dal funerale dell’artista alla stanza in cui si scopre di essere spiati, dalla decadente suite di Elvis alla stanza del dj. Fino alla clamorosa, enorme suite dove ci attende il concerto. 30 minuti micidiali, di fronte a 50 ragazzi selezionati, i vincitori del concorso di Red Bull #followers, e una manciata di invitati. Il live vede Salmo presentare qualche pezzo dell’album insieme a varie hit. L’mc infiamma subito tutto, ogni volta vederlo dal vivo è una conferma delle sue qualità di intrattenitore istrionico e carismatico. Mi piace Salmo, mi piace per questa sua energia e per come riesce a essere rock, metal, diretto, granitico, un pugile sul ring. Lontano anni luce dalla maggior parte dei rapper italiani, che alla prova del live risultano scialbi e sbiaditi rispetto alle versioni su disco. Un bellissimo, intenso, sudato live. Un grande venerdì sera. Ma facciamo un piccolo rewind.
Venerdì pomeriggio, arrivo all’hotel dove è prevista la conferenza stampa. Scopro invece che verrò portato in una sorta di luna park tetro e ricco di effetti speciali. L’immaginario di Salmo. Faccio quindi un primo giro (replicherò la sera, come detto), prima di accomodarmi nella sala. Dopo una breve introduzione del discografico di Sony, il rapper si palesa, occhiali da sole e inaspettata timidezza davanti ai giornalisti (il rovescio della medaglia di un animale da palco che ha il completo controllo della scena davanti al pubblico). Ci spiega il concept dell’album, quello di Elvis e del suo immaginario decadente negli ultimi grotteschi anni di carriera, l’idea di unire una mitologia iconica e leggendaria con quella di un anti-eroe che va fuori dagli schemi del rap e di ogni altra impalcatura conosciuta. Salmo gioca con gli immaginari, d’altronde è da sempre uno dei suoi punti di forza, dalle maschere ai numerosi video (spesso girati insieme ai registi della coppia You Nuts) a tema horror e splatter, decisivi nel definire l’iconografia dell’artista sardo. Gli chiedo appunto com’è stato l’upgrade di tutto l’impianto costruito nei dischi precedenti.

“Ho preso tutto quello che avevo fatto finora, e in modo abbastanza naturale è venuto fuori questa idea di Elvis, che è un mito, una leggenda vera, di quelle inarrivabili, sopravvissuta anche alla decadenza dell’immagine e al decadimento fisico e psicologico dei suoi ultimi anni di vita. L’ho unita alla mia esperienza, con l’ironia necessaria a mettere in scena un eroe in qualche modo negativo ma non malvagio, un personaggio disincantato che arriva dall’inferno. Io ho conosciuto il successo dai 27 anni in poi, managiando un bel po’ di merda, prima. Lui è diventato famoso, in proporzioni mai viste, a 20 anni. Io probabilmente sarei morto al suo posto, sarei morto quasi subito”.
Il concetto che Salmo allestisce intorno al disco è proprio questo, la creazione di un character forte e disilluso, sul filo del rasoio tra verità e sarcasmo. Mi tolgo una curiosità: ci sono stati problemi con l’utilizzo dell’immaigne di Elvis? Stavolta, lestissimo (forse troppo?), è il discografico a prendere la parola.
“No, non abbiamo avuto problemi o difficoltà”.
Avendo invece visto Salmo diverse volte dal vivo, e sapendo che porta in scena tutto l’ampio immaginario suo e di Machete, mi interessa sapere com’è stata un’esperienza come quella di aprire il tour negli stadi di Jovanotti, con un pubblico enorme, eterogeneo e in qualche modo abbastanza diverso dal suo. Da parte mia, anticipo che nelle due occasioni in cui lìho visto, Milano e Roma, ho notato una crescita notevole nella performance e nel rapporto con la gente di Lorenzo.
“Dopo i primi concerti volevo abbandonare il tour, mi sembrava frustrante avere davanti 30-40mila persone e vedere che se fottevano di me. Ero abbattuto. Poi mi sono fatto coraggio e ho iniziato a prenderla in modo diverso, e anche il pubblico è cambiato, ho visto cresce interesse e affetto verso il mio live. E’ stata sicuramente un’esperienza che mi ha fatto capire molte cose, dinamiche diverse nella costruzione di un concerto e una bella crescita professionale”.
La sera, dal vivo, capisco che il ragazzo ha fatto centro, quando vedo tutti i ragazzi presenti cantare a memoria “1984”, il singolo dell’album. E non il ritornello, ma tutto il pezzo. Salmo dal vivo ha una marcia in più, e il prossimo tour sarà un bel botto. Uno dei protagonisti del 2016. Garantito.
02.02.2016