John Scalzi è un autore di film di fantascienza e adora lavorare sulla composizione musicale e sui campionamenti. Ha creato da tempo con passione e dovizia un vasto database di suoni che utilizza in corti e lungometraggi. Recentemente sul suo sito ha caricato e messo a disposizione del popolo del web e quindi di tutti i produttori musicali un file (8/22/22; Perseus Galaxy Cluster) elaborato dalla NASA che riproduce il suono di un buco nero.
Nel rivedere e quindi remixare la registrazione originale della NASA, postata anche su Twitter, Scalzi ha spostato il tono originale allungandolo, questo ovviamente prima di elaborare il master finale attraverso vari effetti e aggiungendo un pattern di batteria per produrre un cupo suono ‘chugger techno’ mid-tempo che non sfigurerebbe in una produzione destinata al mercato della musica techno o a qualche rave. La NASA ha quindi solo condiviso quello che descrive come il suono di un buco nero.
Sebbene non sia una vera e propria registrazione, nel senso più stretto del termine, la clip è stata prodotta rendendo in onde sonore i dati raccolti dalle onde di pressione nell’Ammasso Galattico di Perseo. Il risultato non assomiglia a nient’altro che a un agghiacciante ululato di una creatura soprannaturale proveniente dal mondo dei film di fantascienza e da qui ecco emergere il nome di un appassionato come Scalzi.
I dati utilizzati per produrre la registrazione originale sono stati raccolti dal Chandra X-ray Observatory di proprietà della NASA, che sulla carta sarebbe la detentrice del take. In un post sul proprio blog condiviso dalla NASA, gli scienziati dietro il progetto hanno spiegato i loro metodi di ripresa. In sintesi, gli astronomi hanno scoperto che le onde di pressione emesse dal buco nero causavano increspature nel gas caldo dell’ammasso che potevano essere tradotte in una nota, nota che tuttavia gli esseri umani non possono percepire perché ben 57 ottave sotto il Do centrale.
I segnali sono stati quindi nuovamente sintetizzati nella gamma dell’udito umano e scalati verso l’alto di oltre 57 ottave sopra il loro tono reale. Secondo gli esperti della NASA vengono così riprodotti 288 quadrilioni di volte più in alto della loro frequenza originale.
28.12.2022