Siamo nel 2015, l’EDM è al suo apice, i festival sono più grandi e seguiti che mai, nuovi sottogeneri passano da sonorità di nicchia a trend planetari elevando produttori fino ad allora semi-sconosciuti a star internazionali. E’ il caso di Kygo con la tropical house, Oliver Heldens con la future house, JAUZ con la bass house giusto per fare un paio di nomi. Ma c’è una sonorità che più delle altre sembra fare breccia nello stanco mondo della big room: è la future bass. Con le sue melodie catchy, i bassi morbidi e trascinanti e i vocal radiofonici sembra essere la perfetta occasione per molti top – e altrettanti up-and-coming – per rinnovare il loro suono. Uno dei campioni di questo genere, legato indissolubilmente alla sua ascesa, è l’olandese San Holo. Dopo una raffica di remix inizialmente incapaci di attirare l’attenzione sono però i suoi primi singoli a cambiare le carte in tavola e a contribuire a fissare i nuovi standard del genere. Da ‘We Rise’ in poi San Holo è diventato sinonimo di future bass.
Con la crisi di identità che la dance sta attraversando nell’ultimo anno e mezzo, molti dei suoni che ne hanno segnato il DNA sono in pieno declino o sono già tornati nell’underground. San Holo, con la pubblicazione di ‘album1’, il suo attesissimo album di debutto, certifica in maniera inequivocabile la fine della future bass. Il processo era in atto da tempo e non coglie impreparato nessuno, naturalmente, ma è comunque fondamentale per chiudere una fase e aprirne un’altra. Come successo con altri artisti (vedi Alesso con la progressive) non era affatto scontato o semplice scrollarsi di dosso un’etichetta così potente e iconica come quella che Holo si è visto attaccare sulle spalle da fan e addetti ai lavori. Come affermato in queste ultime ore dal musicista e produttore ventottenne “quattro anni fa, quando la melodic bass music aveva incominciato ad affermarsi, mi sentivo davvero eccitato. […] Questa sensazione di creare qualcosa di nuovo e fresco, però, a un certo punto è scomparsa. Ho quindi realizzato di dover reinventare nuovamente il mio suono per ritrovare quella sensazione di scoperta. Con questo obiettivo in testa ho iniziato a scrivere ‘album1′”. La cesura con il passato è tanto netta quanto dolce: il suo suono, infatti, si è evoluto in maniera costante a partire dalla splendida ‘Light’ in poi. ‘I Still See Your Face’, ‘Lines Of The Brocken’ sono pezzi che sempre più si sono allontanati dal suono che l’ha reso famoso per abbracciare uno stile personale ed inconfondibile che si esprime in tutta la sua potenza nell’album di debutto.
‘album1’, con le sue 12 tracce, certifica un modo di creare musica poco legato all’immaginario che ha accompagnato dj e produttori come Hardwell, Armin van Buuren o Marshmello e richiama invece le interminabili sessioni strumentali che hanno caratterizzato l’attività di Avicii. Il dj ha lasciato spazio al musicista. Le CDJ alla chitarra. Lo studio ipertecnologico è stato sostituito da un semplice Airbnb a Los Angeles con terrazza, chitarre sparse ovunque e un’enorme passione per tutto ciò che è vintage. La genuinità e semplicità del workflow si ritrova impressa nella musica di San Holo che riesce a comporre un viaggio emozionale capace di cavalcare le onde post future bass, EDM, ambient, rock, chill trap con una sapienza da surfista navigato. Tra le varie tracce spiccano per qualità la solare ‘brighter days’ con Bipolar Sunshine, ‘worthy’ e la splendida ‘surface’. San Holo sembra aver tenuto fede alla promessa di non deludere i propri fan chiudendo con un capitolo della propria carriera per aprirne un altro ancora più intrigante, personale e ricco di sfaccettature. ‘album1’ è un delizioso caso in cui l’hype che circonda il progetto non si è rivelato solo fumo negli occhi ma giustificata attesa per un LP degno di essere ascoltato e apprezzato. San Holo, Bitbird, complimenti.
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21.09.2018
21.09.2018