• GIOVEDì 01 GIUGNO 2023
Interviste

Sebra Cruz e la ricchezza di fare ciò che si ama

In occasione dell’uscita dell’album ‘Don’t Worry Psy Happy’ abbiamo scambiato qualche chiacchiera con Sebra Cruz

Quello di Sebra Cruz, all’anagrafe Stefano Serafini, è un nome di pregio nel panorama affollato e sempre più competitivo dei dj. Con 30 anni di carriera alle spalle e la stima di una pletora di colleghi affermati e noti, così come del pubblico, ha deciso di pubblicare il suo primo album sotto questo alias. Una fusione di stili ben interconnessi si alternano nelle 11 canzoni del disco uscito sull’etichetta Life and Death dell’amico DJ Tennis. Abbiamo avuto l’opportunità di fargli qualche domanda per scoprire alcune curiosità.

 

Sei al tuo album di debutto: per quale motivo hai deciso di pubblicare ora il tuo primo album dopo diversi anni di carriera?
In realtà non è il mio primo album: ne ho già pubblicati due in digitale con il nome Pepe tra il 2009 e il 2011, un periodo in cui sperimentavo abbastanza, su una label che si chiamava Undercut gestita ai tempi da Sandro Russo ed altri amici. Pubblicare un album significa anche avere un certo rapporto con la label con cui si lavora ed evidentemente questa confidenza l’ho trovata per una serie di motivi solo con poche persone.

La copertina di ‘Don’t Worry Psy Happy’ è particolare, e così il calembour del titolo. Puoi raccontarceli e spiegarceli?
L’idea di mettermi insieme a delle pecore è venuta fuori parlando con Manfredi (DJ Tennis) mentre davamo atto del fatto che la musica che faccio non segue quasi mai criteri di commercio o correnti del momento. In realtà non lo faccio volontariamente o per essere per forza diverso ma a conti fatti il risultato finale è il più delle volte abbastanza personale. Il titolo significa questo, la stessa cosa della copertina, fare le cose con la propria testa.

A proposito del disco tu hai detto “Non decido mai cosa fare prima, seguo semplicemente il mio istinto del momento”. Cosa vuoi comunicare con questo album?
Non decido mai cosa fare nel senso che non prendo la mira verso un certo tipo di suono perché per fortuna o purtroppo non sono mai stato bravo a farlo. Quello che il disco comunica è il mio spirito cosi com’è.

La traccia di chiusura contiene la voce campionata del presidente Sergio Mattarella. Qual è il significato di questa scelta?
Mi è rimasta impressa quella frase di Mattarella perché è quello che penso della politica ed a pronunciarla non è un cavernicolo complottista, ma il presidente. Mentre sentivo quelle parole stavo lavorando sul pianoforte che segue gli accordi della mia traccia ‘Siebel’ che si trasforma in una navicella spaziale. Tra l’altro in quei giorni si parlava di Bezos che andava nello spazio quindi è stato tutto perfetto, anzi per qualche minuto pensai anche di intitolarla Bezos.

 

Il tuo album esce sull’etichetta Life and Death di DJ Tennis, e tra voi esiste un rapporto molto solido da tempo. Com’è lavorare con lui e con Life And Death?
Conoscere Manfredi da molto tempo, rispettandosi a vicenda, ha fatto sì che lavorare con lui ed il suo team sia una sensazione familiare e conseguenza del rispetto reciproco. Manfredi è una macchina da lavoro oltre che un’enciclopedia musicale ed anche se a volte in passato ci siamo anche scontrati, nel tempo si è creato un bel rapporto.

Ho apprezzato molto la capacità di variare genere tra una traccia e l’altra passando da melodie più ritmate, a suoni molto ambient. Qual è il genere che senti più tuo e con cui hai più “confidenza”?
Mi sento in confidenza quando faccio cose da ballare, ma altrettanto quando faccio cose più ambient. Passando molto tempo in studio può benissimo capitare di lavorare su una sequenza raw house di basso che gira su una cassa per esempio, per poi ritrovarsi 30 secondi dopo dentro un pad ambient o in un canto lontano inciampando in riverberi ed effetti. Non sono mondi poi cosi distanti e mi sento in confidenza con entrambi. Mi piace infatti ascoltare artisti come Donato Dozzy, Four Tet, Anthony Naples, Actress, Nuel, Dj Python ed altri sia quando fanno ambient sperimentale che quando fanno musica da ballo.

Alcune canzoni come per esempio ‘Flying Junior’ sono caratterizzate da synth che ricordano molto gli anni ’80 e potrebbero essere utilizzate per eventuali colonne sonore. Mi sbaglio? È un mondo che ti piace o ti interessa?
Non ti sbagli assolutamente, anzi, sono appassionato di compositori italiani e di conseguenza attratto dal mondo delle colonne sonore. Ascoltare, produrre ed anche campionare quel tipo di musica mi riporta a quando la vita era lenta e mi fa stare bene.

Articolo PrecedenteArticolo Successivo

ISCRIVITI ALLA NOSTRA MAILING LIST

Scoprirai in anteprima le promozioni riservate agli iscritti e potrai cancellarti in qualunque momento senza spese.




In mancanza del consenso, la richiesta di contatto non potrà essere erogata.