• SABATO 25 MARZO 2023
Interviste

Tech in the studio with: Showtek, energia e molto suono bouncer

Cosa fare, seguire la massa o no? I fratelli olandesi sono decisi: ci si deve solo fidare della musica che possa far emergere una personalità.

Duo di produzione di fama mondiale e pluripremiato, da anni è sulla cresta dell’onda in quella che in molti chiamano EDM. Gli olandesi Sjoerd e Wouter Janssen hanno consolidato come Showtek la loro reputazione di artisti affermati e continuano a salire nelle classifiche. Hanno visto il successo grazie a tracce come ‘Booyah’, ‘Your Love’, ‘Sun Goes Down’ e ‘BAD’, collaborazione con David Guetta che ha accumulò oltre 750 milioni di visualizzazioni su YouTube e vendette oltre 850 milioni di copie, tra fisico e digitale, in tutto il mondo. Ora sognano un pezzo con DJ Snake (“un produttore straordinario e ci piacerebbe davvero fare anche una canzone con lui”).

La loro nuova traccia, manco farlo apposta, è ‘EDM Sucks’ ed è stata realizzata insieme all’inglese Gammer. Per questa produzione, dicono di aver usato intensamente un plug-in come l’ElectraX VST per creare un suono di sintetizzatori molto personale. Per il resto, usano un Massacre 808 e per, l’EQing, il FabFilter Pro. Poi, Nemesis, Virus TI, Vahalla Reverb e Ultraspace sono altri elementi presi in considerazione dagli Showtek quando si tratta di pre produzione. Le voci sono trattate con un Vitamine, l’Isotope invece lo usano per il mastering.

 

Bisogna seguire i trend o credere nel proprio stile musicale?
La seconda strada. E si dovrebbe essere aperti alle critiche di altre persone. E nello stesso tempo credere in ciò che si è pensato. Devi solo fidarti della tua musica e dell’idea che possa essere la traduzione in note della tua personalità. E la tua personalità è unica. Quindi la tua musica deve essere unica. Questo è il consiglio che darei a tutti i produttori. Non ascoltate troppo ciò che è già in circolazione e lasciatevi ispirare dal nuovo. Se avete intenzione di copiare una traccia che è già in circolazione, arrivate secondi e ormai troppo tardi.

Come siete intervenuti sul remix ‘Can’t Take It From Me’ dei Major Lazer?
Abbiamo deciso di restare molto vicini all’originale perché la canzone era molto rilassante e non è troppo dura, quindi non pensavamo che sarebbe stato opportuno fare un lavoro fuori dai canoni. Abbiamo mantenuto l’atmosfera originale. È un po’ più energico e un po’ bouncer, certo, ma abbiamo conservato molti degli stessi ingredienti. Questo è un approccio che ci piace tenere, in generale. Non tutte le canzoni devono essere per forza stravolte.

Ci sono dei plug in che vi piace usare in modo insistente?
Per noi è bello non usare sempre dei plugin standard; proviamo a usare anche pianoforti o organi reali che danno un’atmosfera analogica al contesto, specialmente quando si usano delle parti vocali. È una sensazione più calda, quella che vogliamo ottenere.

Solitamente però il mastering li fate curare personalmente da terzi. Non è così?
Esattamente. Il nostro iter ormai è quello di mantenere un sacco di spazio per le nostre tracce e, prima di inviare le parti a un professionista interno, mettiamo tutto meno 10 db.

 

Quanto tempo trascorrete in studio?
Ci sono stati momenti in cui siamo stati in studio anche sei giorni alla settimana facendo due spettacoli nello stesso lasso di tempo. Ora invece non ci sentiamo di dover rimanere sempre in studio e lavoriamo da casa. Viviamo tra Miami, New York, Los Angeles e in parte Olanda. Quando siamo in Europa, la nostra vera casa, andiamo in studio due o tre giorni a settimana. Se poi vogliamo fare un mixdown di un canto, ad esempio vogliamo finalizzare una collaborazione e vogliamo andare oltre il mix e sentire come suona il tutto, allora passiamo molto più tempo in studio. Certi lavori li abbiamo iniziati o terminati persino in aereo.

È vero che avete ben tre studi di registrazione?
Sì, a New York abbiamo il Waterworks, a Miami abbiamo il nostro piccolo studio (ma lavoriamo anche con altri ragazzi nel centro della città) e poi a Los Angeles abbiamo un piccolo spazio in una mega area a nord di Hollywood, di proprietà del Blink 182.

Chi ha curato l’acustica e il progetto del vostro studio di registrazione principale?
Misha Yakobi, un designer che ha fatto tantissimi altri lavori, tra cui lo studio di Armin van Buuren.

Avete qualche accorgimento particolare, in fatto di manutenzione?
Li puliamo spesso. Non permettiamo a nessuno di mangiare negli studi. A volte ci beviamo un caffè ma non andiamo oltre. Pensiamo che se uno va in uno spazio di lavoro, questo dovrebbe essere pulito, un luogo piacevole in cui lavorare.

Potete spiegare come iniziate a produrre una traccia?
A volte si parte da una voce e si passa alla progressione degli accordi. Noi ci parliamo quasi ogni giorno al telefono e pianifichiamo. A volte si parte invece da una melodia che gira da tempo in testa, a volte è un riff che ci ispira. Ad esempio, per ‘EDM Sucks’ abbiamo lavorato prima sul drop e poi lasciato a Gammer il breakdown.

 

Avete molte persone nel nostro settore che vi danno molte consulenze in fatto di produzione?
Sì, e gran parte sono gli artisti stessi con cui lavoriamo. Vogliamo un Avalon per un missaggio? Okay, prendiamo un Avalon. Vogliamo anche un microfono particolare? Lo cerchiamo. Passo dopo passo, il setup dello studio cresce con noi. Ci sono voluti due anni per capire come avremmo voluto costruirli.

Come intervenite in fase di mix?
In digitale, in the box. Ma lavoriamo con ingegneri che applicano personali teorie sulla miscelazione. Lavoravamo con con un banco 100 DMX della Sony, che crea una particolare sensazione analogica. Ma ormai lo usiamo sempre meno.

Una buona idea: quale sarebbe?
Qualcuno dovrebbe inventare un plug in in cui canti la tua melodia ed è tradotta subito, in tempo reale. Se potessimo canticchiare una melodia e questa scrivesse e selezionasse da sola i suoni ideali, sarebbe splendido: in un minuto avremmo davanti un provino.

Molti vostri colleghi cercano sempre di spingere in fase di mix. Voi che fate?
Lavoriamo molto con le mandate. Invece di mettere tutti i plug in su ogni canale, cosa che può rovinare il calore e la dinamica, si badi a immaginare di intervenire sulle varie spinte solo in una seconda fase. Vuoi un mix potente? Prima crea la canzone mantenendo un segnale originale, fedele. Noi manteniamo il nostro suono originale in sottofondo. Non lo blocchiamo all’interno: lo addizioniamo.

 

 

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Riccardo Sada
Distratto o forse ammaliato dalla sua primogenita, attratto da tutto ciò che è trance e nu disco, electro e progressive house, lo trovate spesso in qualche studio di registrazione, a volte in qualche rave, raramente nei localoni o a qualche party sulle spiagge di Tel Aviv.

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