Foto: Bogdan @Chilldays Plakov
In una scena rap perennemente intasata di nuove proposte, il problema, spesso, più che emergere sembra rimanere. Troppo spesso si assiste infatti a one hit wonder in grado di azzeccare una canzone, un mixtape o anche un disco, per poi sparire nel nulla da cui erano arrivati.
Il percorso di Lazza, contrariamente a quello di tanti altri, è invece stato più organico e regolare, più sano sotto certi punti di vista, perchè ogni passo avanti è sempre sembrato la naturale prosecuzione di quello che era stato fatto in precedenza. Per questo a cinque anni dal suo esordio, e a tre dal suo disco ad oggi più fortunato, ‘Re Mida’, Lazza si può permettere di uscire con un lavoro come ‘Sirio’, in cui convogliare tutte le sue ambizioni, sia per provare ad allargare il pubblico e uscire dal seminato, sia per confermarsi come un artista con la A maiuscola.
Abbiamo avuto la possibilità di incontrarlo pochi giorni prima dell’uscita di ’Sirio’, per fare quattro chiacchiere e chiedergli quali sono le sue sensazioni, di come sono nati i featuring con Tory Lanez e French Montana, e se secondo lui il Milan vincerà lo scudetto.
Partiamo a cannone, domanda importante, tu scrivi tutti i giorni?
(ride) Dipende dal periodo, “scrivi tutti i giorni” è un parolone, entro in studio con la testa di fare una session non tutti i giorni, ma ogni volta che mi abbozzo un’idea, un concetto, che ho voglia di mettere in musica, sì quasi tutti.
Va bene, questa era solo una domanda meme, per rompere il ghiaccio.
Però fa ridere, hai spaccato.
Grazie. Allora, ‘Sirio’ arriva a tre anni da ‘Re Mida’, il disco che, a mio modo di vedere, ti ha consacrato. Un disco che ha ottenuto un successo grandissimo, ha fatto doppio platino, e ha funzionato molto. Come sono le sensazioni per questo nuovo capitolo? C’è ansia da prestazione?
Forse Caparezza diceva che il secondo era il più difficile, non condivido. Avrei potuto fare un altro album come ‘Re Mida’, che è proprio la mia cosa – non che questo nuovo non lo sia. Anzi, ti dico, al tempo, quella era la mia strada, poi è cambiata, quello che faccio oggi è la mia roba, avevo bisogno di una nuova dimensione. Poi mi auguro che i fan, e chi si avvicinano a me oggi, siano incuriositi dal capire tutto il resto, non voglio si fossilizzino su ‘MOLOTOV’ e basta. Come vedi sono uscite due tracce completamente diverse, ‘OUV3RTURE’ è proprio il mio timbro, il mio marchio di fabbrica; mentre ‘MOLOTOV’ è una canzone più estrema per il mio percorso.
Avevo proprio una domanda su ‘MOLOTOV’: come mai hai scelto proprio questa traccia come secondo singolo? È molto distante dal tuo solito.
Mi sembra che tutti stiano facendo quello che è nella loro zona di confort, io volevo un po’ spostarmi. Però, per tornare alla tua domanda di prima, ansia da prestazione no, sono curioso di sapere come reagiranno le persone a quelle chicche nuove che abbiamo aggiunto. Quei due-tre brani che abbiamo fatto appositamente per allargare il pubblico. Non mi bastava più dire “sono uno dei più forti a fare un certo tipo di musica”, volevo cercare di affacciarmi ad altro. Io poi cerco di essere positivo, quello che arriva è sempre tutto buono, per cui no, ansia direi di no.
Per quanto riguarda il titolo, ‘Sirio’, la stella più luminosa del cielo notturno, mi ha rimandato di nuovo a ‘Re Mida’. Ho trovato che entrambi fossero una dichiarazione di status molto forte. Che scarto concettuale c’è tra i due titoli?
‘Re Mida’ era un concetto molto rap, molto spocchioso, molto macho. Di ‘Sirio’ io ho due visioni, perché sì, è vero che è la stella che brilla di più nel cielo notturno, e quindi se la riporti nel rap, diventa “io brillo più di tutti bla bla bla”. Però considera che ‘Sirio’ è anche l’unica stella che vedi quando in cielo non c’è niente, la mia seconda maniera di interpretare le cose è questa: tu pensa quanto è difficile brillare da solo. Rapportato, poi, anche al periodo storico in cui siamo, in cui al nostro settore è stata tolta la corrente.
Prima parlavi di omologazione e di zona di confort, avresti voglia di spiegarmi meglio questo tuo pensiero?
Omologazione no, non direi, se vedo Sfera ha fatto dieci cose diverse e tutte valide, a partire dal pezzo con Blanco che è nel viaggio di ‘MOLOTOV’, poi ha fatto il pezzo con Lous and The Yakuza, poi ‘TU MI HAI CAPITO’ con Madame, la sua zona di confort è la hit, indipendentemente da che hit sia. L’unico che può permettersi di stare nel suo e fare numeri mainstream è Guè: ha fatto un mixtape che è praticamente un disco, e un disco ufficiale completamente rap con i feat. che voleva lui. In ‘GVESVS’ c’era Rick Ross, che è un nome che in Italia molti capiscono, ma già Jadakiss, io sono caduto dalla sedia quando l’ho visto, mi sono gasato ancora di più che per Rick Ross, poi Dutchavelli è un nome che gli addetti ai lavori e pochi altri capiscono. Guè riesce a mantenere quel livello senza spostarsi, e lo rispetto tantissimo per questo. È sulla scena da oltre quindici anni e ha più di dieci dischi all’attivo, ha dato e continua a dimostrare, non si ferma. Però vedo che tanti – senza farti nomi – magari più giovani di me, già ripropongono la stessa minestra, peggiore di quella che avevano proposto prima, e non dicono “ok, fino a qui ho messo un punto, ora devo confermarmi e andare oltre”. Anche nella mia posizione di oggi, e sono un nome abbastanza importante, mi sembra giusto provare a toccare altre sfere, e credo che questo sia una cosa che dovrebbero provare a fare tutti.
Anche per questo, per “toccare altre sfere”, hai deciso di inserire Drillionaire come supervisore artistico insieme a Low Kidd?
Drillionaire è un altro producer con cui io ho a che fare da tanto tempo, se cerchi su YouTube trovi un freestyle che si chiama ’N70’, del periodo Blocco Recordz, e già lì lavoravo Drillionaire. Diciamo che Low Kidd e Drillionaire sono stati fondamentali in due periodi diversi della mia carriera, e contando che questo lo considero il mio disco più bello e matura, trovavo giusto dare una tripla direzione musicale: la loro e la mia. Io poi sono uno che in studio ha le idee molto chiare, raramente non so che direzione prendere. Se so che sto andando in studio arrivo con un paio di reference da cui partire. Credo sia una cosa funzionale il fatto di aver messo loro due assieme: Low Kidd – non smetterò mai di ripeterlo – secondo me è un padre di questo genere. Tutti quelli che una mattina si svegliano e pensano di avere l’idea di essere meglio di Low Kidd gli mettiamo un bigliettino fuori dallo studio come dal macellaio, entrano, e vedono cosa non sanno fare. Drillionaire credo sia la nuova proposta migliore che c’è in giro. Diego si sta affermando adesso, ha preso in consegna quattro/cinque progetti pesanti che sono già usciti, come il disco di Tony Effe – secondo me un lavoro impeccabile, uno dei dischi migliori dello scorso anno a mani basse – ha fatto alcune cose per Sfera, con Wayne – un disco da cui mi aspettavo molto di più in termini di numeri, per quanto è forte. Drillo è davvero il re Mida della situazione, tutti gli album che sta toccando son diventati delle bombe, anche sull’esordio di Paky ha piazzato un paio di chicche come ‘100 Uomini’ e ‘Blauer’.
‘Blauer’ è una delle canzoni che sto ascoltando di più nell’ultimo periodo.
Eh, è un bel sasso, poi lui su quei banger è proprio ferrato, gli escono davvero bene.
Foto: Bogdan @Chilldays Plakov
Tu secondo me hai lasciato di stucco tanti quando hai annunciato Tory Lanez come primo featuring del disco. Annunciandoli uno per volta, molti pensavano che le cose si sarebbero esaurite con lui e ho letto tanti che scrivevano con “ha speso tutto per un solo feat”. Come se avere dei guest americani fosse solo un’operazione ben pagata, per fare hype e basta…
In primis, all’estero quando chiami qualcuno sul tuo disco lo paghi, è lavoro. Se Drake chiede la strofa a Future, Drake paga la strofa. Poi ti dico, Tory Lanez ci ha trattato benissimo, perchè era fan del pezzo. Con Tory Lanez – come con French Montana – e la vorrei scrivere su un palazzo sta cosa, ci ho parlato io. È normale che poi per le questioni burocratiche metti di mezzo l’etichetta, però mi piace che le cose nascano in maniera genuina, spontanea. Mi piace avere un contatto diretto con gli artisti, dove posso. Fortunatamente con Tory Lanez ci ho parlato più volte, il tipo era preso bene, gliel’ho spedito e lui, tra l’altro, ha rifatto lo stesso flow mio: appena lo senti, si nota che ha rifatto la mia stessa topline, perchè l’ha fatto? Perchè gli è piaciuto. Tant’è che quando gli ho detto “facciamo le buche con sto pezzo”, lui mi ha detto “mandami il master”, ha ascoltato, mi ha messo un cuore al master e mi fa “pazzesco”. Ma così è stato dalla prima volta che ci ho parlato e ci siamo scritti in DM, lui non mi conosceva e mi ha chiesto qualcosa da sentire per capire se ci potesse stare bene. Gli ho mandato due pezzi o tre, al terzo che gli ho mandato è rimasto stupito, era una cosa su cui lui sarebbe potuto stare bene, e gli mandai ‘Povero te’ di Re Mida – un pezzo che tra l’altro non ha neanche fatto tantissimo, ma a cui io sono più affezionato. Idem French Montana, che tra l’altro mi segue su Instagram, ci siamo parlati sia in DM su IG che su FaceTime una mattina. Mi fa “grande bro, il pezzo spacca, adesso sono in studio da Kanye che finisco la strofa di ‘Donda’, poi faccio la tua”.
Caspita, che sogno.
Super figo, fai conto che io ero con tre ore di sonno a cambiare le gomme al Porsche e mi arriva questa chiamata di un amico che mi ha fatto da tramite con lui, e mi fa “bro, ci sei? ti devo passare una persona. Parcheggia da qualche parte, fermati”. Poi ci siamo sentiti ancora un’altra volta che era da Audemars Piguet a comprare un’orologio. E comunque, se vogliamo dirla tutta, non ho speso tutto per French Montana, e neanche per Tory Lanez.
Nella prima canzone hai scritto “non sai per un disco quanto mi impegno”. La cosa dell’insofferenza verso il pubblico e verso la critica mi sembra abbastanza ricorrente nel disco. C’è qualcosa che il pubblico ma anche la critica, non ha capito di te?
A me non piace quando sento dire “quello spacca però gli manca il personaggio”, il mio personaggio è che sono una persona. Posso avere un milione di follower e quaranta dischi d’oro in casa, ma se mi fai girare le palle, ti mando a cagare comunque. Non mi sento né superiore né inferiore a nessuno, tu non sei inferiore a me, né tu mi sei superiore, facciamo cose diverse. Tu sei un giornalista, io un musicista, se facessi il rapper saremmo in competizione. La gente non ha capito questo, io non sono né superiore né inferiore a nessuno, sono solo uno a cui è andata bene, e che non vuole rotture di palle.
E quello che mi fa stare male è che davvero, sai per un disco quanto mi impegno? E poi per te è più importante avere un augurio di compleanno? Non è che faccio questo lavoro per farmi le foto.
Quando ho iniziato a scrivere non pensavo “ah cazzo, un giorno sarò famosissimo, mi chiederanno le foto in giro, e farò un sacco di soldi”. No, per me era la mia unica forma di comunicazione. I primi anni che scrivevo e andavo a scuola, molti miei compagni di classe non credevano in me. Quando era il periodo 02, pre Blocco Recordz, quando io, Giaime e company siamo stati catapultati in una cosa più grossa di noi, mi è capitato più volte di essere coi DOGO, con Marra, con Ensi, ed eravamo gli ultimi arrivati, però per noi era figo anche solo essere là. E mi ricordo dei miei compagni che mi dicevano, “eh oggi cosa fai? oggi pomeriggio esci o vai a fare pane e nutella con Marra?” e alla fine si, vado a fare pane e nutella con Marra. Però ci credevo in ‘sta roba, insieme a pochi, e cercavo di comunicare con la scrittura quello che non riuscivo a dire a parole. Realmente non me frega niente di fare le foto. Mi hai mai visto fare una storia coi soldi in mano? Mai.
Che mi venga in mente no, al massimo la Porsche.
Ma la Porsche è un traguardo! Non voglio farti vedere quanto sono ricco, ma che con i risultati dei miei sforzi sono arrivato a comprarmi quella macchina. Può sembrare una sboronata, ma è molto di più. Poi il post lo dovevo fare perchè avevo un accordo con loro.
Una traccia del disco mi è piaciuta molto, ’Topboy’. Quindi volevo chiederti: hai voglia di raccontarmela?
È nata perchè volevo fare un ‘Re Mida’ – la canzone – parte 2. Mi ha fatto molto piacere quando quella traccia ha fatto disco d’oro anni fa, perchè il rap classic in Italia va ancora sdoganato bene, e non è facile certificare con quelle cose. In più, per un fattore di appartenenza, il pezzo rap nel mio disco non può mai mancare, e volevo dire delle cose su beat così. Sono andato in studio da Low Kidd con un campione di Satie, e gli ho chiesto di rivoltarlo, per fare quel tipo di pezzo. Poi sentendolo, risentendolo e risentendolo, pensavo mancasse qualcosa e io ci sentivo Noyz tantissimo. Ci sta bene lui per più motivi, prima di tutto è proprio una canzone papabile per lui. In più, se confronti le tracklist dei miei lavori, sul primo c’erano Salmo e Nitro, sul secondo Luchè, Guè, Tedua, Izi, Fibra, e nella repack Sfera con un ritornello, Plaza con una strofa, Giaime, Emis Killa, e Kaydy Cain su un remix. Se vedi su ‘J’ ci sono quei nomi, è un mixtape quindi ci sta che chiami molti featuring, con cui non avevo mai collaborato: Shiva, Goelier, Rondo, Gemitaiz, Pyrex, tanta altra gente. Mi piace offrire sempre una cosa nuova. E se vedi anche qua ho cercato di fare ancora cose diverse, Sfera non aveva mai fatto una strofa su un mio progetto, al massimo un ritornello; Geolier sono talmente fan che mi piacerebbe averlo su ogni progetto, poi ci sono Tory Lanez e French Montana che non avevo mai fatto e penso non saranno rifatti, e poi c’è Noyz che è una cosa nuova. Ti posso fare ora io una domanda? Non ti fare problemi, come lo senti rispetto a ‘Re Mida’, un passo avanti o indietro?
Oddio, dovrei riascoltare ‘Re Mida’, così su due piedi, ti direi un passo avanti però non saprei argomentarla bene, perché ‘Re Mida’ non l’ho ascoltato di recente, quindi avrei bisogno di un confronto più diretto.
Io lo sento più maturo, ci vedo una crescita personale e emotiva. ‘Re Mida’ oltre a un paio di perle più conscious è un album spaccone, qui secondo me ci sono tutte le sfaccettature giuste nel posto giusto.
Guarda, una cosa che ho notato mentre lo ascoltavo era che l’ho trovato molto omogeneo nella sua diversità. È un disco di 17 tracce che però non sembra lungo. A me se un disco non piace pesa davvero tanto ascoltarlo, e di dischi brutti, facendo questo mestiere ne trovi. Mentre ‘Sirio’ io oggi l’ho ascoltato due volte, non mi è pesato, è molto facile da ascoltare integralmente.
Ti ringrazio, era quello che speravo di sentirmi dire.
Abbiamo ancora due domande, una stupida e una intelligente.
Partiamo con quella stupida.
Il Milan lo vince lo scudetto?
Speriamo, facciamo tutti gli scongiuri del caso. Sarebbe bello, giuro che scendo a festeggiare anche io. Se vinciamo chiamo Leão e Maldini, che sono due miei amici, e se fanno il pulmino che vanno a fare festa, vado su con loro.
Io spero di no, che sono dall’altra parte di Milano, e gufo a ogni vostra partita.
Per me possiamo chiudere qua l’intervista (ride).
Okay, ultima domanda, c’è qualcosa che è rimasto fuori da ‘Sirio’ che avresti voluto mettere, e che invece è rimasto fuori?
La title track, però mai dire mai.
08.04.2022