L’inizio di una collaborazione con un mostro sacro del genere come Paul van Dyk e la pubblicazione attraverso BXR di una cover di una hit del passato: “Lizard” di Mauro Picotto. Solis & Sean Truby sono due dj in netta ascesa nel mondo della trance. Impossibile fermarli.
Quando avete deciso di iniziare la collaborazione con BXR?
Siamo stati contattati direttamente da Media Records. La casa discografica, dopo aver ascoltato un nostro bootleg di “Lizard” di Mauro Picotto, che Markus Schulz ha supportato in modo massiccio, ci ha chiesto di trasformare la release in un remake ufficiale. Il nostro nuovo materiale sul Coldharbour di Markus Schulz è la prova che, per quanto amiamo ancora produrre brani inediti, siano sempre in circolazione dei brani storici che andrebbero rivisti, aggiornati, attualizzati. “Lizard” ne è un esempio. Quando suoniamo la nostra versione la gente va in delirio.
Il vostro sound è trance o tech trance?
Negli ultimi tempi abbiamo prodotto entrambe le cose. Amiamo spingerci al limite del suono, quando siamo in studio: cerchiamo sempre di scavare nella musica per trovare quello che più secondo noi si addice a una pista dark, scura, club.
Come è nato “Lizard”?
In origine questo era una semplice bootleg fatto per i nostri show. Abbiamo sempre inserito dei classici dei nostri artisti trance preferiti, nei set, e “Lizard” è tra questi: un brano senza tempo. Studiati il groove, la progressione e il breakdown, tutto il resto è arrivato insieme abbastanza rapidamente e naturalmente.
Quale giudizio potete esprimere su una label come BXR?
Ha una grande storia, nel genere, per cui siamo molto orgogliosi di far parte di questa squadra.
Siete dj, produttori, musicisti. Veri animali da studio o da palcoscenico?
Entrambe le cose. È bello stare in studio, lavorare, sperimentare. Ma ci piace condividere la nostra musica con il pubblico e il djing è il modo migliore per farlo.
La trance attuale vi piace?
Proviamo sentimenti contrastanti. Ci sono così tanti grandi produttori in giro, che il livello è molto alto. Ma si ha realmente bisogno di guardare avanti, ora, perché l’era del digitale ha inondato il mercato con un’infinita produzione e, in essa, ci sono molti brani mediocri. In realtà noi prendiamo ispirazione da un sacco di diversi stili di trance. È fondamentale prendere in considerazione la velocità dei brani. Se dovessimo scegliere, probabilmente opteremmo per il lato più oscuro della forza. E un bpm stimato sui 138.
Cosa vi piace, sinceramente?
Le cose di Protoculture. Lui è un genio, noi lo supportiamo molto.
Uno stile come il vostro o un suono come quello di BXR può essere una valida alternativa alla EDM big room suonata nei festival?
Sicuramente. I festival hanno bisogno di un suono in continua evoluzione. Certo, personalmente ci piacerebbe vedere nuovi frequentatori durante i grandi eventi dei prossimi anni. Molto dipende dai trend setter e da coloro che dall’alto di un grande nome possono dire la loro e cambiare lo stato delle cose.
Un suggerimento sul tema?
Pensare fuori dagli schemi e mantenere un suono moderno, fresco, coerente, aggiornato.
Chi ha fatto tanto per la scena? A chi bisogna dire grazie?
In termini mantenimento di un genere vivo, sicuramente Armin van Buuren: con l’aumento e la diffusione di eventi come Armin Only e ASOT, è quello che ha fatto e dato di più. Ci sono anche tanti pionieri, o nuovi e vecchi nomi, come Orjan Nilsen, John O’Callaghan, che davvero hanno coperto un ruolo decisivo nella trance.
09.11.2015