• SABATO 23 SETTEMBRE 2023
Costume e Società

Il fenomeno speed up è qui per restare

Come i remix velocizzati delle tracce e le montagne di mash-up che vanno in questa direzione hanno portato l'industria musicale all’ennesimo bivio. Formando una gigantesca discarica musicale. Tutto questo ha ancora senso? Forse no. È ancora una volta colpa o merito dei dj. Vediamo perché

Cassö è un’artista emergente e il suo debutto con il singolo ‘Prada’ è la conferma che la musica in generale, e non solo la dance, si sta velocizzando in modo nevrotico e forsennato, oltre dissennato, a livello di bpm. Nato sulle ceneri di ‘Ferrari Horses’ di D-Block Europe, con l’aggiunta la cantante RAYE, l’adattamento intriso di hard trance sta creando cloni su cloni e diffondendo mania ed euforia su questo genere, come un’esplosione dell’ennesimo trend. Gli artisti pubblicano sempre più versioni accelerate delle loro canzoni, anche con la pratica dello speed up. C’è solo da capire il perché.

 

Diversi artisti già negli anni 2000 acceleravano le loro tracce portandole in un ambito trance o hard dance e creando involontariamente il sottogenere nightcore e i primi a farlo sono stati due norvegesi che si sono appropriati del nome. Parliamo di tecniche e tecnicismi, invece. La versione edit di una traccia musicale ne aumenta il tono e ne accelera il materiale sorgente di circa il 35%. Cioè dà un effetto quasi identico alla riproduzione di un disco in vinile da 33 giri a 45 giri: ecco spiegato quell’effetto quasi comico delle voci che i dj definirebbero come pitchate in malo modo.

In piena era TikTok, con le etichette discografiche che monetizzano e con la fama portata agli artisti da classifiche, clip virali e soprattutto con sempre meno tempo a disposizione anche su versioni originali già brevi, ecco l’esigenza di rendere tutto maledettamente veloce. E non sono le etichette, i dj o i produttori ad accelerare le canzoni bensì i fan stessi attraverso le funzioni delle app.

 

Lo fanno con una media abbastanza alta: il 30% e con punte del 50% dei brani viene strapazzato e reso a volte irriconoscibile. I risultati sono acuti e frenetici e riscontrano un diffuso successo virale su TikTok e oltre. Tanto successo che artisti ed etichette ne hanno preso atto, pubblicando ufficialmente versioni accelerate delle proprie canzoni sui servizi di streaming nel tentativo di dirottare la sconcertante popolarità del fenomeno.

Un esempio risale allo scorso anno con il fenomeno ‘Bloody Mary’ di Lady Gaga, impietosamente velocizzata e subito sincronizzata al ballo virale di TikTok ispirato alle mosse eccentriche della star Mercoledì (Wednesday) Addams, Jenna Ortega. La playlist Sped Up Songs di Spotify (scritto così, con una sola e) ha oltre un milione di like e comprende ore e ore di brani che sono stati trattati rapidamente e ufficialmente ripubblicati dalle etichette discografiche. E non solo brani di dj. Anche artisti da Grammy. Al di fuori dell’ambito dei servizi di streaming legale, riconosciuti dalle etichette, la tendenza è ancora più diffusa: YouTube, Soundcloud e TikTok ospitano di tutto e stiamo parlando di miliardi di visualizzazioni che le discografiche a livello economico non vedranno mai.

 

Indie e major sono corse ai ripari ma il business sta scappando di mano. Ma è giusto soffermarsi sul perché le canzoni vengano accelerate e in che modo questo suono sia finito per dominare l’algoritmo di TikTok e irrompere nel mainstream passando dalle altre piattaforme. Alcune delle risposte sono annidate nel termine nightcore, che abbiamo visto sopra, e la sua infinita e dilagante fan base influenzata in tempi non sospetti e lontana dalla tecnologia dal Bubbling, un movimento musicale di breve durata degli anni ’90, che ha visto i dj olandesi accelerare le tracce in modo simile.

È sempre colpa o merito dei disc jockey, dopo che un certo DJ Moortje erroneamente riprodusse un disco dancehall da 33 giri a 45 giri, inventando accidentalmente un nuovo genere nel processo. Non è nata così anche la jungle e la drum’n’bass, con i dj che suonavano brani hip-hop, urban e black accelerandoli dai loro giradischi? Sin dall’inizio del nuovo millennio e con l’avvento delle nuove tecnologie la sperimentazione e i sample trasformati in voci acute hanno così creato una tendenza nota come chipmunk soul ha visto i produttori degli anni 2000 mandare su di giri i sample soul per creare accompagnamenti melodici unici per i loro ritmi. Cose che vanno oltre le gare del DMC.

 

Così, alla lontana, il nightcore, microgenere, nicchia della nicchia, ha iniziato a influenzare la nuova leva di produttori A.G. Cook e Danny L Harle, che hanno lavorato con artisti come Charli XCX, Lady Gaga e Beyoncé introducendo nelle basi per le star di cui sopra suoni massimalisti dal mondo clubbing. Un cambio di passo, provocato sempre da chi (in)consciamente osa.

Parlando con il New York Times, Harle ha descritto il primo ascolto di un brano nightcore come la scoperta di “un nuovo universo di espressione”. Harle assegna a Internet il ruolo del player che ha permesso alla comunità dei nightcore di velocizzare e condividere la musica nei primi anni 2000. E i social hanno fatto il resto trasformando il fenomeno in mainstream. Il sito Musicradar pensa che tutto sia alimentato dal “desiderio collettivo di finire l’ascolto delle canzoni più velocemente e di raggiungere una botta di dopamina grazie al ritornello”, e questo deve accadere il prima possibile nella società di oggi.

 

Instagram e TikTok “allenano” incessantemente il nostro cervello a cercare ogni giorno il prossimo video, il prossimo post o il prossimo chiacchiericcio velocemente. Probabilmente, la canzone accelerata (anche il quotidiano Il Manifesto si è accorto di questo) è l’ultimo passaggio, quello finale, di un estenuante processo di riduzione dell’attenzione. Sicuramente, la proliferazione di canzoni accelerate è uno dei tanti segnali di un mutamento culturale. Gli album non interessano più a nessuno e a quanto pare neanche la canzoni.

 

 

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Riccardo Sada
Distratto o forse ammaliato dalla sua primogenita, attratto da tutto ciò che è trance e nu disco, electro e progressive house, lo trovate spesso in qualche studio di registrazione, a volte in qualche rave, raramente nei localoni o a qualche party sulle spiagge di Tel Aviv.

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