Ricordate quando nel primo trimestre di quest’anno avevamo dato notizia che Spotify aveva raggiunto i 60mila caricamenti quotidiani? Avevamo dimostrato tutti un certo livello di stupore, davanti a certi numeri. Solo che in piena fioritura discografica, con produttori e case discografiche desiderose di dimostrare più la quantità che la qualità della propria musica, con algoritmi che generano rapidamente nuovi contenuti, senza contare la scaltrezza e l’efficacia nei flussi di un mondo come il lo-fi e la forza di acceleratori come DistroKid e TuneCore, che hanno contribuito all’aumento, oggi ci ritroviamo davanti a un nuovo record: la carica dei centomila.
Ogni giorno circa 100.000 nuovi brani vengono uploadati sulle piattaforme di streaming musicale, quindi non si tratta solo di Spotify ma anche delle solite note, come Deezer, Tidal, SoundCloud o Apple Music e similari. È il caso di dirlo: è un volume di musica impressionate. I contenuti associati alle attività social e l’infodemia sui prodotti e gli artisti usa e getta stanno rendendo sempre più difficile farsi largo scoprendo qualcosa di interessante. Con la capacità di distribuire, promuovere e sviluppare realtà musicali le case discografiche stanno assumendo sempre più un ruolo di primo piano per le carriere dei musicisti e si stanno trasformando in agenzie di servizi.

Come da grafico pubblicato dal sito specializzato Music Business Worldwide si era partiti nel 2018 da 20.000 tracce quotidiane e si è passati a 40.000 del 2019, alle 60.000 di febbraio di quest’anno, sino alle 100.000 recentissime. La domanda sorge spontanea: dove finiremo? O meglio, quale record le piattaforme toccheranno un domani e che benefici (…) potrà godere il mercato? Se dal 2018 al 2022 il volume coplessivo dei brani caricati quotidianamente si è moltiplicato per cinque su Spotify, cosa potrà succedere a tutta la filiera se non l’infilarsi in un vero paradosso creando una bulimia musicale?
La difficoltà di farsi vedere, sentire e di distinguersi dalla concorrenza prendendo le distanze dai 99.999 brani caricati quotidianamente sta mettendo in ginocchio molti attori del comparto, molti dei quali sono impossibilitati nel trovare spazi durante gli spettacoli dal vivo o imporsi in piattaforme legate al Web3 e ad attività in streaming. La stragrande maggioranza degli artisti non ha budget su cui appoggiarsi, skill o esperienza per trovare una via che li possa portare a farsi conoscere. La legge dei grandi numeri può rendere un catalogo online migliore di uno più contenuto?
09.12.2022