L’annuncio era nell’aria da diversi mesi – da quando, più nello specifico, la quarantena ha evidenziato un boom di concerti, dj set e performance in live streaming – ma l’ufficialità è arrivata solo pochi giorni fa. Spotify si butta nel ghiotto affare dei live streaming e lo fa con la nuova feature chiamata Virtual Events.
Il concerto virtuale, corredato di data e altre info, apparirà sia sul profilo Spotify dell’artista che lo organizza sia nel nuovo Concert hub (uno spazio all’interno della piattaforma svedese in cui verranno presentati tutti gli appuntamenti di questo tipo) a patto che sia stato precedentemente calendarizzato all’interno di Ticketmaster o Songkick. Non c’è modo, per ora, di inserire un Virtual Event direttamente sulla piattaforma attraverso, per esempio, la dashboard di Spotify for Artists. L’evento apparirà nella sezione ‘On Tour’ dell’artista e potrà essere trasmesso su piattaforme esterne come Twitch, Instagram Live, YouTube Live o reindirizzato su un sito internet terzo.
“Con molti tour postposti fino al 2021, è emersa la forte necessità di proseguire con gli eventi virtuali. Desideriamo rendere più facile l’individuazione di questa tipologia di concerti ai nostri utenti e, parallelamente, vogliamo semplificare la vita agli artisti che scoprono questa possibilità per la prima volta”, afferma Spotify in un comunicato.

Daniel Ek, dopo aver fagocitato il mondo dei podcast, ora vuole investire anche nel mondo degli eventi virtuali. In questi mesi dove gli eventi dal vivo, i tour e i festival si sono praticamente azzerati – una cosa mai successa nella storia della musica contemporanea – è emerso un modello di business legato agli eventi virtuali dalle interessanti possibilità lucrative. Senza andare molto distanti, possiamo citare come modello da osservare con attenzione quello introdotto da Tomorrowland con il suo Digital Festival che, lo scorso luglio, ha visto circa un milione di spettatori paganti per un totale di più di 10 milioni di incasso lordo. In un solo weekend. Davvero notevole.
Come indicato in un recente approfondimento su Music Business Worldwide, uno dei motivi principali che ha spinto il colosso svedese a investire in questa direzione è la semplice considerazione che se non l’avesse fatto, qualche altro player mondiale avrebbe approfittato di questo momentaneo vuoto imprenditoriale. Da non dimenticare, inoltre, la volontà di Spotify di aumentare la propria offerta a pagamento inserendo nuovi piani (oltre a quello Premium) per avvicinarsi, e magari superare, ciò che offrono i competitor Amazon Music, Deezer o Tidal. Nulla impedisce a Daniel Ek di inventarsi la possibilità di accedere a pagamento a concerti, live, letture, eventi, anteprime musicali o di pensare a piani pay per view ancora più onerosi dedicati i superfan che desiderano avere un rapporto ancora più diretto ed esclusivo con il proprio musicista o gruppo preferito. Un maggiore ventaglio di scelte capaci di accontentare non solo l’ascoltatore medio ma soprattutto i super appassionati potrebbe differenziare definitivamente Spotify dalla concorrenza e generare un’interessante entrata economica capace di riempire le tasche degli azionisti della piattaforma svedese. Speriamo che il 2021 possa essere l’anno del rilancio del nostro comparto, sia dal vivo che in live streaming. In ogni caso, Spotify sembra pronto.
29.09.2020