Nel 2003 venne chiesto a Steve Jobs se la Apple avrebbe mai investito in servizi musicali a sottoscrizione. Lui rispose di no, perché quel genere di business non sarebbe mai realmente decollato, e il download sarebbe rimasto la priorità. Ma anche i geni si sbagliano.
Un’analisi condotta dalla RIAA (Recording Industry Association of America) sui guadagni globali del music business nel 2016, mette alla luce dati molto interessanti: lo streaming batte il download costituendo il 51% del guadagno totale dell’industria musicale americana. È la prima volta nella storia. Il CEO di RIAA, Cary Sherman, sceglie comunque di essere cauto, dichiarando che “il mercato musicale globale è solito ad improvvisi cambiamenti di rotta” e che quindi il dato registrato nel 2016 non può certo dirsi definitivo. Tuttavia, considerando la strabiliante ascesa di servizi come Spotify ed Apple Music, che nel 2015 contavano poco più del 30% degli introiti globali, sarebbe alquanto improbabile non aspettarsi una replica nel 2017. Parliamo di quasi 3 miliardi di dollari di introiti per lo streaming, contro l’1.84 milioni del download.
A questi dati – come lo stesso Sherman ha sottolineato – bisogna aggiungere le bassissime royalties conferite da YouTube agli artisti (Spotify paga addirittura sette volte di più) che non permettono al colosso di Google di giocare un ruolo di primo piano nei proventi degli artisti a livello mondiale. Ma come rinunciare a una piattaforma con un bacino d’utenza così vasto? Impossibile.

Va ammesso: i servizi streaming si sono ampliati nel catalogo ed innovati nelle funzioni, e per il prezzo che propongono (10€ al mese, il costo medio di un servizio streaming, è più o meno il costo di un solo album) lo squilibrio nel confronto al download si nota immediatamente. I recenti aggiornamenti sono inoltre andati a rafforzare ancor più la posizione di Spotify: ad esempio la possibilità di ascolto offline, ma anche i contenuti in esclusiva per gli abbonati grazie al nuovo accordo con Universal.

La morale della favola è che ascoltare musica in streaming è oggi preferito ad acquistare brani su iTunes, o comprare CD. Ve lo avevamo già detto qualche tempo fa, accedere al prodotto è divenuto più importante di possederlo fisicamente. In una società in cui consumo e getto via costituisce il mantra essenziale – oggigiorno anche i post sui social dopo un po’ spariscono – non è una sorpresa che lo streaming stia andando così bene. Un ultimo dato? ‘The Life Of Pablo’, l’ultimo album di Kanye West, ha portato a casa un disco di platino (più di un miliardo di ascolti) pur essendo uscito esclusivamente in streaming. Ad un certo punto è stato anche possibile acquistare l’album dal sito ufficiale dell’artista, ma i download hanno costituito solo lo 0,7% dei profitti della raccolta.
10.04.2017