…e ora ve lo raccontiamo. Innanzitutto, le doverose premesse per mappare la situazione: Axwell, Steve Angello e Sebastian Ingrosso ritornano con nuova musica dopo la manciata di recenti singoli che hanno preparato il terreno a un nuovo, intero album, a distanza di dieci anni da ‘Until Now’. I tre, com’è noto, sono tornati insieme nel 2018 a Miami, nella cornice di Ultra Music Festival che li aveva visti consacrarsi e poi annunciare la loro separazione durante gli anni ’10. Da lì in poi, tante promesse (“this time is forever”) e tantissima carne al fuoco, perlomeno sui social. Nella realtà, qualche traccia di discreto successo, un tour mai veramente portato avanti con la convinzione ostentata all’annuncio (poi ci si è messa di mezzo anche una imponente crisi sanitaria globale, a onor di verità), e collaborazioni che hanno fatto discutere, nel bene e nel male (da Off White e Ikea). Ora, annunciato già da tempo, il nuovo album e un tour che li porterà in giro per il mondo durante l’estate 2022.
Ma cosa dobbiamo aspettarci da questo nuovo lavoro? La data di uscita è il 15 aprile. Il titolo è altisonante e un po’ autoreferenziale, come ultimamente è nello stile del trio svedese. ‘Paradise Again’. Come dire, ora che siamo di nuovo tutti insieme, vi regaliamo il paradiso. Abbiamo avuto la fortuna di poter ascoltare questo album con qualche giorno di anticipo e possiamo spoilerare qualcosa e dirvi come ci sembra. Per onestà – e qui mi tocca passare per forza di cose alla prima persona singolare – va detto che da fan di questi tre producer fin da molto prima che si unissero nel supergruppo (tra i primi anni ’00 e l’esplosione EDM i tre, in varie configurazioni di collaborazioni, hanno davvero forgiato un suono dance nuovo che si è poi consolidato e trasformato nel tempo) ero piuttosto diffidente verso questa reunion discografica. Ma proprio per amore e stima: ci sono artisti che si incastrano in modo talmente definito e iconico in un’epoca precisa da essere difficilmente in grado di resistere ai cambiamenti inevitabili di mode, stili e suoni. La SHM è uno dei simboli dell’EDM migliore, di quella stagione, di quell’immaginario e di quel sentimento. E non è semplice per loro scrollarsi di dosso i riferimenti di un’epica che loro stessi hanno contribuito in modo fortissimo a creare. Detto questo, il disco stupisce, a tratti, in modo piacevole.
Fondamentalmente, ‘Paradise Again’ possiede due anime, due facce di una stessa medaglia. Una decisamente più dance, più schietta, esplicita, è quella che tiene fede al DNA del gruppo e che prosegue un discorso di produzioni iniziato una ventina d’anni fa e, semplicemente, evolutosi, trasformatosi, sublimatosi in qualcosa di sempre più pop, fino all’apice della sua parabola, e poi ridisceso verso una dimensione più prettamente da club. Solo che “ridisceso” non è la prola più corretta, perché non si tratta di una parabola discendente quanto, piuttosto, di una continua trasformazione, e analogamente ad altri super big della musica da ballare (vedi alle voci Diplo o David Guetta) gli svedesi hanno saputo ridare groove e credibilità a qualcosa che era ormai (e giustamente) diventato pop. Quindi, beat più housey, per quanto robusti (ma a tratti viene quasi da pensare a certa UK garage o a certa garage veloce e affilata, stile primo Van Helden). E sono i pezzi che convincono di più: divertenti, potenti, brillanti, che viene bene immaginare suonati sul mainstage di un festival come in certi club se non proprio underground, certamente meno convenzionali e pop.
L’altra anima è quella che vorrebbe definirsi “sperimentale”, e infatti da comunicato stampa ci dicono che “dal giorno che abbiamo deciso di formare SHM il nostro sogno era quello di produrre uno studio album, che potesse rappresentarci come individuali e come artisti. E dalla nostra reunion abbiamo deciso che avremmo realizato il nostro sogno, e ci saremmo imbarcati in un’avventura sonora che ci avrebbe portato verso un mondo nuovo, un mondo di pensieri liberi, di idee senza limiti e di spazi per esprimerci. Questi siamo noi, questo è il nostro mondo, questo è ‘Paradise Again’.”. Tutto bene. Però, la sperimentazione non è esattamente tale. Sono tentativi un po’ maldestri di orientarsi verso pezzi downtempo, che hanno certamente il pregio di diversificare la ricetta, e di suonare muscolosi e potenti. Pure troppo: un problema di questo album è che suona tutto aperto e massiccio come i pezzi EDM, ma al di là dei suoni “tipicamente Swedish” – e giustamente, aggiungiamo – il fatto che il mix sia così sbilanciato in quella direzione anche su brani che hanno tutt’altra pasta, non rende giustizia a diversi pezzi, omologandoli a una sorta di “versione rallentata” di altri, per dirla in modo un po’ brutale e grossolano. Il nostro trio delle meraviglie è sensibilmente più a suo agio con la costruzione di hit o potenziali tali: ‘Moth To A Flame’ con The Weeknd, che sarà protagonista insieme a loro a Coachella; ‘Redlight’ con Sting, una mossa davvero azzeccata e un beat da manuale, o anche, in zona bassa battuta, ‘Lifetime’ with Ty Dolla $ign e 070 Shake, che di fatto è uno di quegli episodi citati poco fa, con la differenza di due voci che sanno come rendere intrigante un pezzo.
E oltre ai singoli già noti? Beh, quella che viene suggerita come “focus track” (dire singolo faceva provinciale…) è ‘Heaven Takes You Home’ insieme a Connie Constance, stab piano house molto estivi e beat che richiama il già citato Armand Van Helden. Segnatela già tra i successi delle radio e della festival season 2022.
Gli episodi migliori, così ai primi ascolti, sono ‘Frankenstein’ con A$AP Rocky, la suadente ‘Home’, e i “viaggioni” in cui l’anima più pura e selvatica di producer sgamati dei tre emerge senza menate, feroce: ‘Can You Feel It’, ‘Calling On’, ‘19.30’ (perché dura così poco?? Vogliamo un’extended!), e l’iniziale ‘Time’ con Mapei, che potrebbe essere un riassunto incredibilmente centrato, puntuale, perfetto di cosa sono stati capaci di fare Axwell, Angello, Ingrosso nella loro carriera in comune così come in quelle divise o condivise solo in parte: hanno dato una linfa nuova alla house, l’hanno portata nel ventunesimo secolo, sono stati capaci di renderla pop, electro, l’hanno pompata in palestra con i migliori trainer e portata sul gradino più alto del podio alle Olimpiadi, per continuare con il paragone atletico. Certo, lo spirito non può essere lo stesso della palestra sotto casa. Qualcosa nel tempo si è dissolto. Qualcosa si è acquisito. Giudicate voi se la musica ci ha perso o guadagnato.
In definitiva, ‘Paradise Again’ non è il capolavoro che passerà alla storia. A tratti, è un disco di tre pezzi grossi che hanno fatto il loro tempo, e stanno cercando di rimettere sul binario un treno che, in ogni senso, è passato. A tratti, è il lavoro di tre superstar che si possono permettere di non cercare solo i successi a tutti i costi. Quando si divertono, fanno divertire anche noi, e sono i pezzi con più groove e brillantezza. Quando inseguono le hit, a volte fanno centro, e lo fanno con stile (nei singoli già usciti o negli episodi citati). Quando producono pezzi con la testa al tour o alla strategia discografica globale, ecco, lì si sente tutto il peso e la stanchezza di portare avanti un marchio così blasonato ma anche così ingombrante.
Axwell, Angello, Ingrosso danno ancora diversi punti a tanti newcomer che guardano il trono dal basso. Però, sarebbero ancora più bravi senza le gabbie di dover dimostrare ogni volta di essere tornati, di essere ancora qui, di essere la Swedish House Mafia. Perché questo è un ritornello che conosciamo bene, benissmo, e la retorica della reunion l’abbiamo imparata a memoria. Ora, raccontateci quella del futuro, perché ne avete tutto il potenziale.
13.04.2022