• DOMENICA 26 MARZO 2023
Interviste

The Blaze: “essere contenti quando si è tristi e essere tristi per essere felici”

Foto: Francesco Prandoni

Il prossimo 10 marzo uscirà finalmente ‘Jungle’, il nuovo atteso lavoro di Guillaume e Jonathan Alric aka The Blaze, dopo il successo del primo disco ‘Dancehall’ e un tour che li ha visti protagonisti in giro per il mondo per quasi due anni. Abbiamo potuto ascoltare l’album in anteprima (ma non vi sveleremo nulla!) e rivolgere ai due artisti qualche domanda che oltre ad averci confessato la voglia di ritornare a suonare in Italia, ci hanno raccontato la loro creatività, la loro filosofia e il nuovo album.

 

‘Virile’, il vostro primo singolo, è uscito nel 2016, nel 2017 la prima raccolta (‘Territory’ EP) e nel 2018 avete suonato al Coachella, uno dei festival più importanti del mondo. Una crescita rapida ed esponenziale. Quando avete capito la rilevanza del progetto? Avete pensato fin da subito di riuscire a ottenere questi grandi risultati?
Jonathan: Ad essere onesto non credo che abbiamo ancora realizzato (ride). È divertente perché quando abbiamo iniziato a fare musica, pensavamo a come poterla realizzare, a come sarebbe stato suonare davanti a tante persone, e alle interviste che avremmo affrontato. Ma quando si entra in questo mondo si è talmente tanto coinvolti che non ci si accorge realmente di esserci dentro. Quando vivi il momento, non ricordi bene niente. È fantastico, ma credo che realizzeremo tutto, il successo, i concerti, tra qualcosa come vent’anni quando saremo in un periodo più calmo, e nel quale magari faremo qualcosa di diverso.

Avete un momento preferito nelle vostre carriere?
Guillaume: Ci sono tantissimi momenti a cui siamo legati. Quelli in studio quando arriva l’epifania riguardo una traccia e in un’ora si forma la magia. Ma anche alcuni momenti quando siamo sul palco a suonare davanti a migliaia di persone e in determinate serate il pubblico sembra veramente qualcosa di magico che è diverso dal solito anche se non riesci a spiegare il perchè. Potrebbero essere i momenti in cui realizziamo i nostri video e in cui tutto è in perfetta sintonia e il risultato è ancora migliore di ciò che ci immaginavamo.

Potete spiegare la connessione che c’è tra la musica e i video nel vostro lavoro?
Jonathan: Ho frequentato la scuola di cinema e mio cugino produceva già musica a quel tempo. Anche io volevo avvicinarmi a quel mondo e così abbiamo iniziato a lavorare insieme. Ho girato il primo video e a quel punto è stato naturale seguire anche il resto. Comporre i nostri brani è un grande esercizio perché i nostri video realizzano in immagini ciò che la canzone vuole comunicare. Siamo soddisfatti di essere riusciti a dimostrare le nostre capacità con nuovi progetti.

Voi siete cugini. Com’è lavorare “in famiglia”?
Guillaume: Ci conosciamo da una vita, ma abbiamo una leggera differenza di età. Ero più un fratello maggiore per Jonathan. All’inizio è stato strano e divertente perchè non avevamo mai suonato insieme prima del progetto The Blaze e abbiamo cominciato a conoscerci come musicisti e artisti e non solo come cugini.

 

In molte delle vostre vecchie canzoni avete deciso di pitchare i vocals. Potete spiegarci questa scelta?
Jonathan: Per il primo album abbiamo scelto il pitch come esperimento, perchè volevamo avere vocals più profondi possibili. Per le nuove canzoni invece abbiamo scelto di sperimentare nuovamente tenendo spesso le voci originali. Io e mio cugino abbiamo voci simili, e quanto cantiamo sincronizzati, il risultato che ne scaturisce ci piace molto perchè sembra quasi si formi un piccolo coro.

Cosa comunicano i vostri brani?
Guillaume: Credo che la cosa che ci piace di più sia trasmettere un sentimento nostalgico, quasi poetico. Essere contenti quando si è tristi e essere tristi per essere felici. La nostra musica può raccontare un’emozione intensa o una più lieve, ma si tratta in ogni caso di emozioni.

Tra un paio di settimane uscirà ‘Jungle’ il vostro nuovo album. Come è nata l’idea del nuovo disco?
Guillaume: Abbiamo iniziato a pensare a un nuovo album già durante il tour vecchio. Con ‘Dancehall’ siamo stati in tour per quasi due anni e le prime idee sono nate in quel periodo. Poi è arrivata la pandemia, ci siamo ritirati insieme in campagna e abbiamo avuti parecchio tempo per fare sempre più musica. Abbiamo prodotto circa cinquanta tracce tra le quali abbiamo scelto le dieci da finire e che poi sono contenute in ‘Jungle’. In realtà il risultato non è definitivo perchè nel live ci sarà l’opportunità di dare loro nuova vita reinterpretandole.

Il video di ‘Dreamer’ inizia con alcuni uomini aggrappati a una piccola torre. Nelle scene finali, sono gli uomini che compongono la torre. Questa scena serve a sottolineare l’importanza della coesione tra tutti gli uomini? È questo il sogno di cui si parla?
Jonathan e Guillaume: È una bella domanda (ridono)
Guillaume: È interessante questo punto di vista, è un nuovo modo di vedere il nostro video.
Jonathan: Penso che quello che hai detto è divertente perché tutti quelli che guardano i nostri video hanno una propria visione. Noi non diamo una chiave di lettura dei nostri video in modo che lo spettatore possa interpretarli secondo la propria preferenza. C’è si una connessione tra le due immagini, ma non era l’obiettivo principale ad essere onesto. Può però essere una delle visioni del video.

 

La canzone che preferisco del nuovo disco è ‘Dust’. Potete raccontarci qualcosa riguardo il brano?
Guillaume: È interessante che sia la tua canzone preferita. Penso che il brano sia leggermente differente da quello che facciamo di solito. Abbiamo deciso subito che sarebbe stata la traccia di chiusura dell’album. È una canzone che ti lascia qualcosa che rimane, una connessione. Ne abbiamo fatte molte versioni alcune più elettroniche, altre più techno, ma alla fine abbiamo scelto questo equilibrio tra elettronica, con vere percussioni e sintetizzatori analogici.

Ascoltandovi in cuffia siete in grado di trasportare i vostri ascoltatori in un altro mondo, nella realtà che volete raccontare. È questo il miglior metodo per approcciarsi alla vostra musica?
Jonathan: Mi piace dire che la musica dell’album ascoltata con le cuffie sia la prima dimensione per entrare nel nostro mondo. La seconda è quella dei video perchè è il momento in cui puoi unire musica e immagini. La terza è il live perchè sei circondato da tante persone che provano emozioni simili. È un momento di comunione tra tutti.

Nei live vi concentrate molto a fare vivere un’esperienza. Mi sbaglio?
Guillaume: Hai ragione, nei live abbiamo una grande scenografia, con tanti schermi che si muovono e che insieme alle luci cercano di farti immergere nel nostro mondo musicale. È un’esperienza che cerchiamo di rendere unica anche tramite la reinterpretazione delle canzoni che avranno una versione differente rispetto a quella dell’album.

Cosa possiamo aspettarci dal prossimo tour?
Guillaume: Sicuramente le nuove canzoni, ma anche nuove versioni di quelle vecchie, e una nuova scenografia.
Jonathan: Una nuova storia.

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