E’ difficile inquadrare un personaggio come The Night Skinny in poche parole. E’ un produttore, certo, di quelli molto attenti al suono e al mix. Zero scherzi. E’ un beatmaker dalla personalità molto forte, capace di dare diverse interpretazioni del suo stile. Zero storie. E’ un artista che ha saputo trasformarsi da tecnico del suono a produttore, diventando per molti versi uno dei punti di riferimento della scena hip hop italiana, e lo stesso può dirsi del suo Eden Garden Studio a Milano. Zero compromessi.
The Night Skinny esce ora con un disco tutto suo, anche se ci sono dentro mille ospiti. Zero prigionieri. Un album dove il produttore di Termoli (ormai ben radicato a Milano) ha chiamato a collaborare tantissimi nomi del rap italiano e non solo (per dirne solo qualcuno: Lord Bean, Clementino, Casino Royale, Ghemon, Johnny Marsiglia, Dargen D’Amico, Jack the Smoker, Nitro, Noyz Narcos, The Bluebeaters), anche se il sound e il mood dell’album sono prettamente Skinny. “Zero Kills”.
Abbiamo cercato di incontrarci all’Eden Garden prima dell’uscita del disco ma gli impegni reciproci, le influenze di stagione, i calendari spaiati ci hanno dirottati verso un ascolto web e un’intervista via mail. Peccato. Non ci conosciamo di persona e mi sono fatto l’idea di un tipo cazzuto, uno un po’ per i fatti suoi, nonostante tutti passino dal suo studio.
Ammetto che buona parte del carrozzone rap italiano mi è venuto a noia, negli ultimi mesi, mi pare che ci sia nell’aria un po’ di stanchezza, di ripetitività nei dischi e nella proposta (con le debite eccezioni, ovvio). L’atteggiamento di TNS e il suo disco mi sembrano andare in un’altra direzione, sia per la creatività che per le mille sfumature che si possono trovare in un album “corale” come “Zero Kills”. Mi sarebbe piaciuto incontrarlo di persona proprio per approfondire questi argomenti. Dobbiamo accontentarci delle risposte “secche” – comunque molto esaustive – a domande poste via mail.
“Zero Kills” è un disco annunciato con molto anticipo, sei molto attivo sui social network e ho seguito attraverso i tuoi profili la gestazione dell’album. Da quanto stai lavorando a questo progetto e quali sono state le fasi della produzione?
Per realizzare “Zero Kills” ho impiegato circa due anni. In questo lasso di tempo sono avvenute una serie di cose che hanno cambiato il mio modo di pensare e concepire la musica. Due anni in cui mi sono ritrovato a seguire e inseguire artisti durante la lavorazione del disco stesso, avvenuta esclusivamente presso il mio studio Eden Garden Studioa parte qualche rarissima eccezione. Diciamo che per realizzare un disco “solido” non basta avere l’hard disk pieno di beat… direi che lo step successivo è quello di fare la direzione artistica senza precludersi il fatto di poter consigliare a un artista di buttare nel “cesso” una rima o l’intera strofa! Volevo che “Zero Kills” suonasse in un certo modo e credo di esserci riuscito!
La figura del beatmaker e del producer che non rimane “dietro le quinte” ma diventa protagonista, uscendo con un album proprio, è ancora poco sdoganata in Italia, seppure vi siano ormai diversi esempi come il tuo. Perché hai deciso di pubblicare un tuo album?
”Zero Kills” è il biglietto da visita del mio studio! Sono anni che lavoro come tecnico per gran parte della scena e ho sempre dovuto sottostare ai gusti degli artisti o alle richieste dei vari management. In Italia sono tutti ossessionati dal fatto di avere la voce toppo dentro nei mix! Finalmente ho potuto incollare la voce ai beat e ne sono davvero felice. Nessun discografico, o chi per lui, mi ha consigliato il da farsi. “Zero Kills” è il mio disco!
Sei una personalità di grande rilievo nel mondo dell’hip hop italiano, hai lavorato e hai collaborato con moltissimi mc. Quando hai deciso di fare il beatmaker?
Il processo, per me, è avvenuto in maniera diversa da quanto accade di consueto. Di solito ci si avvicina prima al beatmaking e poi, per forza di cose, si cerca di apprendere il più possibile nozioni tecniche e di acustica per far suonare al meglio i propri lavori. Io nasco come tecnico del suono, ma prima come dj. Ho sempre acquistato dischi e, una volta arrivato a Milano, sono entrato in contatto con professionisti del settore, così, da questo momento in poi, mi sono lanciato nella realizzazione del mio primo studio al quinto piano di un palazzo in piazza Napoli. Ho sempre abbozzato basi con set up diversissimi ma è stato intorno al 2009-2010 che gli ho dato un senso… proprio con il mio primo disco, “Metropolis Stepson”. Ecco, lì ho deciso che volevo produrre!
Qual è la differenza tra lavorare ai dischi di altri artisti come produttore e avere invece gli artisti ospiti sulle tue tracce?
Come ti dicevo prima, posso incollare le voci alla base ahahah… no, scherzi a parte, bisogna avere delle doti, essere capaci di dirigere i lavori, e questa credo sia la differenza.
Nell’album sono presenti molti rapper e cantanti diversi tra loro, come dicevo. Con quale criterio hai chiamato gli ospiti che fanno parte di “Zero Kills”?
Ho scelto di lavorare solo ed esclusivamente con artisti che conosco di persona e che stimo dal punto di vista artistico. Potrei dire che sono tutti amici… ma non è così! La maggior parte lo sono, altri lo erano. Diciamo che sono quasi tutti dei buoni conoscenti. Con alcuni c’è proprio un’amicizia che va al di fuori della musica e sono davvero felice che su “Zero Kills” il 90% delle strofe siano state scritte con il cuore.
C’è qualcuno, tra cantanti, mc e musicisti, che avresti voluto e non ha potuto esserci? E un artista con cui sogni di lavorare?
Certo! Qualcuno non ha mai risposto alle mie mail, un altro costava troppo e io non avevo budget. Che sia chiaro: non sono contrario a pagare il turno in studio, il fatto è che avendo realizzato tutto da solo ho avuto mille spese.
Mi racconti brevemente la strumentazione del tuo studio?
Ok! Ho progettato personalmente la mia mixing room e, proprio ultimamente, ho apportato delle modifiche sostanziali al set up. Recentemente ho acquistato una nuova scheda che è diventata il cuore del mio studio, parlo di Antelope Audio Orion che, con i suoi 32in/out in un’unità rack, si è rivelato un acquisto ottimo dal punto di vista qualitativo. Le 32 uscite sono normalizzate con 2 sommatori diversi (un D’anca Audio e un Great River) la somma viene rispedita nel mio convertitore di punta: Cranesong Head 192. Per quanto riguarda la ripresa delle voci ho diversi microfoni e diversi “pre”, ma ultimamente sono orientato sul Big Bottle della Blue che, con le sue capsule intercambiabili e la possibilità di dosare la corrente da dare alla capsula, si dimostra davvero molto versatile soprattutto sui cantati. Come “pre” il dw fearn è il mio preferito. Per quanto riguarda il lato production ho deciso di acquistare un vecchio mixer analogico della Trident e ho portato in patch gli ingressi e le uscite, in modo tale da potergli connettere in qualsiasi momento un synth o una drum machine. Questo sistema mi dà la possibilità di intervenire sui suoni in maniera rapida ed efficace potendo equalizzare, comprimere o effettare in tempo reale qualsiasi suono!
Come nasce e si sviluppa una tua idea fino al pezzo finito?
Parto sempre dalla batteria e per i primi 20-30 minuti lavoro solo ed esclusivamente sulla ritmica con compressioni parallele ed effetti sui diversi bus! Sono dell’idea che un beat per girare bene ha bisogno di una ritmica importante, imponente, micidiale! Una volta finita la batteria chiudo il progetto e mi dedico ad altro. Il giorno dopo rientro in studio con le idee abbastanza chiare e chiudo il loop. Da lì in poi comincio a costruire il pattern, lo metto in loop e ci inizio a rappare in italiano/inglese totalmente a caso. E se il loop non mi stanca, direi che è andata, faccio un Wetransfer e lo propongo a chi so io!
“Zero Kills” è nei negozi e nei digital store; dalle indiscrezioni su Facebook pare stia arrivando anche una versione in vinile. Tenete d’occhio la pagina di TNS.
05.12.2014