Foto: Instagram @toddedwards3000
Dieci anni fa usciva l’ultimo (in tutti i sensi, salvo sorprese clamorose) album firmato Daft Punk. ‘RAM’ non è stato soltanto un grandissimo successo ma un capolavoro osannato da molti (quasi tutti) e criticato da chi (pochi) invece non ha colto l’evoluzione e il compimento del percorso dei due oroduttori francesi. Il decennale arriva con materiale inedito, e con qualche celebrazione che ancora è solo chiacchiericcio. Difficilmente vedremo delle iniziative ufficiali che prevederanno la presenza dei Daft; ciò non significa però che le sorprese più interessanti per gli appassionati non possano arrivare invece da chi nel loro mondo orbita da sempre.
È il caso ad esempio di Todd Edwards, dj, producer, cantante americano da sempre protagonista della scena house, dapprima ispirazione per i parigini e poi collaboratore di lungo corso del duo. Sua la voce nella mitica ‘Face To Face’ in ‘Discovery’ del 2001, sua la voce in ‘Fragments Of Time’ in ‘RAM’. E proprio “The Writing of Fragments of Time”, una sorta di brano/documentario pubblicato con materiale extra per celebrare i deici anni di ‘Random Access Memories’, è l’occasione per Edwards di raccontarsi in quella che è la piazza più importante del panorama radiofonico mondiale per qunto riguarda i contneuti musicali: l’intervista con Zane Lowe su Apple Music (giusto per citare aulche nome passato dai suoi microfoni nelle ultime settimane, leggende come U2, Depeche Mode e Gorillaz, Karol G, Trippied Redd, Sofi Tukker…). La potete ascoltare QUI.
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Nell’intervista Todd Edwards racconta dettagli molto intimi e suggestivi, ricorda “il momento in cui con Thomas Bangater sctavamo scrivendo in studio a Los Angeles, nelle registrazioni ci sono le mie risate perché in certi momenti si percepiva proprio che qualcosa di importante stava succedendo” e ancora “è stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita, e non voglio essre eccessivo e drammatizzare ma è proprio così, per me è stato l’inizio di qualcosa di completamente nuovo per me, un nuovo viaggio nella mia vita”. Edwards racconta poi quanto avesse la sensazione, ascoltando le prime demo e i provini del disco, che i suoi amici avessero tra le mani un capolavoro, e di come ‘Get Lucky’ sia poi stata la traccia che avrebbe ulteriormente svoltato le cose. “I Daft Punk stavano esplorando il suono della west coast americana, cercando di cattutarne il feeling, e portando tutto su un territorio un poco più psichedelico. Però quando è arrivata ‘Get Lucky’ si era capito che sarebbe stato un crossover totale verso il pop, e così è stato, con diversi riconoscimenti. Cinque Grammy sono un segno netto di come questo album sia stato percepito in tutto il mondo”.
Infine, l’amico e collaboratore dei Robots si lascia andare sulla loro separazione, dicendo che “non mi ha sorpreso, ci conosciamo personalmente da parecchio tempo e conosco tutto ciò che c’è tra loro. C’è una sincera amicizia. Ma dal punto di vista artistico, un rapporto del genere è come un matrimonio, con alti e bassi e momenti alterni. A un certo punto, se non c’è più la chimica, è più onesto dire basta, invece di continuare con una storia che non potrebbe portare altro di rilevante”. Tuttavia, non esclude futuri ritorni, alimentando la mitologia già esasperata dei fan di tutto il pianeta: “non ci conterei ma… chissà cosa può succedere da qui a cinque anni… forse potrebbero decidere di tornere con tour, o forse con qualche altro colpaccio dei loro… quello che so e che posso dire, è che ci sono davvero tantissime persone che sperano in un loro ritorno per segnare ancora una volta la via con la loro musica. Perché vedo in giro gente con un sacco di follower, ma pochissimi artisti pronti a prendersi dei rischi in nome della musica”.
Come dire, un altro capitolo della infinita saga della speranza che da anni va in scena ormai nel cuore di tutti noi.
28.03.2023