Bisogna stare sempre in movimento. Non fermarsi mai è la prerogativa fondamentale nell’era del do it yourself in cima alle classifiche e uno che ne sa qualcosa è TY1. Il dj producer di Salerno è dagli anni ’90 che sta in giro e nel 2021 i quasi trent’anni di carriera alle sue spalle vedono un nuovo capitolo molto importante in ‘DJUNGLE‘, il suo nuovo album uscito venerdì scorso che comprende 14 pezzi per una royal rumble di ben 24 featuring. Marracash, Guè Pequeno, Ernia, Capo Plaza, Massimo Pericolo, Jake La Furia, MYSS KETA e Rkomi sono solo alcuni dei nomi coinvolti, che in gran forma coprono passato, presente e futuro del percorso di TY1, ma anche della scena rap italiana. Ecco, lui non si è mai fermato. Non trovava pace nemmeno mentre ci facevo due chiacchiere al telefono per questa intervista, tra borse da prendere, persone da salutare, macchine in cui salire.
“Per me stare fermo è molto più stressante che stare in giro. Stare in giro è vita“, mi dice. È dai primi anni ’90 che sta in giro: “ho iniziato a suonare come dj nel ’93, nei locali sono arrivato nel ’97, già in tour, e puoi farti un’idea. Negli anni ’90 tra campionati, giurie e feste sono sempre stato fuori casa, weekend dopo weekend. Penso ai cinque tour con Marra, quelli con Clementino, poi Guè, Ernia e tutte le date mie”, mi racconta. Però fermarsi può essere utile, anche perchè il motivo per chi si è fatto un nome come dj tende a pubblicare poca musica è spesso e volentieri dovuto ai tour, ai weekend interamente “bookati” per mesi e alla poca energia per mettersi con calma in studio. Su questo è d’accordo, anche se lo stop è stato traumatico. “Mi sono sfogato sui beat. Questo disco possiamo dire che è nato in gran parte durante la pandemia“. In qualche modo le stelle si sono allineate in un periodo in cui il rap italiano si sente ancora pieno di energia e c’è tanta attenzione per questo genere che ormai da anni è padrone delle chart. Era arrivato il momento di fare un ulteriore passo in avanti anche per TY1. “Dopo anni di tour e beat per altri, era il momento di un progetto mio. I feat sono italiani e stranieri, ma con una parola d’ordine: rap.”

Foto: Instagram @djty1
Certo, l’occasione propizia per potersi prendere il tempo per lo studio non significa che è stato tutto rosa e fiori, anzi, l’uscita dell’album è stata rimandata di qualche mese e anche coordinare i feat a distanza non è stato per nulla facile. Praticamente tutti, salvo qualche eccezione tra cui Massimo Pericolo, Speranza e Noyz Narcos, che invece avevano registrato già mesi prima del primo lockdown. L’intervista si interrompe perchè è passato Salmo, che abita lì in zona. A proposito di Salmo, gli ricordo una sua frase scritta su Instagram qualche settimana fa: “far uscire un album adesso è come sparare sott’acqua”. “eh, ho capito, ma è perchè non puoi fare i live, quello è il punto. Ma io era troppo tempo che avevo ‘sto disco pronto, non volevamo aspettare più. Pensa che già sto con la testa alla repack!”. Almeno il ritorno ai live sarà verosimilmente accompagnato da grande carica generale e probabilmente portare gli amici a un live sarà molto più semplice o perlomeno questa è la mia idea. “Ci sarà una bella botta. Curiosità, voglia di ascoltare. Vedi quello che stanno facendo a Liverpool, in Florida e così via. Anche se la salute rimarrà sempre la priorità. Forse questo stop ha fatto pure un po’ di pulizia“, mi dice, e quest’ultima frase a pelle mi è piaciuta. Gli chiedo di più. “Ne abbiamo visti di dj che non erano dj, rapper improvvisati, youtuber diventati cantanti” – e qui si percepisce la citazione a Guè in ‘Fast Life’ – “quelli che resteranno dopo tutto questo come al solito saranno quelli che ci sono sempre stati”.

Foto: Instagram @djty1
I social in questo hanno mostrato la faccia migliore ma anche la peggiore. Hanno tenuto incollata la scena in un momento critico per l’industria musicale, ma con tutti chiusi in casa hanno anche dato vita facile alla finzione. “Non mi sento molto social, anzi molte volte è sui vari gruppi di amici che scopro i personaggi del momento, ma per me è un cabaret. Non li prendo sul serio. Sarà che quando ho iniziato a fare musica io non c’era manco il telefonino…“. “Spaccare” è un concetto che negli anni ha cambiato più volte significato. Dalla Salerno di TY1 sotto i riflettori ci si arrivava con “le sfide, la tecnica, il talento, i live col botto, dissing veri e non frecciatine sulle storie Instagram.” La cara e vecchia “realness”, si direbbe. Un lato buono della musica social è avere ampliato il riflettore della fama sulle figure che ruotano intorno ai rapper: il producer, il team creativo, il manager. Però anche qui possono esserci degli effetti indesiderati, ovvero che qualcuno potrebbe dimenticarsi il suo ruolo: “l’artista è l’artista, il manager è il manager. Il team è la chiave di tutti i progetti, io al mio devo tutto, ma c’è chi si monta la testa e vuole diventare un personaggio“. Ma la stima per la nuova generazione non manca, come dimostrano i featuring, e vale anche per la scena dei produttori: “mi piacciono Young Miles, Sick Luke, anche Charlie Charles. Di Charlie in particolare mi piace il groove dei suoi primi pezzi con Ghali”. Gente che i beat li ha imparati a fare in um modo molto diverso dal suo. C’è un assunto da tenere a mente: “la tecnica è fine a sè stessa senza la cultura“.

Foto: Instagram @djty1
Ma torniamo all’album. In ‘DJUNGLE’ ci sono giovanissimi e senatori, suoni attuali e richiami agli anni ’90, come quello alla melodia di ‘Free’ degli Ultra Natè in ‘Fantasmi’, il singolo estratto che vede insieme Marracash e Geolier. “Però la melodia di ‘Free’ in ‘Fantasmi’ è un tributo, non un campionamento. Se la ascolti ti rendi conto che è diversa”, ci tiene a chiarirmelo. E il concetto di tributo torna nei suoi pezzi come nei suoi dj set, dove mash-up improvvisati, scratch ed esperimenti vari tornano spesso e volentieri. “Per dirti, le mie basi sono tutte “tagliuzzate” e piene di cut, proprio come faccio dal vivo alle serate, è il mio modo di lavorare, un po’ pazzo forse“. C’è tutto il bagaglio di TY1, che in quanto dj-che-produce non può fare a meno di riportare in studio i pezzi che hanno segnato il decennio cruciale per la sua carriera. Dall’old school al baile funk, dall’house alla trap melodica. C’è Post Malone, Kanye West, Jay-Z, NAS, A$AP Mob, KAYTRANADA ma anche beat etnici alla Troyboi. Quanto è stato difficile riuscire a conciliare il bagaglio di TY1 con i tanti stili diversi dei 24 players coinvolti, che essendo nomi in vista hanno una visione già molto consolidata? “La parte difficile è creare le accoppiate, soprattutto a distanza”, mi dice, “devi esseri bravo a scegliere gli artisti che possano trovarsi bene insieme, assicurandoti che ci sia stima reciproca“. Poi c’è la parte tecnica, in cui mi dice è stato essenziale Junior K nell’assisterlo sull’utilizzo delle voci. Per fortuna c’è stata grande collaborazione da parte di tutti, e TY1 lo ha ripetuto spesso anche in altre occasioni: “gli italiani sono stati tutti molto disponibili, sul resto l’unico che è stato difficile da coordinare è stato Pablo Chill-E, ma perchè sta in Cile!”. Dopodichè il resto a prescindere non è mai facile: chiamate notturne, prendi il treno, vai in studio, DM su Instagram. Due anni di duro lavoro e tanta fatica, ma dal 7 maggio ‘DJUNGLE’ è qui. Qui per restare – sia chiaro – proprio come TY1.
14.05.2021