• GIOVEDì 28 SETTEMBRE 2023
Costume e Società

“I DJ meritano una legge?”

Una riflessione sulle necessità legislative riguardo il settore di chi lavora in consolle

Foto: André Kroger

Il titolo di questo nuovo appuntamento della rubrica “Professione DJ” prende spunto dall’articolo “Se anche i deejay meritano una legge”, a firma di Gian Antonio Stella, che racconta i bizzarri interventi che colorano le legislazioni di Paesi come il nostro.

In effetti, oltre ad una carrellata di esempi variegati da cui emerge l’ineguatezza dell’utilizzo dello strumento legislativo per regolamentare aspetti della vita sociale che richiederebbero solo un pò di buon senso, non si evince alcun approfondito ragionamento o giudizio fondato in relazione all’inquadramento della categoria professionale dei DJ. A onor del vero, l’articolo risale all’ormai lontano 2010, epoca in cui forse la sensibilità verso le esigenze della predetta categoria di lavoratori non era ancora matura.

A distanza di ben 12 anni, il contesto di riferimento è profondamente cambiato e gli ultimi anni di pandemia hanno accentuato l’inadeguatezza di un sistema che si reggeva, e si regge ancora, su prassi approssimative e superficiali.

Le limitazioni dovute al diffondersi del Covid-19 hanno evidenziato le carenze di un intero settore che fatica a trovare la propria identità professionale ed ha avuto il merito di convogliare l’attenzione dei DJ sui temi del lavoro, delle garanzie, dell’assistenza previdenziale, e non solo, favorendo una presa di coscienza sulla necessità di intraprendere un percorso di miglioramento delle condizioni dell’intera categoria.

In tal senso, come già menzionato in precedenti articoli, il primo maggio 2021 A-DJ, insieme ad altre associazioni di categoria, ha lanciato il primo censimento nazionale dei DJ, proposta pienamente accolta dal disegno di legge C. 3198 (ora fermo alla Camera) presentato dal deputato Gianluca Vacca, per il riconoscimento della qualifica professionale dei DJ e la costituzione di un Registro nazionale dei DJ.

La risposta dei DJ è stata piuttosto altalenante ed, in generale, grosse fette di settore sono apparse riluttanti dimostrando di non avere la lungimiranza di pensare la propria attività come un vero e proprio lavoro.

La spinta per il cambiamento, però, deve necessariamente partire dai diretti interessati ed è fondamentale che le riaperture degli ultimi mesi non distolgano l’attenzione dalla volontà di migliorare un settore che è ormai allo sbando.

Viene da chiedersi, a questo punto, se la riflessione attivata dalla pandemia rappresenterà l’ennesimo binario morto o se i DJ avranno la capacità di unirsi e continuare a dialogare e lavorare insieme per vedere riconosciuti i propri diritti di lavoratori.

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