La notizia è importante, ma è soltanto la conferma di un successo annunciato. UNITE with Tomorrowland, l’evento satellite che avrà luogo per la prima volta anche in Italia, il prossimo 28 luglio al Parco di Monza, ha già venduto tutti i biglietti. Quello che invece va sottolineato è ancora una volta l’entusiasmo di un pubblico che premia molte proposte polverizzando i posti disponibili in pochissimo tempo, contrapposto alle eterne lamentele, ai “ma”, ai “se”, alle prese in giro di chi invece per primo dovrebbe spingere il mondo stesso in cui lavora o vorrebbe lavorare. Nei giorni scorsi è stato incredibile e demenziale leggere i commenti di odio e di derisione per un evento che veniva bollato in maniera snobistica e – concedetemelo – un po’ ignorante come “il maxischermo del Tomorrowland”. Evidentemente, UNITE è molto di più. Ci sono delle ore di diretta streaming sul maxischermo, accompagnate da una produzione con i fiocchi e dagli effetti speciali. E poi ci sono numerosi dj set, dal vivo, di solito con nomi tutt’altro che di ripiego. Basta guardare le edizioni passate nei Paesi dove UNITE è realtà da diverse edizioni. Basta informarsi prima di fare i fenomeni. Anche perché il pubblico paga (e non poco) e se un evento fa schifo, l’anno successivo non ci va. Poi, certo, al successo di UNITE contribuisce il marchio Tomorrowland, fortissimo e garanzia di qualità. Ma anche questo, evidentemente, a molti “addetti ai lavori” o aspiranti tali non basta.

Qualche anno fa in Italia il tema costante delle lamentele era “non ci sono festival”. Oggi ci sono. Ce ne sono molti. Spesso di qualità. Ringraziando il cielo vediamo crescere anno dopo anno i numeri di Home, di Nameless, di Movement, di Kappa Futur Festival, di Club TO Club, e interessanti proposte come RADAR, Ortigia Sound System, Terraforma, Dancity, Siren, per fare qualche nome sparso (mi perdonino i tanti meritevoli non citati). Eppure uno zoccolo duro di contestatori o di “perplessi” trova sempre e comunque la critica al sistema, il bug, la dietrologia, e soprattutto – questa è la cosa che ci amareggia maggiormente – spera che le cose vadano male, in modo neppure troppo velato. In questi giorni abbiamo assisitito a un altro tipo di festival, quello degli innumerevoli tifosi del fallimento altrui. Abbiamo sentito, ve lo assicuro, parecchi “vedrai che non venderanno un biglietto”, moltissimi “sarà un buco mostruoso”, svariati “spero che falliscano”. Ecco, speriamo che falliate voi. Siete già falliti. Perché augurare a qualcuno che le cose gli vadano male è il modo più sbagliato per avvicinarsi a un mondo che per business e per passione organizza feste.

Più di una volta mi è stato detto che a DJ Mag siamo “anti-haters”, quasi come fosse un difetto. Come se fare il tifo per le cose che succedono e hanno successo sia sbagliato, non sia abbastanza critico. La verità è che siamo molto critici, lo siamo stati in diversi frangenti anche con realtà unanimemente considerate inattaccabili, evidenziando pregi e difetti con molta obiettività, anche quando queste realtà sono molto vicine a noi, e prendendoci pure a nostra volta le – legittime – contro-critiche di organizzatori e manager. Ma essere critici, esserlo in modo costruttivo, non significa non essere entusiasti verso le novità, e non significa non spingere e dare spazio a tutto ciò che può dare lustro all’Italia del clubbing., con gioia e voglia di creare il famoso “sistema” che dagli organizzatori ai dj, dalla stampa di settore ai player crossmediali (dal web alla radio, per capirci), riesca a fare davvero la differenza e radicare la musica elettronica nel DNA culturale italiano. In pochi giorni abbiamo avuto modo di dare tante belle novità: le line up di Kappa Futur Festival e di Nameless; RADAR Festival, LIBERATO al Sònar di Barcellona, UNITE a Monza. E altro ancora è in arrivo, per un’estate (e non solo) in cui tanti grandi realtà della musica elettronica passerano dall’Italia. Facciamo il tifo per tutte loro, e ne siamo fomentati. Personalmente, invidio sempre posti come l’Olanda, che gode di innumerevoli festival per tutti i gusti, o Londra, o Berlino, che vantano una scena di club di altissimo livello e dove ogni sera c’è solo l’imbarazzo della scelta su dove andare. Sarebbe meraviglioso se anche da noi si arrivasse a tanto. Alla faccia di chi tanto, comunque, storcerà il naso perché “tanto non ci andrà nessuno”. Le cose, grazie al cielo, non stano proprio così.
01.03.2018