Le vendite di compact disc negli Stati Uniti lo scorso anno sono aumentate per la prima volta dopo quasi due decenni. Secondo i dati pubblicati dalla Recording Industry Association of America, meglio conosciuta con la sigla RIAA, l’impennata è da legare ai 31,6 milioni di pezzi del 2020 e al contrasto dei 46,6 milioni del 2021. Gli introiti della vendita di cd segnano un balzo netto: da 483,2 milioni a 584,2 milioni di dollari.
Sebbene le vendite di cd siano ovviamente lontanissime dal picco registrato nel 2000, quando quasi un miliardo di album in cd vennero venduti nei soli Stati Uniti, la società di indagini di mercato Axios osserva che l’aumento netto è un altro elemento chiave della rinascita della musica su supporto fisico. Anche le vendite di vinili sono in costante aumento da oltre un decennio e mezzo e nel 2021 hanno raggiunto 39,7 milioni di unità negli Usa generando un fatturato di un miliardo di dollari.

La somma tra cd e vinili ha un significato preciso, oggi: i supporti fisici nel loro insieme hanno registrato il primo aumento delle vendite dal 1996 ma come ben sappiamo il consumo di musica in streaming rimane incontrastato. Secondo la RIAA, gli abbonamenti a pagamento rappresentavano il 57,2% delle entrate nel 2021 fruttando 8,6 miliardi di dollari; i flussi supportati dalla pubblicità hanno generato 1,8 miliardi di dollari.
Nel frattempo cosa è successo? Che le vendite dei supporti fisici hanno rappresentato meno dell’11% delle entrate. La recente rinascita dei cd tuttavia prosegue in modo specifico soprattutto durante i due anni di blocco a causa della pandemia. Una coincidenza? Forse. Resta il fatto che i cd sono ottimi per essere ascoltati a casa ma non in giro. Probabilmente, piacciono a vecchi e nuovi appassionati per l’oggetto fisico che rappresentano.

19.04.2022