Come abbiamo potuto constatare, l’opera di costruzione del muro, questa volta sonoro, che ha costituito lo sviluppo del secondo millennio era già decisamente ben avviata, e la seconda parte della playlist con le ultime dieci tracce più importanti e significative di questo ventennio (qui potete ascoltare la prima parte relativo articolo) si arricchisce in modo decisamente interessante.
(Ri)partiamo dal 2012, anno in cui spicca per forza e tecnica rigorosa l’album di Loco Dice ‘Toxic’.
Il producer tunisino (ma di nazionalità tedesca) presenta un lavoro tipicamente techno, ma arricchito con innesti del tutto inaspettati che ne sugellano il successo. In ‘Detox’, in particolare, troviamo nel tappeto di battiti l’improvviso cameo sonoro (minuto 4:44…provare per credere), che è pura genialità.
Anche il 2013 non è avaro di successi e novità nel movimento, in particolare con l’arrivo in grande stile di ‘Imprint Of Pleasure’ dei Tube & Berger.
Il duo, che aveva iniziato la propria carriera agli inizi del millennio, raggiunge con questa traccia la meritata notorietà e, ad oggi, oltre 45 milioni di ascolti su piattaforma Spotify…
Probabilmente è proprio da qui che l’elettronica tedesca apre un nuovo ed inaspettato corso musicale, avvicinandosi a quel filone mainstream più difficile raggiungere, forse a causa di quell’aura più seriosa e meno incline alla sfacciata rappresentazione popolare che ha contraddistinto i dj e producer tedeschi sino a questo periodo.
Ma i tempi erano cambiati e nuove correnti ed aperture hanno avuto il sopravvento anche nelle produzioni berlinesi che hanno conquistato le Top Chart globali.
Il 2014 vede infatti giungere un successo planetario impossibile da dimenticare: il remix di ’Prayer in C’ del duo francese Lili Wood & The Prick, a firma di un giovane producer che da lì in poi avrebbe rappresentato il faro da seguire per tutto il clubbing internazionale: Robin Schulz.

Di tutt’altra pasta risulta invece uno dei brani più iconici del decennio e forse dell’intera storia della techno, quel ‘Purple Noise’ (2014) di Boris Bejcha il re indiscusso della minimal tech. Questa traccia rappresenta il giro di boa di un dj che come pochi riesce ad unire appassionati di elettronica. Ad oggi il brano conta quasi 40 milioni di ascolti su Spotify, con tanto di recente riedizione.
Altrettanto importante , sempre nel 2014, è l’uscita di ‘No Distance’ , EP firmato da Dixon e dal producer israeliano Guy Gerber; un capolavoro nato dall’unione di due teste di serie della musica elettronica mondiale.

‘Sorry I Am late’ (2015) dei Kollectiv Turmstrasse è un’altra perla miliare. Il duo nasce con prospettive artistiche incentrate prevalentemente sulla minimal techno più melodica. Questo brano apre invece a contaminazioni che letteralmente modificano la base con incursioni inaspettate. Fuori dai loro territori conosciuti, hanno creato una traccia che fa da ponte tra ghetto statunitense e underground berlinese , facendo da apripista per numerosi Dj set da parte di un elevato numero di DJ. Semplicemente un must.
Dominik Eulberg , oltre ad essere un esperto ornitologo e guardia forestale, è anche uno dei più noti pioneri della musica elettronica germanica. Di lui è impossibile non citare la straordinaria ‘Dream Machine’ (2017), un’opera sognante, meditativa e spirituale creata in collaborazione con Essày che rappresenta forse l’esempio più riuscito di unione tra trance e techno. Il video è un viaggio da urlo da guardare e riguardare.
Se nella prima decade abbiamo citato l’affermazione di Ellen Allien e la consacrazione di Monika Kruse, nella seconda è doveroso citare la straordinaria Anja Schneider, autrice dell’album ‘SoMe’, il primo della sua personale etichetta, da cui spicca ‘All I see’ (2017).

Avvicinadoci alla fine del ventennio impressiona vedere l’espansione sempre più massiccia della musica e delle produzioni elettroniche tedesche.
I nomi di riferimento sono sempre più numerosi, e quasi per contrappasso a mostrare il lato maggiormente creativo ed ispirato sono quegli artisti non ancora esplosi nella loro maturità e spesso relegati ad uno stato di nicchia. E’ forse il caso dei Monkey Safari, duo di capacità tecniche e palato finissimo capaci di mescolare ogni sorta di contaminazione in brani ed album unici. Il loro secondo ‘HI‘ è un viaggio perpetuo, da cui selezioniamo ‘New Day’.
Ed eccoci al 2020, l’ Annus horribilis per il mondo intero specie per quello della musica e dello spettacolo, tranne forse che per Purple Disco Machine (con i Sophie and the Giants) e la sua ‘Hypnotized’.

Impossibile non averla ascoltata e cantata a squarciagola almeno una volta.
La canzone della vita che ha affermato un producer capace come pochissimi di cogliere quel fil rouge che lega il passato e il futuro della musica dance, e che con questo colpo di genio ha meritato di raggiungere un successo che farà da apripista al prossimo ventennio tedesco.
Peccato soltanto non averla potuta ballare nei club. Ma ci rifaremo presto.
16.08.2021